DERIVATI AVARIATI: UNICREDIT RINVIATA A GIUDIZO PER IL REATO DI TRUFFA AGGRAVATA.

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COMUNICATO STAMPA

DERIVATI AVARIATI: UNICREDIT RINVIATA A GIUDIZO PER IL REATO DI TRUFFA AGGRAVATA.



   Dopo la Procura di Bari, che ha incriminato una ventina di alti dirigenti di Unicredit dell'era Profumo per l'azienda Divania, fallita per aver subito la truffa dei prodotti derivati, anche quella di Acqui Terme ha deciso di rinviare a giudizio la banca per i derivati avariati appioppati al comune.  Ieri infatti il Gup Laura Galli, accogliendo le richieste delle parti civili (tra cui Adusbef) rappresentate dall'avvocato Giuseppe Ciullo e del Pm Antonio Rustico che già nel novembre del 2009 aveva chiesto e ottenuto dal Gip il sequestro preventivo di 1.201.648 euro, ha chiesto il rinvio a giudizio di UniCredit  (il processo si svolgerà l'11 luglio 2013) per il reato di truffa aggravata nei confronti del comune di Acqui Terme per i sei derivati venduti tra il 2004 e il 2006.
  Nonostante il Comune (non costituitosi parte civile) e la banca si fossero accordate stragiudizialmente nel giugno del 2010, il Gup ha configurato ugualmente la condotta illecita, dopo l'esposto presentato in Procura nell'ottobre del 2008 dagli avvocati Ciullo e Bistolfi in difesa di alcuni cittadini acquesi e da una imprenditrice coraggiosa, Piera Levo che dopo essere stata truffata con i derivati, ha fondato un'associaizone denominata "Disatro Derivati".
    I magistrati hanno contestato il reato di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico (oltre le circostanze aggravanti di cui all'articolo 61, n.5, 7, 11) in quanto con la loro condotta hanno messo in atto «artifici e raggiri» che «hanno indotto in errore» il Comune di Acqui Terme nello stipulare i sei derivati. Per il Pm Unicredit «sembra essersi dotato - data la ripetitività delle condotte e il coinvolgimento di numerosissimi enti pubblici nelle contrattazioni - di un modus operandi deliberatamente finalizzato a che i medesimi reati siano commessi». UniCredit, poi, avrebbe adoperato un vero e proprio occultamento del conflitto di interessi non dichiarando all'ente locale che si proponeva come consulente «tacendo la contemporanea qualità di futura parte contrattuale» (violando così l'articolo 27 del regolamento Consob 11522/98).
   La banca avrebbe prospettato la "vantaggiosità" dei derivati e ingannato così l'ente locale. Infatti, si legge nel decreto di sequestro, emerge la difformità tra la reale natura degli swap («vere e proprie scommesse al buio sull'andamento dei tassi») e i termini in cui gli stessi furono proposti e presentati all'ente locale (dovevano essere dei contratti di copertura rispetto all'indebitamento dell'ente con la Cassa depositi e prestiti ammontante all'epoca a circa 40 milioni di euro). Infine,  non manca una censura agli amministratori pubblici che hanno avuto una «parziale responsabilità per la negligenza con cui tutta la tematica fu affrontata, semplicemente attratti dalla facilità di incasso immediato di contanti, sotto forma di upfront».
   Adusbef, nel ringraziare Piera Levo e la sua associazione per aiutare le vittime dei derivati avariati a difendersi, continuerà la sua battaglia contro Unicredit ed i comportamenti predatori delle banche, che in combutta con Consob e Banikitalia, continuano a seminare disastri strozzando imprese ed  enti locali vittime di "Lupara Banca".

Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

22/11/2012

Documento n.9282

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