UBI-BANCA: INCHIESTA APERTA DALLA PROCURA DI BERGAMO DOPO LE DENUNCE ADUSBEF, CONTINUA A RISERVARE OTTIMI SVILUPPI.

in Comunicati stampa

 COMUNICATO STAMPA

UBI-BANCA: INCHIESTA APERTA DALLA PROCURA DI BERGAMO DOPO LE DENUNCE ADUSBEF, CONTINUA A RISERVARE OTTIMI SVILUPPI. FINORA C’E’ STATA TROPPA DEFERENZA,ANCHE DA PARTE DELLE  PROCURE, VERSO I BANCHIERI, SPECIE SE “DI SISTEMA” !

    L'inchiesta della Procura di Bergamo del maggio scorso, che aveva contestato ai vertici di Ubi banca e di Ubi leasing alcuni gravissimi reati, quali ostacolo alle funzioni di vigilanza, di truffa e riciclaggio, continua a riservare ottimi sviluppi, dopo anni di troppa deferenza da parte delle Procure verso le banche ed i banchieri, specie quelli di sistema.

  In due esposti denunce, inviate nel novembre 2012 alle Procure della Repubblica di Bergamo e Milano, Adusbef aveva chiesto di accertare  alcune censurabili condotte dei manager del Gruppo bancario Ubi-Banca, con particolare riferimento alla legge 231/2001 sulla Responsabilità amministrativa che in aggiunta alla responsabilità della persona fisica che realizza l’eventuale fatto illecito, aggiunge la responsabilità in sede penale degli Enti per alcuni reati commessi nell'interesse o a vantaggio degli stessi, da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua organizzazione dotata di autonomia finanziaria o funzionale e da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti sopra indicati.

   In particolare l’ADUSBEF aveva chiesto di accertare le condotte degli amministratori,  coinvolti in operazioni di acquisto di beni sociali a prezzi di favore rispetto alle quotazioni di mercato, l’acquisizione di  beni voluttuari, quali imbarcazioni di oltre 40 metri, aeromobili e beni immobili ceduti anche ai vertici del Gruppo Ubi Banca a prezzi notevolmente inferiori alle  offerte pervenute nei competenti uffici della banca, l’altissimo livello di rischio dei crediti, con un indice di concentrazione probabilmente connesso ai rapporto personali degli amministratori con le principali società affidate, se siano state evidenziate in bilancio, con la necessaria diligenza e prudenza, le gravose partite a rischio e se i fondi accantonamento, previsti dalla vigente normativa, siano capienti rispetto alla reale consistenza delle perdite attuali ed accertate (con particolare riferimento al crack Burani in cui è coinvolta la società Centrobanca controllata dal Gruppo Ubi).

   L'esposto-denuncia evidenziava la disastrosa situazione economico finanziaria delle società Ubi Factor ed Ubi Leasing, gravate da una enorme massa di crediti in sofferenza dovuti a centinaia di operazioni maldestre che destano forti dubbi sull’operato degli amministratori, posto che il Gruppo Ubi   è coinvolto nei principali dissesti degli ultimi anni: dal crack Burani a quello dell’ Ospedale San Raffaele, per finire con centinaia di altri fallimenti che hanno visto spesso gli amministratori perseguiti e condannati dalla Magistratura e dalle istituzioni di vigilanza, connessi ad ingentissime operazioni di factoring concesse nel comparto della sanità della Regione Lazio ed a molte altre operazioni ad alto rischio in itinere.

   In linea con i rilevi mossi dai sindacati, Adusbef si soffermava sulla ingente mole di compensi erogata ai 331 tra amministratori e sindaci che percepiscono complessivamente oltre 22 milioni di euro, con la media più alta di tutto il sistema creditizio italiano in rapporto al  numero dei dipendenti; la pessima gestione delle gravosissime consulenze; l’esistenza di palesi conflitti di interesse e le pericolose omissioni in tema di accantonamenti dei crediti in sofferenza, con particolare riguardo per la società  controllata Centrobanca a cui è stata formalizzata la richiesta di un risarcimento di 135 milioni di euro, cifra che non sembrerebbe accantonata nell’ambito dei conti presentati per la semestrale 2012 (oltre ai 65 milioni di euro già perduti).

   Adusbef complimentandosi con l’operato della magistratura, che sembra recuperare in parte i gravi ritardi e l’ingiustificabile deferenza verso la criminalità bancaria, è certa che i comportamenti denunciati a tutela degli oltre 80.000 soci del gruppo Ubi Banca, che hanno determinato un crollo del titolo azionario da  oltre 20 euro agli attuali 6,3 euro, possano essere perseguiti e puniti con analoga severità riservata ai ‘poveri cristi’.

                                                                                                                                    Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

Roma,11,2,2015

11/02/2015

Documento n.9979

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