DECRETO BANKITALIA: ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI SOLLEVANO ECCEZIONE COSTITUZIONALITA’.

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COMUNICATO STAMPA

DECRETO BANKITALIA: ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI SOLLEVANO ECCEZIONE COSTITUZIONALITA’. I LEGALI DEI CONSUMATORI, DEPOSITERANNO RICORSI NEI TRIBUNALI, PER PALESI VIOLAZIONI DEGLI ARTICOLI  3, 47, 77 e 97  COSTITUZIONE. PRECEDENTI ‘SALVABANCHE’ TUTTI ANNULLATI DA CONSULTA.

 

    Anche il decreto 133/2013 (ennesimo ‘Salva-banche’), che scippa 7,5 miliardi di euro da un Ente pubblico,  utilizzando la partita di giro (o raggiro) delle riserve ordinarie e straordinarie di Bankitalia, per rafforzare il patrimonio di banche ed assicurazioni private, potrebbe finire davanti la Corte Costituzionale. Adusbef e Federconsumatori, hanno dato mandato ai loro legali ed esperti giuristi che hanno maturato una notevole esperienza nelle eccezioni di incostituzionalità dei “decreti-salvabanche”, tutti approvati dai Governi di turno a partire dal 1999, finiti davanti alla Consulta e tutti cancellati per eccesso di delega, decretazione di urgenza, evidente violazioni delle norme costituzionali.

   Nei ricorsi che saranno depositati  in alcuni Tribunali a partire dalla prossima settimana, predisposti dai legali delle associazioni,  vengono ipotizzati  palesi  violazioni  degli articoli 3, 47, 77 e 97 della Costituzione, in aggiunta a numerose  sentenze della Corte Costituzionale, sia per  l'assenza dei presupposti di necessità soprattutto per la carenza  di  necessità ed urgenza,  per la parte concernente la Banca d'Italia. Dottrina quasi unanime ha evidenziato che il Governo, nell’adozione di decreti-legge, facendo leva su una discrezionalità politica molto ampia, ha eluso il significato costituzionale della norma ed ignorato il requisito della straordinarietà consentendo la trasformazione del decreto-legge in uno “strumento prettamente politico”, capace di rispondere rapidamente a domande legislative, che hanno un carattere di urgenza soltanto politica.

    Lo scrutinio di ragionevolezza, come limite generale della legislazione, impone invece di effettuare un positivo bilanciamento costituzionale, ancorato al principio di uguaglianza e, dunque, all’art. 3 Cost., che viene, dal presente articolo, evidentemente violato e per altre argomentazioni giuridiche:

1) il D.L. 133/2013 ha sostanzialmente privato i cittadini anche della sovranità economica nonché della quota parte spettante a ciascun italiano delle riserve auree DETENUTE, oggi senza più alcun titolo, dalla Banca d’Italia e di fatto cedute ad istituti e banche private, italiane e non;

2) il D.L. 133/2013 eliminato qualsiasi potere di veto del Governo e del Ministero del Tesoro sulle decisioni assunte dalla Banca d'Italia, che unitamente alla possibilità di acquisto da parte di soggetti stranieri, ha definitivamente privato il popolo italiano della possibilità di riacquistare la propria sovranità monetaria, che, con l'ingresso dell’Italia nel SEBC, è stato attualmente affidato alla gestione della BCE;

3) che detto decreto legge è stato approvato violando la Costituzione (art 47 e 77 Cost.) e soprattutto violando la buona fede dei cittadini ai quali è stata tolta la proprietà di un bene che gli appartiene dalla nascita in quanto cittadini italiani;

4) che l’assemblea degli azionisti della Banca d’Italia ha già deliberato a porte chiuse il suddetto aumento di capitale in data 23 dicembre 2013, cioè prima dell'approvazione del D.L. 133/2013, con possibile abuso del proprio potere;

5) che tutto ciò viola lo Statuto della Banca d’Italia che prevedeva la secca esclusione della partecipazione “privata” al capitale dall’art 20 R.D. 375/1936, espressamente abrogato, invece, dal decreto in parola;

6) che pur di ottenere l'approvazione forzata del D.L. 133/2013, è stato utilizzato lo strumento della "ghigliottina", ma che non è previsto dal Regolamento della Camera se non come "interpretazione" e che non era mai stata utilizzata in tutta la storia della Repubblica Italiana.

 I DECRETI SALVABANCHE APPROVATI DAI GOVERNI ED ANNULLATI DALLA CONSULTA

 SALVABANCHE GOVERNO D’ALEMA-CIAMPI-AMATO (ANATOCISMO).  Martedì 20 giugno 2000, davanti alla Corte Costituzionale, le ordinanze di Tribunali e Corte d'Appello che, dietro richieste dell'Adusbef, avevano rimesso alla Consulta l'illegittimità costituzionale del decreto 'salva banche' n.342 del 4/8.1999 che legittimava l'anatocismo, un collaudato meccanismo di ricapitalizzare gli interessi ogni tre mesi sugli impieghi, annualizzando quelli sui depositi, dichiarate illegali da quattro sentenze di Cassazione.

