Dagospia 13-9-2007 MASTELLA E IL FIGLIO AL GRAN PREMIO DI MONZA CON L’AIRBUS PRESIDENZIALE

in Rassegna Stampa
MASTELLA E IL FIGLIO AL GRAN PREMIO DI MONZA CON L’AIRBUS PRESIDENZIALE UN SOLLAZZO A CARICO DEL CONTRIBUENTE NEL GIORNO DEI TAGLI ALLE SPESE MENTRE AI GIUDICI MANCA LA BENZINA, AL MINISTRO NON MANCA LA FACCIA TOSTA Gianluca Di Feo per l’Espresso, in edicola domani I magistrati non hanno la benzina per le auto ma il ministro della Giustizia non lesina certo sul carburante. Soprattutto quando si tratta di accontentare amici e famiglia. E concedersi una bella gita domenicale. Sì, perché per l’escursione al Gran Premio di Monza Clemente Mastella non ha badato a spese, tutte però a carico di altri. Il Guardasigilli ha volato da Salerno a Milano con l’aereo di Stato. Non un jet qualunque, ma l’Air Force One italiano: uno dei lussuosi Airbus presidenziali, praticamente una suite con 40 poltrone e ogni genere di comfort. Un velivolo di alta rappresentanza, roba da far invidia a sceicchi e magnati: la Rolls Royce con le ali costa oltre 55 milioni di euro. Poi dalla zona militare di Linate, in teoria una fortezza inaccessibile, il ministro è passato all’area Vip dello scalo milanese, quella dove sono di casa i Falcon di Berlusconi e di Tronchetti Provera, quella riservata a chi i privilegi li paga di tasca sua. Lì Mastella si è accomodato su un meraviglioso elicottero privato, un potente Agusta 109 con salottino interno, diretto verso l’autodromo. Nessuno sa chi ha saldato il conto per questa navetta, prenotata per uso esclusivo del leader Udeur. La società che la gestisce - la Avionord - risulta aver noleggiato molti voli per gli ospiti più eccellenti delle case automobilistiche. È stato forse Flavio Briatore a omaggiare l’amico Clemente di quel tour con vista sui tetti del Duomo che ha permesso di scavalcare tutte le code per planare nel giro di dieci minuti direttamente nei box di Monza? «Sono qui per salutare l’amico Briatore», ha detto il ministro dopo lo sbarco nel circo dei motori. Perché la visita nel tempio della Formula Uno ha avuto poco di ufficiale e molto di personale. Il suo arrivo a Linate ha spiazzato cerimoniale e dispositivo di sicurezza. Poi, dopo l’atterraggio con l’Airbus presidenziale, quel passaggio sull’elicottero-limousine molto poco protocollare. Il tutto, volo di Stato ed elicottero privato, sempre in compagnia del figlio Elio. D’altronde a sentire il Guardasigilli, proprio il dovere di padre è uno dei motivi principali della sua spedizione tra i box: «Avevo promesso da tempo che sarei stato presente insieme con mio figlio», ha dichiarato al “Corriere della Sera”, ripetendo: «Volevo salutare il mio amico Briatore e vedere la gara da vicino». Il tutto grazie al jet dell’Aeronautica militare, che ha imbarcato anche il giovane Elio, un portaborse e due uomini di scorta. Lo stesso gruppo ripreso dalle foto de “L’espresso” mentre cammina allegramente dall’aereo governativo verso l’Agusta a noleggio. Eppure ci sarebbe stata più di una ragione per sconsigliare la visita del Guardasigilli: solo il giorno prima la Procura di Modena aveva distribuito una raffica di avvisi di garanzia ai vertici della McLaren, accusati di spionaggio nei confronti della Ferrari, facendoli consegnare proprio a Monza. Ed ecco che il responsabile della Giustizia italiana passa la mattinata nei box della Renault dell’«amico Flavio», concorrente degli indagati. Poi a sorpresa sale sul podio per premiare il terzo classificato, il ferrarista Raikkonen, vittima della spy story. Ma il ministro vola più in alto di queste polemiche. E alle insinuazioni della McLaren, che hanno visto nei provvedimenti dei magistrati uno strumento di pressione, replica: «Se pensano che la Giustizia italiana viaggia a rimorchio di qualcuno, non la conoscono». Di sicuro la Giustizia non viaggia a rimorchio, ma c’è il sospetto che il ministro lo faccia a scrocco. Per carità: l’amicizia non ha prezzo. Dalle vacanze sullo yacht dell’industriale Della Valle all’ospitalità di Briatore, passando per l’uso disinvolto dell’aereo presidenziale che imbarca anche il figlio. Sì, lo stesso figlio Elio al centro, insieme con il fratello Pellegrino, dell’inchiesta “Casa nostra” de “L’espresso” per l’acquisto a prezzi modici di due appartamenti sul lungotevere Flaminio e della dimora in via Arenula dove ha sede la rivista dell’Udeur. Facile prevedere le giustificazioni di Mastella: l’impiego dei voli di Stato non è una sua scelta, ma viene imposto per motivi di sicurezza. Come spiegare allora il