GOVERNO: IL SEGRETO DI STATO SUI DERIVATI, NON ESTINGUE I PREGRESSI ILLECITI PENALI

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

 GOVERNO: IL SEGRETO DI STATO SUI DERIVATI, NON ESTINGUE I PREGRESSI ILLECITI PENALI, PER I QUALI LA PROCURA DELLA REPUBBLICA di ROMA, DEVE PROCEDERE PER USURPAZIONE DEL POTERE POLITICO.  ADUSBEF VALUTA  POSSIBILITA’ DI IMPUGNARE SEDI COMPETENTI, APPOSIZIONE DEL SEGRETO DI STATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI.

    Oggi il Presidente del Consiglio dei Ministri dott. Matteo Renzi apporrà personalmente, come prescrive la legge 127/2007, il segreto di stato sui contratti derivati stipulati dal Tesoro negli anni '90, che hanno determinato perdite di 16,9 miliardi di euro nel triennio 2012-2014, materialmente detenuti dal direttore generale del debito pubblico, a distanza di ben otto mesi – era il 25 febbraio 2015 - da quel diniego di accesso agli atti di dodici deputati del M5S delle commissioni V e VI della Camera dei Deputati, opposto dal direttore generale del debito pubblico Maria Cannata.

   E lo farà a distanza di una sola settimana dalla presentazione di un esposto denuncia di ben 90 tra deputati e senatori del M5S – oltre al presidente di Adusbef – nelle mani proprie del Procuratore Capo della Repubblica di Roma dott. Giuseppe Pignatone, in cui venivano prospettate le ipotesi di reato di “Sottrazione di atti o documenti concernenti la sicurezza dello Stato” (art. 255 c.p.) e Usurpazione di potere politico (287 c.p.) proprio in virtù del fatto che il diniego ai rappresentanti di una delle principali forze politiche presenti in Parlamento, non fosse supportato dal vincolo del segreto di Stato.

  Trattasi di un atto tardivo ed opaco, che  costituisce atto confessorio ed implicita ammissione di colpa del diniego finora opposto dal ministero dell'Economia, atteso che per opporre il diniego i dirigenti del tesoro avrebbero dovuto cautelarsi facendo apporre prima dal Presidente del consiglio il segreto di Stato. Conseguentemente il Procuratore della Repubblica di Roma non potrà non procedere a carico di quei dirigenti, che inopinatamente ed arbitrariamente hanno eccepito addirittura una carenza di interesse in capo a parlamentari della Repubblica, implicitamente qualificandoli come non meritevoli di affidamento.

   Il Governo ribadisce la sua nota linea di subalternità e soggezione alle 21 banche di affari contraenti con il Mef (Imi, Merrill Lynch, Bnp Paribas, Barclays, Citibank, Credit Suisse, Deutsche Bank, Ag, Dexia Crediop, FMS Wertmanagement Anstaltalt Des, Goldman Sachs, HSBC, Ing Bank, JP Morgan, Securities PLC, Morgan Stanley, Nomura International, Societè Generale, The Royal Bank of Scotland, Ubs, Unicredit Bank Ag), che nel giugno scorso ed all’unisono, hanno spedito una raffica di lettere al Ministero dell’Economia, suggerendo la formula magica recepita dalla Commissione di accesso agli atti, ossia che: "I titolari del diritto sono i soli soggetti privati portatori di un interesse qualificato e differenziato ad accedere a documenti amministrativi", negando l’accesso ai deputati del M5s delle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera che ne avevano fatto richiesta, nella difesa di interessi inconfessabili, che non coincidono con il diritto alla trasparenza ed alla legalità ed agli interessi generali del Paese.

     Poiché, come prescrive la legge 124/2007 “Non possono essere coperti dal segreto di Stato fatti eversivi dell’ordine costituzionale” reputando che le condotte descritte rappresentino un quid al limite del conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato,  non  si esclude di agire nelle competenti sedi giurisdizionali per una valutazione di merito.

                                                                                                                     

                                                                                                                                                          La Segreteria Adusbef

Roma, 8.10.2015

10/08/2015

Documento n.10191

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