Lettera di diffida di Adusbef e Federconsumatori alla RAI sul digitale terrestre

in Comunicati stampa
Riportiamo il testo della lettera inviata il 4.9.2003 nella quale Adusbef e Federconsumatori diffidano la RAI in merito al digitale terrestre. Al Direttore Generale della RAI Radio Televisione Italiana S.p.A. Viale Mazzini, 14 00195 ROMA Al Consiglio di Amministrazione della RAI Radio Televisione Italiana S.p.A. Viale Mazzini, 14 00195 ROMA Al Ministro del Tesoro Giulio Tremonti Via XX Settembre, 97 00187 ROMA e p.c. Collegio Sindacale RAI Corte dei Conti Procura della Repubblica Autorità per la Concorrenza e le Garanzie del Mercato Commissione Parlamentare di Vigilanza della RAI Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Presidente della Camera Presidente del Senato Presidente della Repubblica Oggetto: DIFFIDA Come notorio e ripetutamente riportato da tutti gli organi di stampa (chi più diffusamente chi meno) la RAI è chiamata in questi giorni, da interessi ben identificati, ad operare in fretta e furia la scelta del digitale terrestre. La Legge prevede, ad oggi, la possibilità per la RAI di sperimentare tale tecnologia, non certo l?obbligo di realizzare reti in digitale. Tale obbligo è invece previsto per il 31.12.2006, ma trasformando le proprie frequenze da analogiche in digitali, non certo acquisendone altre: peraltro non vi è dubbio alcuno che la data del 2006 per la trasformazione di tutte le trasmissioni analogiche terrestri nella tecnica digitale sarà procrastinata di almeno altri 6 anni, e ciò a detta non solo di tutti i tecnici ?addetti ai lavori? ma anche per ormai esplicita e pubblica ?confessione? di tutti quei soggetti (Autority, Ministero) che, non certo nell?interesse pubblico e generale, hanno a suo tempo partorito e sostenuto tale utopistico termine. E? vero che il DDL Gasparri prevede che la RAI debba realizzare tali reti, ma è appunto un DDL e non una legge, peraltro palesemente incostituzionale e per questo di difficile approvazione, come già dimostrato in un precedente passaggio alla Camera. Alla luce di quanto su esposto, la decisione di acquisire frequenze ed apparati per realizzare reti digitali terrestri, non solo è assolutamente sbagliata ma del tutto illegittima ed illecita. Il primo grave errore è di ordine strategico: infatti l?eventuale realizzazione di reti in digitale terrestre contribuirebbe grandemente a eludere i principi ed i moniti, oltre che il termine non più eludibile, contenuti nella sentenza 466/02 della Corte Costituzionale, sempre e solo al fine di ?salvare? Retequattro, la nota terza ed illegittima emittente nazionale di Mediaset che, ad oggi, è l?unico e vero gruppo concorrente della RAI. Né può assurgere a giustificazione l?eventuale perdita di fatturato per RAI 3, confermata sempre dalla citata sentenza della Corte Costituzionale: infatti se questa sentenza fosse rispettata (ed in un paese normale, effettivamente di diritto, questo avviene sempre) si tornerebbe ad una situazione in cui la RAI, concessionaria del servizio pubblico, riprenderebbe la sua leadership su Mediaset detenendo tre reti contro le due del concorrente privato. Ammesso e non concesso che debba rinunciare alla pubblicità su RAI 3, per effetto della sentenza della Corte Costituzionale, la RAI, anche a causa del fatto che, nel procedimento avanti la Corte Costituzionale, ha tenuto un comportamento palesemente ad esclusivo favore degli interessi di Mediaset e non dei propri, si può stimare perderebbe 140 milioni di euro, peraltro facilmente recuperabili sulle altre reti, contro gli stimati 380 milioni di euro di Mediaset, oltre la perdita della terza rete ?Retequattro?: appare evidente anche per un profano come si tratti di una scelta ancora una volta nell?interesse esclusivo di Mediaset. Il secondo drammatico errore è di ordine tecnico. Pur trascurando il fatto che gli apparati per trasmettere in digitale sarebbero acquistati da un azienda (D.M.T.) costituita notoriamente da manager ex Mediaset (il che non è poco senza una vera e propria gara d?appalto ed in presenza già di diverse ufficiali diffide da parte dei concorrenti), l?acquisizione delle frequenze attraverso le emittenti locali ha molti punti di obiettiva e pesante debolezza. Il primo approccio, di qualche tempo addietro e già causa di feroci diatribe in seno alla dirigenza RAI, è stato a dir poco superficiale: si è cercato infatti di comprare frequenze di scarsissima qualità, notoriamente e pesantemente interferite e con problemi giuridico-amministrativi enormi, il tutto ad un costo stratosferico il che appare del tutto, eufemisticamente parlando, singolare, trattandosi in fin dei conti di soldi pubblici e quindi, in ultima analisi, di tutti i cittadini e consumatori. Il secondo approccio sembrerebbe, ad una prima veloce lettura, più professionale, ma così non è. Si è spedita, a 73 emittenti locali giudicate con copertura regionale, invitandole a sottoscriverla, una proposta irrevocabile di vendita dei propri impianti e