 

Con la Sentenza n. 425/2000 depositata il 17 ottobre 2000,  la Corte Costituzionale (Presidente Cesare Mirabelli; redattore Cesare Ruperto) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 25, comma 3, del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 342 (Modifiche al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, recante il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia), annullando il famoso decreto 'salva banche', varato dal governo D’Alema, norma che voleva legittimare l'anatocismo trimestrale fino ad allora praticato, mettendo una pietra tombale sul diritto dei consumatori a ricalcolare il pregresso.

 

SALVABANCHE GOVERNO AMATO-VISCO (MUTUI USURARI). Il 4 dicembre 2001, in Corte Costituzionale,  l´avv. Antonio Tanza, Vice presidente Adusbef, difendeva le ragioni di Scialpi Stefano ed altri consumatori, che avevano pagato interessi eccedenti i tassi soglia stabiliti dalla legge 108/96.  Con sentenza pubblicata il 25 febbraio 2002 (Presidente Cesare Ruperto, Relatore Annibale Marini), la Corte Costituzionale: “dichiara l´illegittimità costituzionale dell´art. 1, comma 2 e dell’art. 1 comma 3, del decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 394 (Interpretazione autentica della legge 7 marzo 1996, n. 108, recante disposizioni in materia di usura), convertito, con modificazioni, in legge 28 febbraio 2001, n. 24. Migliaia di mutuatari ottenevano così i rimborsi delle somme ingiustamente pagate.

 SALVABANCHE GOVERNO BERLUSCONI-TREMONTI (PRESCRIZIONE BREVE ANATOCISMIO).

 Con un emendamento inserito nel decreto milleproroghe  del 2011, il ministro dell’Economia Tremonti, suggestionato e forse ricattato dai banchieri, che minacciavano di non procedere agli acquisti dei titoli di Stato in un momento di crisi delicata sui mercati per l’alto spread sui BTP rispetto ai bund tedeschi, assecondò le loro richieste inserendo una norma che stabiliva la prescrizione breve per l’anatocismo applicato sui conti correnti, ossia 10 anni dal giorno di registrazione contabile dell'addebito illegittimo e non già dalla data di chiusura del conto, come avevano ribadito pochi giorni prima le Sezioni Unite di Cassazione. Una norma ad hoc per impedire i ricorsi, visto che la pratica dell'anatocismo, fu vietata dal 2000. Ancora una volta Adusbef, tramite l’avv.Tanza,sollevò eccezioni di costituzionalità in diversi Tribunali. Con la sentenza n.78/2012 pubblicata il 5 aprile 2012 (Presidente Alfonso Quaranta, Redattore Alessandro Criscuolo), la Corte Costituzionale, riuniti i giudizi, dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 61, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie), convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10.

“Dedichiamo questa vittoria a tutti i consumatori vessati, agli utenti delle banche, che non avendo credito sono costretti a gesti estremi, mentre le banche navigano nella liquidità della Bce: 251 mld di euro, prestito triennale al tasso annuale dell'1%. Questo è un grande giorno anche per i governi che non possono fare i maggiordomi dei banchieri perché anche per l'Italia ci sarà sempre un ‘giudice a Berlino’ disponibile a dare giustizia ai cittadini, alle famiglie e ai consumatori”- fu il commento dell’Adusbef.

 

SALVABANCHE GOVERNO LETTA-SACCOMANNI. Anche il decreto 133/2013, che scippa 7,5 miliardi di euro da un Ente pubblico,  utilizzando la partita di giro (o raggiro) delle riserve ordinarie e straordinarie di Bankitalia, per rafforzare il patrimonio di banche ed assicurazioni private, si configura come un ennesimo “salvabanche”, sia perché rafforza il patrimonio a spese di un ente pubblico com’è la Banca d’Italia, sia per gli elevati tassi di interessi riconosciuti alle banche socie,pari al 6% annuo, che genera una cedola di 450 milioni di euro l’anno, ben 24 volte superiore al tasso di riferimento BCE.

   Con gli strumenti usuali del diritto e della legalità sanciti dalla Costituzione, calpestati dai Governi di turno, che sembrano anche perseguitati da avverse fortune quando per favorire gli esclusivi interessi delle banche, vengono addirittura premiate per aver strozzato e saccheggiato ogni giorno famiglie ed imprese, in primis dal ministro Saccomanni, anche questa volta riteniamo di avere ottime ragioni giuridiche e morali, per smontare i sofismi giuridici che cercano di far ritenere la Banca d’Italia, ente di diritto pubblico quando deve sottostare al Sebc ed alle regole dell’Eurosistema, un Ente privato quando deve regalare 7,5 miliardi di euro a banchieri ed assicuratori privati (eccetto l’Inps) attingendo dalle riserve di Bankitalia, che si configura come patrimonio  intangibile della collettività.

 

                                                                              Elio Lannutti (Adusbef) Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

Roma,7.2.2014

 

08/02/2014

Documento n.9631

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