CRACK DEIULEMAR: NEL PROCESSO IL PM HA CHIESTO DA 6 A 16 ANNI DI CARCERE. AADUSBEF PARTE CIVILE RAPPRESENTATA DALL'AVV. TANZA.
COMUNICATO STAMPA
CRACK DEIULEMAR: NEL PROCESSO CHE SI STA CELEBRANDO OGGI A ROMA, CON ADUSBEF RAPPRESENTATO DALL’AVV. ANTONIO TANZA PARTE CIVILE, IL PM HA CHIESTO DA 6 A 16 ANNI DI CARCERE, PER RESPONSABILI DISSESTO CHE HA MESSO SUL LASTRICO MIGLIAIA DI INVESTITORI
Nell’udienza che si sta celebrando a Roma (collegio presieduto dal giudice Laura Di Girolamo) relativa al dissesto della compagnia di navigazione Deiulemar di Torre del Greco, con un crack di 800 milioni di euro e che vede l’Adusbef, rappresentata dal vice presidente Avv. Antonio Tanza ed avv.ssa Monica Cirillo come parte civile, il Pm (tra gli appalusi dei truffati), ha chiesto da 6 a 16 anni di carcere per gli autori della grande truffa avvenuta con la complicità delle distratte autorità vigilanti.
Alla sbarra – insieme a Angelo Della Gatta – ci sono i due fratelli Pasquale Della Gatta e Micaela Della Gatta, Giovanna Iuliano e Maria Luigia Lembo – rispettivamente erede e vedova dell’ex amministratore unico Michele Iuliano – nonché Giuseppe Lembo, mentre è già uscito dal processo, Leonardo Lembo, primogenito dell’unico fondatore della Deiulemar Compagnia di Navigazione che ha già patteggiato una pena a quattro.
L’imputato eccellente del processo per bancarotta fraudolenta e raccolta abusiva del risparmio – l’ultimo a lasciare il carcere, insieme al fratello Pasquale Della Gatta – ha sostanzialmente ripetuto la tesi già sostenuta a dicembre: «A gestire tutto era Michele Iuliano», l’estrema sintesi delle parole di Angelo Della Gatta. Pronto a scaricare sul «grande vecchio» dell’ex banca privata di Torre del Greco – deceduto durante una perquisizione domiciliare della guardia di finanza – tutte le responsabilità del crack.
Come accaduto per tutte le precedenti udienze del processo penale, anche l’odierno round giudiziario è stato particolarmente «partecipato» da una folta delegazione di risparmiatori, che oltre ad ascoltare le arringhe degli avvocati difensori e di parte civile, hanno voluto testimoniare la «catastrofe» provocata all’ombra del Vesuvio dal fallimento da 800 milioni di euro di un ex colosso economico operante a Torre del Greco.
Elio Lannutti (Adusbef)
Roma, 17.3.2014
17/03/2014
Documento n.9659