RISPARMIO TRADITO: BOND ARGENTINI,CONSOB RETICENTE

in Comunicati stampa
RISPARMIO TRADITO: BOND ARGENTINI,CONSOB RETICENTE ! NON HA RISPOSTO,NELLA RELAZIONE ANNUALE, AD UN QUESITO SEMPLICE ED ESSENZIALE : QUANTI BOND ARGENTINI,PRESENTI NEL PORTAFOGLIO DELLE BANCHE, SONO STATI APPIOPPATI SUCCESSIVAMENTE AI RISPARMIATORI ADDOSSANDO LORO RISCHI ASSUNTI,COME NEL CRACK CIRIO,DAGLI ISTITUTI DI CREDITO ? SE E’ A TUTTI NOTO CHE LA BANCA D’ITALIA PROTEGGA GLI INTERESSI DELLE BANCHE,E’ MENO NOTA LA PROTEZIONE DELLA CONSOB, CHE PUO’ FARE CHIAREZZA, FACENDO ESIBIRE I TABULATI DI CARICO DI TITOLI ARGENTINI DEI QUALI ,OLTRE IL 90 PER CENTO DEI RISPARMIATORI ITALIANI (SONDAGGIO ADUSBEF) NE IGNORAVA L’ESISTENZA ! IN ATTESA DI “SANZIONI PIU’ DISSUASIVE”, SULLE QUALI ADUSBEF CONCORDA,LA CONSOB PUO’ FARE CHIAREZZA A LEGISLAZIONE VIGENTE, CHIEDENDO ALLE BANCHE SE HANNO TRASFERITO DAL LORO PORTAFOGLIO BOND ARGENTINI,QUANDO ERA NOTA,AGLI ADDETTI AI LAVORI, L’IMMINENZA DEL CRACK! Non stupisce che la Consob sia stata giustamente sommersa dagli esposti dei risparmiatori nel 2003, l’anno dei casi Cirio e dei bond Argentina: l’anno scorso sono stati 3.177 gli esposti, il triplo rispetto al 2002 (1.030) e quasi 10 volte quelli del 2000 (397). La maglia nera nella classifica dei problemi di piccoli azionisti e obbligazionisti l’ha indossata ’’l’informativa preventiva sugli strumenti finanziari’’, risultata carente in 2.195 casi. Elevate anche le lamentele sulla ’’esecuzione degli ordini’’ (434 esposti) e nel ’’rispetto del contratto’’, se da recentissime elaborazioni Adusbef effettuate sui 1.029 risparmiatori, soltanto 91 di essi (8,9 per cento) conosceva già i titoli argentini,mentre 938 (91,1) ne ignorava l’esistenza. Ma nella relazione annuale, il presidente Cardia è stato reticente nell’individuare la responsabilità delle banche italiane, accusate di aver cinicamente appioppato titoli argentini,tratti anche dal loro portafogli titoli,alla maggioranza di ignari risparmiatori (tra i 450.000-secondo le banche e ben 600.000-secondo fonti del Governo argentino) per un controvalore di 14,3 miliardi di euro,pari al 23 per cento di tutti i titoli emessi dallo Stato argentino,indotti ad investire in “bond bidone”, non perchè spinti dall’ “avidità”,ma perché hanno avuto il torto di fidarsi dei loro “cattivi consigli”. Perché la Consob,in attesa di far approvare dal Parlamento una legge di riforma del risparmio con “sanzioni agli abusi di mercato più dissuasive, perchè ’’l’entità delle pene è troppo spesso esigua in rapporto alla gravità delle condotte’’,ha strumenti che consentono a legislazione vigente di fare chiarezza sulla questione dei “bond argentini bidone”,con la semplice richiesta dei tabulati di carico dei titoli nel portafoglio delle banche: in tal modo, tutti potranno verificare,con limpidezza e trasparenza,se le accuse mosse alle banche di aver addossato ai risparmiatori titoli “spazzatura” senza informarli sulla rischiosità dell’investimento è veritiera,come Adusbef ritiene,oppure destituita di fondamento ! Per quale ragione la Consob,nonostante gli sia stata fatta richiesta scritta e motivata da ben 2 anni, non chiarisce questo delicato aspetto di un crack finanziario pari per entità a quello di Parmalat,ma ben 4 volte maggiore per il numero di risparmiatori coinvolti ? Forse perché protegge,alla stessa stregua della Banca d’Italia,gli interessi e la stabilità del sistema bancario ? L’unica parte condivisibile della relazione del Presidente Cardia è quella del conflitto di interessi: “le banche finanziano le imprese, prestano consulenza per le emissioni, collocano e negoziano titoli, li acquistano e li vendono come gestori, effettuano studi per consigliarne l’acquisto o la vendita ai propri clienti e al mercato”. Ma anche su tale argomento, l’analisi non approfondisce i pericoli derivanti dai rapporti sempre più contigui tra banche ed imprese, dove si consente ad imprenditori che hanno acquistato un pacchetto azionario, di entrare a far parte dei consigli di amministrazioni e dei comitati esecutivi,per deliberare con l’affidamento,sia la qualità che la quantità del credito erogato sulla base del consenso del consigliere-imprenditore,a volte dietro dubbie garanzie.

07/06/2004

Documento n.3986

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