Il PuntO. L? euro: una cura (finalmente) non palliativa.

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Il Punto. l? euro: una cura (finalmente) non palliativa. (di Mauro Novelli) 15.5.2003

L?avvento dell?euro ha eliminato dalla cassetta degli strumenti a disposizione dei governanti dei paesi di Eurolandia, le possibilità di accomodamento degli squilibri tramite l?azione sul cambio: in caso di perdita di competitività, la svalutazione della moneta nazionale ricostituiva alcuni margini di competizione, anche se artificialmente e senza stimolare ristrutturazioni operative, aggiornamenti tecnologici, riorganizzazioni ecc. Almeno fino ai primi anni ?90, più volte, le autorità governative e monetarie italiane hanno usato quella leva come clava: si svalutava la lira per ridare fiato (finanziariamente) al settore produttivo, almeno quello operante sul versante delle esportazioni. La maggiore onerosità delle importazioni (prodotti petroliferi, elettronici, tecnologici ecc.) sarebbe stata poi riversata sulle spalle dei cittadini, consumatori finali. Ogni strumento diverso dal cambio e mirante a ricostituire margini di competitività, sarebbe stato meno ?economico?. Per decenni, le nostre aziende più importanti hanno rinviato quelle ristrutturazioni produttive che avrebbero permesso loro di stare al passo dei competitori internazionali, impigrendosi e puntando sulla benevolenza delle autorità. L?ambiente politico-socio-economico non le ha assolutamente stimolate verso una maggiore efficienza. Abbiamo visto i risultati sulla Olivetti, ma anche sulla Fiat, sulle banche, sulle assicurazioni: gli ?aiutini? periodici hanno fatto di alcuni settori una vera e propria palla al piede del sistema Italia. Con l?euro, tali manovre non sono più realizzabili e occorre confrontarsi con realtà produttive ben più avanzate. Gli imprenditori più accorti ed intelligenti hanno intuito per tempo questa novità e, dal 1999, si sono timidamente riaffacciati sul versante della ricerca aziendale, per una migliore allocazione delle risorse produttive, umane, finanziarie. Ma il neonato processo è gracilissimo. C?è solo da augurarsi che non si reintroducano ?aiutini?, magari mutanti, a favore di settori amici e ?disaiutini? contro settori non amici: sarebbe il ritorno alla peggiore economia di stato, adottata in Italia negli anni ?70 ? ?80. Il nostro settore produttivo ha bisogno di una cosa: una effettiva concorrenza. Ma ci rendiamo conto che non fa comodo quasi a nessuno. In Italia, la legge di mercato n°1 risulterebbe eversiva anzi, rivoluzionaria.

15/05/2003

Documento n.3197

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