BANKITALIA:RIVALUTAZIONE DA 156.000 EURO A 7,5 MILIARDI EURO E' REGALO DI LETTA-SACCOMANNI A BANCHIERI AMICI,UN VALORE GONFIATO DI 4,2 MILIARDI EURO

in Comunicati stampa

COMUNICATO STAMPA

 QUOTE BANKITALIA 7,5 MILIARDI DI EURO ?  IL PREZZO NON E’ GIUSTO ! IL GOVERNO REGALA ALLE BANCHE, CHE LUNEDI 23 P.V. POTRANNO BRINDARE, ALMENO 4,2 MILIARDI DI VALUTAZIONE GONFIATA.ADUSBEF SARA’ A VIA NAZIONALE LUNEDI 23,ORE 11,30,PER DENUNCIARE SCIPPO DANNO DELLO STATO.

    Per non stratificare imbarazzanti conflitti di interesse tra banche controllate ed autorità vigilanti colluse, la legge sul risparmio del 2005, approvata dopo le dimissioni dell’ex Governatore Antonio Fazio sostituito da Mario Draghi, sanciva di trasferire le quote di Bankitalia allo Stato ed altri enti pubblici, per fare ritornare Banca d’Italia in mano pubblica, come previsto negli ordinamenti di tutte le principali Banche Centrali Europee (Bundesbank, Banca di Spagna, d'Inghilterra e di Francia,ecc.) di proprietà dello Stato.   Invece di applicare una norma sacrosanta, disattesa per otto anni dai Governi che si sono succeduti, il ministro Saccomanni già direttore generale di Bankitalia (quindi in palese conflitto di interesse), dopo aver insediato una commissione di tre ‘saggi’, si accinge a regalare alle banche socie, in particolare a Banca Intesa con il 30.3% delle quote ed Unicredit con il 22,1%, valori gonfiati della rivalutazione, che passerà da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, con un tasso stratosferico semplice  del 4.807,5%, in modo da avere un discreto impatto sui bilanci, per poter superare gli stress test, aggirando così  la normativa europea sugli aiuti di Stato. Un provvedimento iniquo, dopo il parere formulato da tre esperti arruolati dalla Banca d'Italia, tra i quali figurava Lucas Papademos, banchiere Goldman Sachs ed ex vicepresidente della Bce che  prevede la redistribuzione delle quote Banca d’Italia entro due anni, in modo che nessuno ne possa detenere più del 5%  e che i dividendi annuali non possano superare il 6% ma anche pericoloso che potrebbe nascondere una ulteriore svendita di Stato alla cricca dei banchieri esteri.Che le valutazioni fossero gonfiate di oltre 4 miliardi, non lo ha affermato soltanto l’Adusbef, ma anche  l’economista Zingales, “il valore massimo di 7,5 miliardi scelto dal governo  dipende da tre ipotesi: che il tasso di crescita sia effettivamente del 5%, che duri a tale livello per 20-30 anni, e che dopo rimanga per sempre al 3%. In genere, nei modelli di valutazione si fanno previsioni di crescita "anormale" (come una crescita del 5% con un tasso di sconto del 4.6%) per non più di 5 anni. Poi, a valore terminale, si usa un tasso di crescita in linea con l'inflazione. Con queste due semplici correzioni, la valutazione si riduce a 3.3 miliardi, meno della metà di quella decisa dal governo. La differenza è un regalo alle banche, in particolar modo Banca Intesa e UniCredit: un regalo pari a circa un anno di Imu sulla prima casa. Come se non bastasse la proposta del governo non prevede una nazionalizzazione di Bankitalia, ma solo una redistribuzione delle quote tra istituzioni finanziarie. Se questo fosse l'obiettivo finale, non ci sarebbe bisogno di una valutazione esterna: basterebbe lasciare al mercato determinare il prezzo. La rivalutazione del capitale, però, ha anche un altra funzione. Lo Statuto di Bankitalia fissa il dividendo al 6% del capitale. Rivalutando il capitale, i dividendi futuri aumenterebbero da 70 milioni a 500 milioni, riducendo le entrate dello stato per la differenza. Invece che a correggere un problema istituzionale, la proposta del governo sembra andare nella direzione di aiutare le banche a ricapitalizzarsi a spese dello stato, che si fa carico di comprare le quote in mancanza di compratori privati. Pur perdendoci nel lungo periodo, lo Stato ci guadagna nel breve: riceve subito delle imposte sulle plusvalenze che può contabilizzare a riduzione del deficit. Se questa manovra l'avesse ideata Tremonti, la Banca d'Italia l'avrebbe stigmatizzata come "finanza creativa". Visto che viene da un ministro ex banchiere centrale, come dobbiamo chiamarla?”   Adusbef, che il 23 dicembre 2013 non mancherà all’appuntamento a Via Nazionale davanti Palazzo Koch, per richiamare l’attenzione sull’ennesima svendita del patrimonio pubblico, quello di Bankitalia, accumulato con il sudore di depositanti, contribuenti, risparmiatori, stigmatizza ancora una volta l’ennesimo regalo, confezionato ad hoc da Saccomanni-Letta come premio per i banchieri di regime, per aver strozzato famiglie ed imprese ed attuato le migliori pratiche per  saccheggiare le tasche dei consumatori.

21/12/2013

Documento n.9581

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