Da Dagospia 28-5-2007 I “PIZZINI” DI DON PAOLINO, DALLA NOTTE DI SAN TANGENTOPOLI ALLA MONTEZEMOLATA...

in Rassegna Stampa
I “PIZZINI” DI DON PAOLINO, DALLA NOTTE DI SAN TANGENTOPOLI ALLA MONTEZEMOLATA STELLA-RIZZO MUTI SU “CASTA” DIVA (MONTEZ) - IN RCS, SI GIRA IL GRANDE PRODUCER “IL PICCOLO LUCA” DALL’ALTARE FIAT ALL’AMARO CALICE CINZANO VERSATO DA ROMITI Benvenuti al cinema Solferino dove da alcuni giorni in prima pagina viene proiettato “Il Padrino di carta”, parte seconda. Don Paolino Mieli da Corrierone e i suoi picciotti armati di lupare corpo otto, insomma, dopo aver scatenato la Notte di San Tangentopoli a distanza di anni ci riprovano. Il paragone tra il direttore del Corriere della Sera, che al giornale-partito preferisce “la famiglia” allargata (confessione choc da lui rilasciata al quotidiano dei rifondaroli comunisti di Liberazione forse in un momento delicato della sua vita privata), e Don Vito Corleone, il protagonista del libro (Mario Puzo) e del film (Francis Ford Coppola) sulla mafia, può apparire anche irriverente. Ma forse aiuta a far sorridere (magari amarognolo) e soprattutto a far capire meglio le scorribande politico-giornalistiche del nostro storico senza storia. Impegnato a far trionfare con gli occhi bendati sulla realtà del Paese (con le sue caste davvero intoccabili) il Bene (dei nuovi padroni) sul Male (della politica) I “PIZZINI” DI DON PAOLINO AMPLIFICATI DA MENTANA-ROSSELLA (CANALE 5) E DA FREDO-RIOTTA (RAI) Una serie di atti ambigui quelli messi a segno dal Padrino di carta. Iniziati un anno fa con il sostegno aperto al centro-sinistra (editoriale-pizzino che si è trasformato in “bacio della morte” per Prodi, che ha rischiato di perdere per 25 mila voti dopo aver accumulato un vantaggio di 10 punti) e proseguiti con la difesa del di lui portavoce, Silvio Sircana, fino al punto di negare che esistessero le foto compromettenti (acquistate proprio dall’Rcs) che l’incastravano mentre si soffermava a guardare dei trans (commento-pizzino di Pierluigi Battista). Nel frattempo prendeva a lanciare messaggi minacciosi al governo contro i fannulloni e le istituzioni spendaccione. “Pizzini” subito ripresi e amplificati fino alla noia dalle “cosche” giornalistiche collegate da sempre al Padrino di carta: Carlito Rossella, il direttore-montezemolato del Tg5; il furbetto del Palatino, Enrico Mentana, e Gianni Riotta messo proprio da Prodi alla guida del Tg1. Nel film di Coppola l’esangue allievo palermitano di Furio Colombo può essere paragonato Fredo, il fratello debole e traditore di Mike Corleone. Mali antichi. C’erano anche ai tempi in cui regnava Berlusconi. Ben conosciuti dal Padrino di carta che per anni ha bivaccato a Montecitorio e si è intruppato da sempre con la partitocrazia. “Mi hanno sempre fatto tenerezza quei colleghi giornalisti che hanno la pretesa di dare consigli sul farsi della politica”, annota su “Panorama” il giornalista di lungo corso, oggi senatore di Fi, Lino Jannuzzi. Mentre, al tempo stesso, prova “indignazione” per la “denuncia giornalistica di caste e dei politici intoccabili nel Paese che ha appena vissuto la più grande strage di politici mai avvenuta nel mondo occidentale. Senza – aggiunge – che questi giornalisti abbiano mai detto una parola sui carnefici, la vera casta di questo Paese, la casta dei magistrati...”