ABI:SONO UTENTI,CONSUMATORI E PMI STRANGOLATI DALLE BANCHE,CHE PAGANO COSTI E TASSI ELEVATI E GLI ALTI STIPENDI DEI BANCHIERI,A MERITARE PIU' RISPETTO

in Comunicati stampa

 

COMUNICATO STAMPA

 ABI: SONO UTENTI, CONSUMATORI E PICCOLE E MEDIE IMPRESE STRANGOLATI DALLE BANCHE, CHE PAGANO TASSI ELEVATI, COSTI SALATI E GLI ELEVATI STIPENDI DEI BANCHIERI, A MERITARE PIU’ RISPETTO. NAZIONALIZZARE IL CAPITALE DI BANKITALIA, IN ATTUAZIONE LEGGE 262/2005.

    Non sono le banche italiane a meritare più rispetto, ma i consumatori, utenti e piccole e medie imprese strangolati dal credito negato con tassi più elevati d’Europa di 1,19 punti in più sui mutui, costi proibitivi dei conti correnti pari a 320 euro contro una media di 114 dell’Ue che si traduce in un aggravio annuo di 6 miliardi di euro addossato ai correntisti, che pagano gli emolumenti ai banchieri e subiscono ogni genere di usi, abusi e soprusi quotidiani, che meritano maggiore rispetto e considerazione.    Non sono quindi le banche ad essere oggetto di critiche preconcette, frutto di uno spirito anticapitalista di ritorno in tempi di crisi, ma i loro dissennati comportamenti nel venire meno alla funzione creditizia che comporta il rischio di impresa, dirottando per intero 254 miliardi di euro di prestiti Bce al tasso dell’1% sui titoli del debito pubblico, invece che assecondare la domanda di credito proveniente dalle imprese, come dimostra il calo marcato dei prestiti a maggio del - 2,4%. Se l’Abi è disponibile a rivedere l'azionariato della Banca d'Italia, che vede il 95% delle quote di partecipazione al capitale, di proprietà di banche (Intesa San Paolo ed Unicredit con il 52,3%) ed assicurazioni (Generali, Allianz, Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni,) in un gigantesco groviglio di interesse, ed è interessata al massimo di indipendenza delle autorità di garanzia, invece di definire inammissibile e di dubbia costituzionalità la legge del 2005, spieghi perché finora non è stata impugnata dalle banche.    In una fase di crisi acuta prodotta anche dalle banche italiane, che hanno addossato la presunta stabilità del sistema a consumatori, utenti e risparmiatori con un costo annuo di almeno 6 miliardi di euro di maggiori oneri, senza impedire il dissesto del Monte dei Paschi di Siena costato finora 4,1 miliardi di euro, il Governo abbia il coraggio di nazionalizzare il capitale di Bankitalia che ammonta a 156.000 euro, costituito da 300.000 quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, in attuazione dell’articolo 19, comma 10, della l. 28 dicembre 2005, n. 262, che imponeva entro la fine del 2008 alle banche azioniste di Bankitalia di cedere le proprie partecipazioni, affinché il capitale dell'istituto di vigilanza torni in mano pubblica.

 

 

10/07/2013

Documento n.9450

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