Corriere della Sera del 14/12/2005. I furbetti del quartierino? Non solo Ricucci e soci: sono l’Abi, l’Ania, la Confindustria"

in Rassegna Stampa
I furbetti del quartierino? Non solo Ricucci e soci: sono l’Abi, l’Ania, la Confindustria" ROMA - "Le 44 richieste di rinvio a giudizio per il crack della Cirio sono di oggi, ma io denunciai il caso nell’aula della Camera nel 2003. In perfetta solitudine. E poi ho continuato ad essere da solo sui bond argentini, sulla Parmalat, sulle Opa incrociate di quest’estate. Adesso arrivano anche i primi arresti e sarebbe troppo facile dire che avevo ragione. In realtà provo un senso d’angoscia". Bruno Tabacci (Udc), presidente della commissione Attività produttive, parla alla presentazione del libro "I furbetti del quartierino" (editori Riuniti), scritto dal giornalista Michele Gambino e dal presidente dell’Adusbef Elio Lannutti, che hanno ricostruito le battaglie finanziarie della scorsa estate intorno ad Antonveneta, Bnl ed Rcs. Tabacci, come dice lo stesso Lannutti, è ormai "la coscienza critica del centrodestra". Ma forse è anche qualcosa di più. Tanto che spesso dal centrosinistra lo esortano: "Ma cosa ci stai a fare nella Casa delle libertà, vieni con noi". E così non meraviglia che Andrea Annunziata, responsabile consumatori della Margherita, anche lui alla presentazione del libro, si spertichi in lodi per Tabacci e che l’intervento di Cesare Salvi, della sinistra Ds, sia sulla stessa lunghezza d’onda di quello del dirigente dell’Udc. Lui, Tabacci, richiamandosi alla Costituzione, ci tiene a qualificarsi un parlamentare "senza vincolo di mandato" e che quindi non risponde agli interessi dei partiti e tantomeno dei loro leader, ma dei cittadini. Non solo. Aggiunge che, a 59 anni, l’exploit della sua carriera lo ha avuto nella prima Repubblica, quando democristiano (della sinistra) fu presidente della Regione Lombardia dal 1987 al 1989. "Poi, questa mia avventura nella seconda Repubblica è stata solo una sfida con me stesso". La sfida di un personaggio scomodo - oggi per il centrodestra, ma domani lo sarebbe anche per un eventuale maggioranza di centrosinistra - che non ha nulla da perdere. Per questo può permettersi di attaccare indifferentemente il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, che secondo Tabacci ha fatto gli interessi del suo sistema di potere anziché quelli dei cittadini ("continuano a pagare conti correnti tra i più cari al mondo"), come il presidente dei Ds, Massimo D’Alema: "Che ha coperto politicamente il presidente dell’Unipol Giovanni Consorte nell’Opa su Bnl mentre criticava quella su Antonveneta come se non si trattasse sempre della stessa compagnia di giro". E come se non fosse bastata la lezione Telecom, aggiunge. Anche in quella scalata, compiuta con D’Alema a Palazzo Chigi che benediceva la "razza padana" dei Colaninno e Gnutti - lo stesso Gnutti coinvolto nelle Opa di questa estate -, secondo Tabacci, "lo schema era lo stesso dei furbetti del quartierino: Fazio che avallò l’operazione non facendo votare nell’assemblea che doveva opporsi alla scalata né il fondo pensione della Banca d’italia né le popolari azioniste di Telecom". È lì, continua, che "la politica comincia a subire un gioco sporco sui quattrini fatti alle spalle dei risparmiatori: che cosa sono infatti le privatizzazioni senza liberalizzazioni che hanno consegnato le banche, le autostrade, le telecomunicazioni ai monopolisti privati che possono così fare bilanci d’oro sulle tasche della gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese?". Insomma, teorizza Tabacci, "i furbetti del quartierino" non sono solo Ricucci (involontario donatore, con la celebre frase intercettata dalla Guardia di Finanza, del titolo del libro di Gambino e Lannutti), Fiorani e soci. "I furbetti sono molti di più: l’Abi, l’Ania e la Confindustria, con le grandi imprese debitrici di riferimento del sistema creditizio, che all’inizio si opponevano alla riforma del risparmio. Sono le banche, che hanno come prima preoccupazione quella di controllare i giornali". La doppia Opa della scorsa estate "si intreccia infatti col tentativo di scalata alla Rcs, editrice del Corriere della Sera , che ha avuto coperture politiche trasversali e si è mossa sul presupposto che una Fiat in difficoltà fosse costretta a vendere la sua quota in Rcs a Ricucci". Ma i furbetti sono anche "i governi di qualsiasi colore che hanno tollerato un livello di evasione e di economia in nero che raggiunge il 30% del Pil. E poi dicono che le tasse sono alte? Ma alte per chi? Solo per chi le paga. Noi italiani, insomma, siamo campioni mondiali di furbizia". Finanza e Partiti Enrico Marro. ( Corriere della Sera del 14/12/2005 )

14/12/2005

Documento n.5419

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