. IL PADRINO MIELI (PARTE PRIMA) DALLA NOTTE DI SAN TANGENTOPOLI ALLA “ELIMINAZIONE” DI BERLUSCONI Se a metà degli Novanta nel primo “Padrino” Don Paolino-Brando, prendendo a spunto una delle scene più memorabile e drammatiche della pellicola coppoliana, anche lui fece trovare una testa di cavallo appena sgozzato (leggi avviso di garanzia) nel letto di Palazzo Chigi allora abitato dal premier Silvio Berlusconi (poi assolto) per costringerlo alla resa davanti al sommo Oscar Luigi Scalfaro, oggi va alla guerra della “casta” politica; chiede la resa della cosca dei fannulloni; attira in un tranello il capo della “cupola” rossa lo scaltro Massimo D’Alema (intervistato dopo anni di rifiuti sdegnati soltanto per supportare un editoriale mirato di Sergio Romano proprio alla vigilia dell’assemblea di Confindustria); alleva nell’ombra il delfino rosa-Gazzetta dello Sport Walter Veltroni. E, soprattutto, invoca l’homo novus. Cioè lancia nell’agone dell’(a)politica – a proposito di Casti&Caste - il marito della sua terza moglie, Luca Cordero di Montezemolo. Che poi, come osserva il Riformista diretto da Paolo Franchi, tanto nuovo non è. STELLA&RIZZO MUTI SU “CASTA” DIVA (MONTEZEMOLO) ...LE SUE DONNE, I ROLEX, LE MACCHINE, GLI AMORI Il curriculum professionale del “piccolo Luca” (Gianni Agnelli) che negli anni Sessanta come ricorda su Liberazione Piero Sansonetti - sempre a proposito di “Casti&Caste” - frequentava la stessa scuola, l’Istituto Massimo di Roma retto dai gesuiti, dell’attuale governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e del capo della polizia in carica, Gianni De Gennaro, occupa ben cinque pagine del “Catalogo dei viventi” di Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini (Marsilio editore). Appena tre paginette, la stessa Bibbia dei soliti noti dedica invece alla biografia politica del senatore a vita, Francesco Cossiga. E’ un vero peccato che i consigliori più stretti di Don Paolino da Corrierone, Pierluigi Battista e Dario Di Vico, non abbiano ancora commissionato un acquarello a tinte forti sulla lunga cavalcata imprenditoriale del presidente della Confindustria – come accadde agli incauti “scalatori” Stefano Ricucci e Danilo Coppola – ai suoi migliori inchiestisti, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Ma forse i nostri Bob Woodward e Car Bernstein della madonnina non se la sentiranno, buoni come i cannoli con i poteri forti, di scrivere il polpettone trash su le “donne, i Rolex, le macchine e gli amori” di Luchino... CASTE&CASTI AL CORRIERE CHE OGNI ANNO PRENDE DALLE CASSE PUBBLICHE DELLO STATO 23,5 MILIONI DI EURO Meglio, allora, indagare sulle auto blu che fanno tanto prima Repubblica. E sai poi che novità! I giornali se ne occupano dagli anni Sessanta. Meglio allora mettere alla gogna (mediatica) il poveraccio di aspirante autista che raccontare gli scioperi duri per la prima volta alla Ferrari di Maranello o la nomina di Filippo Andreatta, il figliolo dell’ex ministro Nino assiduo commentatore del Corriere e componente del consiglio d’amministrazione di Finmeccanica. Meglio allora prendersela con i lussi e i costi dei parlamentari (giusto) che parlare dei bilanci taroccati di molte aziende. Comprese quelle editoriali che continuano a sfornare dati di vendita in edicola fasulli come i capelli di Pippobaudo. E a chiedere al governo di essere assistiti. Sull’anomalia ha picchiato duro proprio sul Corriere, che incassa annualmente dallo Stato, 23,5 milioni euro, soltanto il prof. Giavazzi. “IL PICCOLO LUCA” DAGLI ALTARI DELLA FIAT ALL’AMARO CALICE CINZANO VERSATO DA ROMITI No, il “piccolo Luca” davvero