L’ACCORDO DI TORINO, PIUTTOSTO CHE CALMIERARE REALMENTE I PREZZI, PUO’ DIVENTARE L’ENNESIMA BUFALA

in Comunicati stampa
CARO PREZZI: DOPO AVER RINCARATO I PREZZI DAL 40 AL 100 PER CENTO, PROSCIUGANDO LE TASCHE DEI CONSUMATORI DI 52 MILIARDI DI EURO (4 PER CENTO DEL PIL), PROMETTONO DI ABBASSARE I PREZZI A RATE DEL 2 PER CENTO! L’ACCORDO DI TORINO, BENEDETTO DAL MINISTRO SINISCALCO, PIUTTOSTO CHE CALMIERARE REALMENTE I PREZZI, PUO’ DIVENTARE L’ENNESIMA BUFALA DI UN GOVERNO CHE SI E’ FINALMENTE ACCORTO, CON 3 ANNI DI RITARDO, DEL GRAVE DISAGIO SOPPORTATO DA MILIONI DI FAMIGLIE STREMATE ED IMPOVERITE Dopo 3 scioperi della spesa e le proteste dei cittadini, che si devono indebitare anche per comprare il pane a rate nei supermercati, il governo con soli 3 anni di ritardo, si è finalmente accorto della questione del carovita e del gravissimo disagio di milioni di famiglie, costrette a stringere i cordoni della borsa, non perché non vogliono spendere rilanciando con questo semplice gesto i consumi, ma perché impossibilitate a farlo per mancanza di materia prima (il denaro), di fiducia, speranze e prospettive per il futuro. Come già sostenuto dinanzi al Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, Intesaconsumatori ritiene che l’accordo con i commercianti a Torino, che dopo aver aumentato i prezzi su beni di largo consumo dal 40 al 100 per cento con il pretesto dell’euro, promettono di abbassarli a rate del 2 per cento, se non attuato con criteri retroattivi, possa concretizzarsi nell’ennesima bufala a danno dei consumatori. Intese di questo tipo – affermano ADOC, ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI – sono positive solo se i ribassi dei prezzi vengono estesi a tutti i beni venduti, e se tali riduzioni hanno effetto retroattivo rispetto al giorno della sottoscrizione dell’accordo. Altrimenti può accadere che all’inizio delle trattative il commerciante, il quale sa di dover in un secondo momento ridurre i prezzi per effetto dell’accordo che sta discutendo, decide di alzare i prezzi praticati al dettaglio, così da non avere perdite per riduzioni future. L’accordo di Torino – sostiene Intesaconsumatori – sarebbe davvero efficace solo se al suo interno contenesse l’obbligo per la grande distribuzione di tornare ai prezzi praticati l’1 luglio 2004, e questi ridurli del 2%. Intesaconsumatori che sarà domani davanti Montecitorio, in occasione del quarto sciopero della spesa e dell’auto per difendere i redditi falcidiati delle famiglie, invita alla protesta anche i partiti di maggioranza e di governo che hanno a cuore la difesa del potere di acquisto oltre al prof. Marzano, presidente del CNCU (Consiglio dei Consumatori e degli Utenti), perché la manifestazione del 16 settembre 2004, oltre a sensibilizzare le forze politiche e sociali su una questione grave e drammatica per tanti cittadini, possa contribuire a riparare i gravi errori commessi contro il mercato, primo fra tutti la legge “truffa salvacopmpagnie” che ha avuto il merito di rinvigorire la tracotanza delle assicurazioni ad aumentare i premi, nonostante il calo degli incidenti del 18 per cento e l’impegno solenne a diminuirli.

15/09/2004

Documento n.4116

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