trasbordo dall’Airbus all’elicottero privato? Quanto a protezione, poi, le foto che pubblichiamo dimostrano che sarebbe stato facile colpire l’uomo di governo durante il trasferimento e anche sulla scaletta del munitissimo jet. E se c’era una qualunque minaccia, perché esporre anche il giovane erede ai rischi? In realtà sempre più spesso la questione della sicurezza sembra invocata solo per tutelare un privilegio. Dopo l’11 settembre 2001 i controlli sui voli di linea sono così severi da escludere la possibilità di nascondere armi. E se anche qualcuno fosse in grado di portare a bordo un coltello, un paio di agenti di scorta potrebbero facilmente eliminare ogni pericolo. Non a caso, molti leader stranieri e diversi ministri italiani, incluso il premier Prodi, si muovono con normali aerei di linea o addirittura, come spesso fa Tommaso Padoa-Schioppa, con compagnie low cost. Che bisogno c’è allora di un Airbus presidenziale dove far spaparanzare figli e collaboratori? Il vizietto del volo blu non è prerogativa del Guardasigilli. L’Airbus presidenziale ha trasportato anche la comitiva di Francesco Rutelli, ospite d’onore al Gran Premio. A quanto risulta a “L’espresso”, i due uomini di governo avevano chiesto due differenti voli di Stato, da Salerno a Milano con ritorno a Roma negli stessi orari. Al che l’Aeronautica avrebbe deciso di unificare i viaggiatori su un unico jet, per non creare uno spreco nello spreco. Una mossa che non sarebbe stata gradita dai ministri: Mastella la sera prima aveva disertato all’ultimo momento la festa della Margherita rutelliana per “motivi di famiglia”. A Monza il vicepresidente del Consiglio, titolare dei Beni culturali e del Turismo non certo dello Sport, ha evitato di rendere omaggio a Briatore e si è limitato agli aspetti ufficiali della visita. A lui è toccato premiare il vincitore Alonso, alfiere dell’indagata McLaren, con il rischio di un altro corto circuito istituzionale: il numero due del governo che tributa un riconoscimento sportivo al campione del team sotto inchiesta. Un gesto incomprensibile per gli osservatori stranieri, ancora meno abituati all’aircraft sharing ministeriale. Le foto de “L’espresso” documentano che al seguito di Rutelli c’erano almeno tre uomini tra portavoce e portaborse, più un paio di agenti di scorta. Ma le immagini mostrano un via vai impressionante di insoliti passeggeri. Il decollo dell’elicottero di Mastella, per esempio, viene accompagnato da un Agusta-Bell militare. Si tratta di un velivolo dell’Aeronautica, destinato alle operazioni di soccorso e pattugliamento, che attende l’arrivo del ministro e poi si alza a grande velocità: una procedura identica a quella usata per proteggere le personalità ad altissimo rischio. A rendere del tutto anomala la missione è la presenza in cabina di un’elegante signora dai capelli rossi, fatta accomodare nella fusoliera mimetica da un ufficiale in uniforme azzurra. Così come resta singolare la figura di un ragazzino under 14, con vistosa t-shirt sportiva, fotografato mentre sale sull’Airbus presidenziale. Sul jet da 48 poltrone ha viaggiato una dozzina di persone che si sono godute questa escursione lampo nella Formula Uno, protetta dal segreto di Stato e finanziata dai contribuenti. In Gran Bretagna la contabilità della flotta usata dalla casa regnante è cristallina, negli Usa ogni decollo a carico dell’Amministrazione è sottoposto a una ferrea trasparenza, ma da noi tutto resta top secret, sia gli ospiti che i costi. Il noleggio di un aereo del genere non viene meno di 50 mila euro. L’Aeronautica possiede già gli Airbus, quindi bisogna considerare solo il costo dei tre voli Ciampino-Salerno, poi Salerno-Milano infine il rientro a Roma più lo stipendio festivo dei cinque uomini di equipaggio. Insomma, un conto che potrebbe arrivare ai 20 mila euro. Negli identici orari, Air One offriva il biglietto Napoli-Milano e il ritorno su Roma, tutto incluso, per meno di 200 euro. Nella stessa giornata e negli identici orari il dibattito politico era dominato dai tagli alla spesa pubblica. Sarebbe stato bello vedere i ministri salire su un volo di linea come normali cittadini. E non dovere leggere le lamentele di Mastella sulla scarsità di fondi: «Siamo indebitati fino al collo. I magistrati che indagano sulla strage di Duisburg non hanno benzina per le auto». Pensare che di litri di carburante l’Airbus presidenziale solo per la gita a Monza ne ha bruciati più di 7 mila. Dagospia 13 Settembre 2007

14/09/2007

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