frequenze, nella quale proposta si chiede a queste emittenti di garantire univocamente l?esistenza di una serie di caratteristiche tecnico-operative e di prerogative senza prevedere la benchè minima conseguenza e/o sanzione in caso di loro inesistenza e, quindi, di garanzie fasulle. In particolare, nel documento de quo si richiede una espressa dichiarazione con la quale l?emittente esclude che si tratti di vendita di ramo d?azienda, la proposta riferendosi esclusivamente ai singoli impianti di diffusione ed alle connesse frequenze, nonché la garanzia di sollevare l?acquirente da ogni altra pretesa inerente retribuzioni, indennità ed ogni altra passività relativa ai dipendenti: tale impostazione contrattuale appare assolutamente ridicola se solo si considera che, nel caso in cui si acquistino tutti gli impianti e le relative frequenze di una emittente, ancorchè acquistati uno alla volta, si acquista, di fatto, quanto meno il ramo d?azienda della stessa con tutte le inerenti e conseguenti incombenze. Non a caso, forse per lapsus freudiano, nel contesto della proposta di vendita si prevede espressamente di escludere dalla compravendita ?l?avviamento? che è l?elemento principe e notorio che caratterizza una azienda. Eventuali garanzie circa passaggio di personale, pretese di retribuzioni, indennità ed ogni altra inerente passività possono validamente darle esclusivamente i dipendenti stessi e non le emittenti. Per non parlare poi, quanto agli impianti, delle citate garanzie del tipo: ?liberi da qualsiasi vincolo, gravame, pignoramento, sequestro, privilegio, oneri e diritti reali spettanti a terzi ect. ect?? previste dalla proposta di vendita, che non sono affatto affidabili se date dal solo venditore ed in assenza di opportuna ed inoppugnabile documentazione a sostegno. Esistono poi moltissime di queste frequenze che operano in consolidato regime di compatibilizzazione con altre frequenze isofrequenziali operanti su siti diversi attraverso offset di precisione e particolari diagrammi di antenna studiati ad hoc, in modo particolare con riferimento alle frequenze della RAI stessa che, come concessionaria del servizio pubblico, ha sempre ottenuto trattamento privilegiato per l?ottimizzazione del proprio segnale. Quindi, nel momento in cui queste frequenze acquisende saranno accese, con apparecchiature che trasmettono in digitale, salteranno le compatibilizzazioni di cui sopra e riemergeranno interferenze molto più gravi di quelle precedenti e già compatibilizzate fra le trasmissioni in analogico. Tali interferenze potranno essere risolte solo attraverso un abbassamento della potenza di emissione del digitale così forte che si trasformerà in un annullamento del servizio utile sul bacino di utenza di competenza: in pratica ci si troverà di fronte ad acquisizioni inutili. La RAI, con la scelta di realizzare in questo modo le reti digitali, favorisce ancora una volta esclusivamente gli interessi dell?unico concorrente privato, senza considerare l?evidente e pesante decremento dell?emittenza radiotelevisiva locale sempre più relegata e ghettizzata ai margini estremi del mercato. Per non dire del fatto, pressochè certo, che la RAI, sarà coinvolta in cause per danni di tutti i tipi, contestazioni civili, penali, di lavoro etc..; creerà a sè stessa gravi problemi interferenziali; sperpererà una montagna di risorse: si stima circa 300 milioni di euro spesi inutilmente, poiché si tratta solo di costi che determineranno altri costi (programmi, strutture, personale ect?), per realizzare delle reti virtuali, con scarsissima copertura, senza utenza e senza la possibilità che, a breve e medio periodo, l?utenza stessa possa svilupparsi. Sarà costretta inoltre, a buttare altre enormi risorse, oltre un miliardo di euro, per cercare di completare successivamente le reti, in modo da coprire l?intero territorio nazionale, reti sempre e solo virtuali. Una scelta fatta, quindi, soltanto al fine di costituire un alibi per impedire il trasferimento di Retequattro sul satellite. Da ultimo và osservato come una decisione del genere, non possa essere presa dal Direttore Generale RAI, né dal Consiglio di Amministrazione né, tanto meno, una tal decisione, che danneggi così platealmente una grande azienda, per di più pubblica, con una parte di risorse provenienti dal canone pagato dai cittadini, può essere presa dall?azionista (Ministero del Tesoro). Una decisione del genere, in buona sostanza, non può semplicemente essere presa, e colui o coloro che avessero mai la sconsideratezza di prenderla sarebbero comunque senz?altro perseguibili per tali comportamenti e per i gravissimi danni che tale decisione comporterebbe per l?azienda pubblica RAI, nel qual caso fin d?ora, noi, DIFFIDANDO i destinatari della presente dal farlo, preannunciamo ogni iniziativa giudiziaria in ogni più opportuna sede. ADUSBEF ? FEDERCONSUMATORI (E.Lannutti) (R.Trefiletti)

Roma,4.9.2003

11/09/2003

Documento n.3409

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK