TASSE: BERLUSCONI, “SONO L’UNICO A VOLERLE ABBASSARE” !

in Comunicati stampa
COMUNICATO STAMPA DELL’INTESA DEI CONSUMATORI TASSE: BERLUSCONI, “SONO L’UNICO A VOLERLE ABBASSARE” ! IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CHE DA’ PER SCONTATA LA DIMINUZIONE DEI PREZZI, RADDOPPIATI CON IL PRETESTO DELL’EURO ANCHE PER L’INERZIA DEL GOVERNO, NON SPIEGA NELLO SPOT DI PROPAGANDA UN FATTO INCONFUTABILE: L’AUMENTO DELLA PRESSIONE FISCALE DELLO 0,9 PER CENTO NEL 2003 “Sono rimasto l’unico a volere il taglio dell’Irpef sui redditi personali”. Lo sfogo e’ di Silvio Berlusconi, pronunciato durante il suo intervento all’assemblea di Confitarma. “Sembra strano - ha quindi aggiunto il premier - visto che e’ una misura essenziale per la ripresa dei consumi, dell’economia, della fiducia”. Berlusconi ha quindi ribadito la sua determinazione su questo punto. ’’In ogni caso la porterò a compimento anche se sarò l’ultimo a volerlo”. Nella foga di confezionare l’ennesimo spot elettorale, che i consumatori italiani hanno smesso di prendere sul serio, il Presidente del Consiglio, che aveva inserito nel suo programma elettorale (grazie al quale aveva vinto le elezioni del 2001) lo slogan più riuscito: ” meno tasse per tutti”, non spiega come mai nel 2003 la pressione fiscale è aumentata dello 0,9 per cento, con un aggravio di ben 180 euro per i redditi famigliari sotto i 20.000 euro. Nel 2003 infatti, a quasi 3 anni dal suo insediamento, il Governo non ha prestato fede a nessuna delle promesse elettorali: la pressione fiscale, che doveva diminuire, è aumentata nel 2003 al tasso dello 0,9 per cento attestandosi al 42,8 per cento, al punto che gli italiani, già impoveriti da 3.000 euro di rincari, sono costretti a lavorare 2 giorni in più per affrancarsi dal fisco; il promesso miracolo italiano non si è realizzato, anzi, tutti gli indicatori economici segnano drastiche riduzioni del fatturato e del Pil suscitando allarme per la più grave crisi economica dal dopoguerra; i redditi delle famiglie saccheggiati da aumenti ed arrotondamenti grazie agli omessi controlli del Governo, hanno perso oltre il 15 per cento del potere di acquisto; l’inflazione percepita, che non è frutto di una visione collettiva, ha colpito anche i ceti medi che soffrono per la prima volta la diminuita capacità del potere di acquisto; monopoli ed oligopoli (compagnie petrolifere ed assicurative, banche, monopoli elettrici e del gas,ecc.), ben protetti da leggi ad hoc proseguono indisturbate a saccheggiare i redditi delle famiglie italiane. Il presidente del Consiglio, che promette un irrealizzabile aumento dei redditi degli italiani del 2,2 per cento nel 2005, che non si concilia con la stangata pari a 31,5 miliardi di euro che già grava sulle tasche degli italiani tra manovra di aggiustamento dei conti pubblici di 7,5 miliardi di euro e DPEF pari a 24 miliardi di euro, continua a pronosticare un abbattimento “virtuale” delle tasse, che continuano a taglieggiare i consumatori italiani, sia da parte del Governo centrale che da parte degli enti locali, che a causa dei consistenti tagli, dovranno aumentare la fiscalità locale, già rincarata del 47 per cento negli ultimi 7 anni, mettendo per “conto terzi” le mani nelle tasche sempre più vuote degli italiani. Intesaconsumatori chiede che il Governo esca da un sogno lungo 3 anni: solo un tavolo di concertazione con le parti sociali e le associazioni dell’Intesa per far ribassare i prezzi e colpire gli speculatori assieme ad un bonus fiscale tra i 1.000 (redditi fino a 20.000 euro) ed i 1.500 euro (redditi fino a 15.000 euro), potrà rilanciare i consumi, vero motore dell’economia, e far uscire il Paese dalla crisi più grave del dopoguerra sottovalutata per 3 anni da un Governo assente,s e non compiacente verso gli autori della “rapina del secolo” (banche, assicurazioni, ecc.) a danno delle esauste ed indebitate famiglie italiane.

22/09/2004

Documento n.4128

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