Governo Monti. Decreto SalvaItalia (obbligo di conto corrente) impugnato da Adusbef va alla Consulta.

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COMUNICATO STAMPA

 SALVA-ITALIA (BANCHE) GOVERNO MONTI,IMPUGNATO DA ADUSBEF VA ALLA CONSULTA. OBBLIGO CONTO CORRENTE (UN FAVORE ALLE BANCHE), POTREBBE ESSERE INCOSTITUZIONALE !

     Ancora una vittoria dell’Adusbef contro governi maggiordomi dei banchieri, che per “salvare l’Italia” nel novembre 2011, invece di far pagare evasori, riciclatori, banche e rendite finanziarie, aveva individuato i pensionati sotto i 1.000 euro come i più accaniti elusori fiscali, obbligandoli all’art. 12 del Decreto “Salva-Italia” di Monti-Fornero, ad aprire conti correnti bancari e postali per l’accredito di stipendi, pensioni e altri emolumenti corrisposti, per ingrassare le banche.

   Adusbef, nel definire il  “salva-Italia” del Governo Monti, un vero e proprio  “salvabanche”, con la garanzia statale sui bond bancari, l’obbligo di aprire un conto corrente imposto a 6-7 milioni di cittadini e di pensionati scambiati per evasori e  che hanno il diritto di libera scelta se cadere o meno nelle grinfie dei banchieri, aveva sollevato in tribunale eccezione di costituzionalità.

   Ieri il Tribunale di Lecce, nella persona del Giudice dott. Alessandro Maggiore, con ordinanza del 12 febbraio 2014, sposando totalmente la tesi difensiva avanzata dall’Avv. Antonio Tanza,  vice presidente Adusbef (bestia nera delle banche e dei Governi camerieri, che può vantare ben 4 annullamenti dei decreti Salvabanche di governi diversi), ha accolto l’ eccezione di incostituzionalità e rimesso la questione alla Corte Costituzionale.   

   Tale norma impugnata prevede che stipendi, pensioni e altri emolumenti corrisposti dallo Stato, di importo superiore a mille euro debbano essere erogati con strumenti diversi dal denaro contante, ovvero conti correnti bancari o postali. Si tratta di una previsione legislativa profondamente iniqua. Allo stato attuale si verifica, infatti, che il limite di pignorabilità pari ad un quinto operi solo quando il pignoramento avvenga direttamente alla fonte, ossia da parte dell’ente previdenziale o del datore di lavoro. Se invece il pignoramento è effettuato in un secondo momento, ovvero presso la banca dove il dipendente o pensionato percepisce le medesime somme, il limite di un quinto non opera più e viene prelevato l’intera somma.

   Con la conseguenza che il limite che era stato previsto all’art. 545 c.p.c. viene legalmente superato, con il risultato che l’accredito sul conto corrente bancario o postale dello stipendio mensile o della pensione superiore a 1.000,00 euro diventa interamente pignorabile.

    Si tratta, in sostanza, dell’ennesima beffa per dipendenti, disoccupati e pensionati già piegati da continui balzelli imposti dalla crisi economica perdurante e da scelte governative sbagliate, che penalizzano le famiglie per favorire le banche, come platealmente dimostrato dall’ultimo “regalo” di 7,5 miliardi di euro delle quote di Bankitalia girati alle banche. La Consulta sarà chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità di tale norma, ritenuta incompatibile con gli artt. 38 (diritto all’assistenza sociale) e 3 (principio di ragionevolezza) della Costituzione.

   Adusbef si prepara ancora una volta a difendere i diritti e gli interessi dei consumatori delle famiglie e della fasce più deboli come i pensionati, già vessati e tartassati dalle banche e  stritolati dai governi maggiordomi, a far valere le proprie ragioni dinanzi alla Suprema Corte, al fine di ottenere una pronuncia di incostituzionalità, che dia nuovamente vigore alla norma che prescrive il limite assoluto di pignorabilità di un quinto come piena “cittadinanza” nel nostro ordinamento.

                                                                                                                                                                                                                                                                    Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

 

Roma, 13.2.2014

 

13/02/2014

Documento n.9639

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