MPS:CONSOB SI DIFENDE CON DOCUMENTI POSTUMI,DA RESPONSABILITA’ CULPA IN VIGILANDO.PERCHE’ NON IMPUGNO' ALLORA I BILANCI MPS,CHE OGGI ACCUSA DI FALSO ?

in Comunicati stampa

                                                     COMUNICATO STAMPA

 CRACK MPS: CONSOB SI DIFENDE CON DOCUMENTI POSTUMI, DA RESPONSABILITA’ CULPA IN VIGILANDO.ALLORA PERCHE’ NON HA IMPUGNATO A TEMPO DEBITO I BILANCI DEL MPS,CHE OGGI ACCUSA DI FALSO ?

    In un’ampia velina di ben due pagine pubblicata oggi su un importante quotidiano che si è prestato alla bisogna, la Consob tenta di difendersi dalle sue precise responsabilità nello scandalo MPS, con la ricostruzione degli interventi effettuati dal 28 marzo 2008 fino al 31 gennaio 2013; rivendica di aver agito sempre nell'ottica della "trasparenza e correttezza degli intermediari nella prestazione dei servizi di investimento nei confronti della clientela, di trasparenza dell'informazione finanziaria e di abusi di mercato". E l'attività di controllo si è sempre svolta "nell'ambito degli usuali rapporti di collaborazione" con Bankitalia. Infine, tra il 26 gennaio 2012 e il 14 gennaio 2013 la Consob ha trasmesso a Siena "quattordici note informative contenenti documentazione, approfondimenti tecnici e segnalazione di fatti di rilevanza penale su materie di competenza.   Consob e Bankitalia, nel gioco allo scaricabarile sulle loro pesanti responsabilità per l’omessa vigilanza sul Monpaschi e nella richiesta di più poteri, che già hanno, per averli esercitati con successo nel 2007 su Banca Italease, tentano di addossare le colpe a Giuseppe Mussari, che non era un passante qualsiasi, ma fino ad un mese fa il capo dei banchieri, nominato per acclamazione il 23 giugno 2010 alla presidenza Abi (con l’avallo ed alla presenza dell’intoccabile Mario Draghi), rinnovato la seconda volta il 16 maggio 2012, una settimana dopo il blitz della Guardia di Finanza nella sua abitazione su mandato della Procura di Siena, senza che Bankitalia e Consob avessero mosso alcun rilievo.   Nelle due pagine pubblicate, non viene posta una sola domanda sul perché, i cosiddetti “cani da guardia” del sistema bancario e finanziario”, analoghi ai “cani da riporto dell’informazione”, questi “sceriffi all’amatriciana” di Consob e Bankitalia, abbiano avallato i prospetti informativi degli aumenti di capitale del Monte dei Paschi di Siena, le operazioni “Casaforte” (cartolarizzazione dei fitti con 1,650 miliardi di muto concesso dal MPS ad una srl, con contestuale emissione di obbligazioni ibride, tramite veicoli olandesi, addossati alla clientela), Fresh e Santorini, senza muovere alcun rilievo dopo lo sciagurato nulla osta dell’aprile 2008 ed in piena crisi sistemica, all’acquisizione di Antonveneta al prezzo di 10 miliardi di euro, 3 miliardi in più di quanto non l’avesse pagato Santander pochi giorni prima, oltre annessi e connessi che portarono l’esborso complessivo a 18 miliardi di euro.   Consob, sfidando il senso del ridicolo, riesce perfino a far accreditare l’ipotesi di falso in bilancio, ’poiché un ’investitore che si fosse proposto di compravendere strumenti finanziari emessi dal MPS avrebbe rinvenuto nella relazione semestrale al 30 giugno 2008, indicazioni false e fuorvianti …..circa la reale consistenza del patrimonio di vigilanza e dell’effettiva consistenza dei coefficienti patrimoniali…’, dimenticando che gli autentici sceriffi a guardia del mercato, non i loro surrogati, verificano puntualmente la bontà dei bilanci, impugnandoli tempestivamente in caso di sospetta falsità.     L’unico aspetto positivo della “velina”, riguarda l’ammissione di responsabilità, una vera e propria ‘confessione’ che inchioderà la Consob quando sarà chiamata in giudizio a risarcire i danni inferti ai risparmiatori. “La Consob non è soltanto organo di vigilanza del mercato dei valori, ma è anche organo di garanzia del risparmio pubblico e privato”, come chiarito da un caso di risparmio tradito per omessi controlli, poi concluso con la sentenza 6681, depositata il 23 marzo 2011 dalla terza sezione civile della Corte di Cassazione, che ha chiamato la Commissione a risarcire i danni provocati dal proprio omesso obbligo di vigilanza e dalla responsabilità civile. La sentenza mette in chiaro che la “Consob non deve limitarsi semplicemente a valutare il prospetto informativo, ma deve anche verificare se gli amministratori delle società sono dei truffatori, se sono stati condannati, o hanno subito sentenze passate in giudicato, di primo e di secondo grado”. Il pm Lucia Russo, nel filone di inchiesta della Procura di Parma, usò parole pesanti anche per altri protagonisti per il crack della Parmalat, ma i termini più duri furono rivolti alla “culpa in vigilando’ della Consob.«L'omessa vigilanza non è un evento sconosciuto quando si parla di Consob o di altri organi di vigilanza. Si tratta di un’autorità inidonea a esercitare tale attività». «È impossibile ritenere che Consob non si fosse accorta che Parmalat iscriveva tra i debiti le emissioni di bond che debbono per legge essere classificate separatamente nei bilanci. Eppure Consob non fa nulla. Anche per il riacquisto di 2,8 miliardi di euro di bond che Parmalat sostiene di aver realizzato, Consob non fa nulla. Anche quando comincia la discesa negli abissi di Parmalat, Consob non fa nulla. Nel luglio del 2003 Tanzi, accompagnato dal figlio, incontra Berlusconi a Palazzo Grazioli per chiedergli aiuto. Berlusconi gli risponde che con le banche non si può fare nulla ma con la Consob sì». Anche la Suprema Corte di Cassazione, nella sentenza n.37370, confermando la colpevolezza nel crac Parmalat dei manager Luciano Del Soldato e Gian Paolo Zini e del revisore dei conti Maurizio Bianchi, ha censurato duramente la disattenzione di Consob e Bankitalia, ossia quei controlli istituzionali spesso collusi con le banche, che non intervengono mai per prevenire truffe, frodi e raggiri dei banchieri coi quali vanno a braccetto a danno dei risparmiatori.

 

18/02/2013

Documento n.9339

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