non interessa i dipietrini delle “caste”. Eppure a soli venticinque anni l’Avvocato l’aveva già nominato (per concorso? attraverso un cacciatore di teste?) capo delle relazioni esterne della Fiat. Anche se poi Cesare Romiti lo sbatterà fuori da corso Marconi. Raccontò l’ex amministratore delegato della Fiat su quegli anni: “Abbiano pescato un paio di persone che pretendevano denaro per presentare qualcuno all’Avvocato. Uno dei due l’abbiamo mandato in galera, l’altro alla Cinzano”. Di chi stava parlando il Dottore? Dell’autista di Luchino o dell’attuale presidente-fustigatore di Confindustria? Di certo sappiamo che a bere l’amaro calice della Cinzano fu Montezemolo. E oggi Mr.Frau aspira addirittura (a parte le smentite rituali) a un posto da Sarkozy, versione “libero e bello”, nel Pantheon della politica italiana pur vantando una sola esperienza elettorale: “galoppino” di Umberto Agnelli quando nel ’76 il fratello di Gianni si presentò candidato della Dc in un collegio senatoriale di Roma. CIACK! IN RCS SI GIRA LUCHINO IL GRANDE PRODUCER - - UN FLOP CHE COSTA AL GRUPPO 100 MILIARDI DI LIRE Così, delusi dalla grandezza (o pochezza?) del personaggio, la coppia Stella-Rizzo passerà la mano e la penna (d’oca) alla loro collega Raffaellina Polato. Da anni ritrattista ufficiale della Real casa torinese e della Fiat. E dovranno rinunciare a ripercorrere anche l’avventura imprenditoriale di Luchino proprio nella casa madre del Corrierone. Nella nuova era Agnelli in via Solferino dopo l’esproprio dei Rizzoli, nel maggio del 1991 Luchino è assunto (per concorso? con l’aiuto di un cacciatore di teste?) amministratore delegato dell’Rcs per il settore audiovisivo. Della serie: è nata una stella (cadente). Ricorda Giuseppe Leuzzi nel suo documentato volume “Mediobanca editore” (Seam): “...parte l’avventura del cinema: Luca Cordero di Montezemolo, porta a Hollywood un assegno di 20 milioni di dollari per il 3,6 per cento di una casa di produzione, la Carolco Pictures, e per i diritti in Italia del film Basic Istincts” che della Carolco è il grande successo. La partecipazione – continua Leuzzi – di Tf1 sale al 4 per cento, viene acquistato il 5 per cento della Carlton Television, che opera in Gran Bretagna (...) e il 46 per cento della società spagnola Unedisa, proprietaria del quotidiano El Mundo(...) Si compra allegramente (...) per la Majestic la Rcs ha pagato 40 miliardi (28 milioni di dollari) una cifra giustificata unicamente dal catalogo dei film (...) La Nbc ebbe invece dalla Rizzoli 7 milioni di dollari (...) Ma il capolavoro resta la Carolco. L’investimento fu consigliato da Bankers’ Trust, primaria banca d’affari americana, che però era creditrice della Carolco...”. Capito? L’homo novus in realtà è già vecchio (e pieno di brutte rughe). Nello spazio di tre anni le perdite accumulate dalla Rcs film guidata da Luchino il Rinnovatore della politica e dei costumi ammontavano ad oltre 100 miliardi di vecchie lire. Chissà se sull’innocenza (e la fatuità) del figlioccio politico di Don Paolino Mieli, Padrino del Corrierone, alla fine non abbia ragione Vittorio Sgarbi quando disse: “Alla partita dovrebbero andare tutte le persone raffinate come Luca di Montezemolo. Uno che impiega mezz’ora per pieghettare il fazzoletto nel taschino e annodare la cravatta non può provocare incidenti”. Neppure in politica. Dagospia 28 Maggio 2007

29/05/2007

Documento n.6592

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