LEHMAN BROTHERS: A 5 ANNI DAL CRACK, CHE COLPI’ MOLTI RISPARMIATORI, LE BANCHE CONTINUANO A VENDERE TITOLI TOSSICI E CREARE DERIVATI OTC

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COMUNICATO STAMPA

LEHMAN BROTHERS:  A 5 ANNI DAL CRACK, CHE COLPI’ MOLTI RISPARMIATORI, LE BANCHE CONTINUANO  A VENDERE TITOLI TOSSICI E CREARE DERIVATI OTC (OVER THE COUNTER) PER 630.000 MLD.  DI DOLLARI.

    A cinque anni dal crack della Lehman Brothers (14 settembre 2008, la banca degli scatoloni nell’immaginario collettivo) nel dissesto tra i più gravi della storia economica mondiale e  che colpì anche molti  risparmiatori italiani ai quali erano stati venduti circa 6 miliardi di obbligazioni dei 35,4 miliardi di euro emessi dalla  compagnia olandese  “Lehman Brothers Treasury”, i risarcimenti a rate (che arriveranno a coprire circa 22 centesimi su ogni euro investito) languono,  le banche continuano a piazzare titoli tossici ed a creare denaro dal nulla con derivati OTC (fuori dai mercati regolamentati) per 630.000 miliardi di dollari, i banchieri a piede libero a fare vite da nababbi, le autorità vigilanti (Consob-Bankitalia), a dormire sonni tranquilli. E’ quanto hanno affermato Elio Lannutti e Rosario Trefiletti,presidenti Adusbef e Federconsumatori.

    Le banche italiane, che reclamizzavano la bontà delle obbligazioni Lehman sul sito dell’Abi “Patti Chiari” con massima affidabilità- come risulta dalle relazioni ai giudici nelle cause intentate e vinte dall’Adusbef e Federconsumatori- tramite indicatori finanziari non noti, né facilmente accessibili ai consumatori, sapevano del rischio default della banca americana già ad aprile 2008 ben sei mesi prima, ciononostante, hanno continuato a vendere le obbligazioni Lehman spacciandole per ‘sicure’”. I Cds (Credit Default Swap) sui prodotti Lehman, in sostanza, una specie di assicurazioni contro il rischio fallimento dell’emittente, all’inizio di marzo 2008 si impennarono (a dimostrazione del rischio fallimento) fino a raggiungere la punta massima di 430 punti base; punta raggiunta anche in altri periodi fino a salire vertiginosamente per poi condurre al noto crack. I titoli oggetto del processo civile sono stati sottoscritti nell’aprile 2008. 

   La dicitura che compariva sugli ordini di borsa delle banche che aderivano al Consorzio Patti Chiari ("il titolo fa parte dell'elenco di obbligazioni a basso rischio-rendimento emesso alla data dell'ordine e redatto nell'ambito del progetto “PattiChiari”. “

   Come si leggono nelle sentenze di condanna di alcune banche, prima della dichiarazione di insolvenza del Gruppo Lehman si sarebbe manifestato un aumento del livello di rischio del titolo culminato, a pochi giorni dal default, in una significativa riduzione del prezzo di tali obbligazioni che avrebbe dovuto far scattare l'obbligo informativo contenuto nell'ordine di acquisto, la Banca avendo disatteso tale obbligo è responsabile della perdita patrimoniale dell'investitore.

   Per “Patti Chiari”, il consorzio dell’Abi, che è stato chiamato a rispondere in giudizio in tutte le cause intentate dall’Adusbef per danni ai risparmiatori investitori, mentre non erano affidabili titoli di Stato italiani, come i BTP, erano affidabilissimi i titoli Lemhan, che come confermato da perize CTU già almeno 8 mesi prima del crack,le banche erano al corrente del rischio del fallimento della banca americana Lehman Brothers e, ciò nonostante, continuavano a vendere obbligazioni dandole per sicure, tanto é vero che erano ricomprese nel paniere ‘basso rischio – basso rendimento’ del consorzio interbancario istituito dall’Abi.

    Mentre il rating applicato dalle tre sorelle alla banca dei fratelli Lehman, fino al 18 luglio 2008 era di notevole affidabilità: “A2” per Moody’s, “A” per Standard & Poor’s, “A+” per Fitch, le tre sorelle del rating corresponsabili del crack per non averlo segnalato in tempo e che solo a crack avvenuto in data 15 settembre 2008, avevano declassato a negativo i loro voti.

   Adusbef e Federconsumatori, anche a fronte dei dissesti ancora mascherati , a causa dei derivati tossici presenti nei bilanci di alcune banche, tornano a chiedere chiarezza, trasparenza e rigorosi controlli preventivi, per evitare che siano ancora una volta risparmiatori, utenti e lavoratori a pagare i costi della finanza di crata, che oltre ad aver mangiato ed intossicato l’economia reale, ha distrutto milioni di posti di lavoro per cupidigia ed avidità di guadagno esclusivo dei signori banchieri.

 

                                                                                                                                             Adusbef - Federconsumatori

 

Roma,12 settembre 2013

12/09/2013

Documento n.9473

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