ZALESKI: HA FINITO LE CARTE VINCENTI MA HA BUONI AMICI TRA I CREDITORI. BANCHIERI ECCELLENTI CHE NON PAGANO MAI PEGNO

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- ZALESKI HA FINITO LE CARTE VINCENTI MA HA BUONI AMICI TRA I CREDITORI A cura di Hugo Dixon per "la Stampa" Nell'attuale crisi il bridge sembra essere un denominatore comune. James Cayne di Bear Stearns non ha rinunciato al tavolo verde neppure nei giorni critici del crollo. Ora si vocifera che Romain Zaleski, il finanziere franco-polacco, fosse impegnato in un torneo di bridge in Cina mentre la sua società di acciaio e investimenti veniva sommersa da 5,5 miliardi di debiti accumulati ai tempi del boom. L'ex funzionario ministeriale francese ha sfruttato la battaglia di Mittal per il controllo di Arcelor, cambiando fronte all'ultimo momento e facendo guadagnare 400 milioni al suo veicolo finanziario, la Carlo Tassara. Questa volta, tuttavia, sembra aver finito le carte vincenti. Zaleski si è indebitato per sostenere i propri investimenti, una strategia perdente in un periodo di stretta creditizia. Con il crollo dei mercati sono arrivate le chiamate di margine sugli 1,3 miliardi dovuti a Bnp Paribas e a Royal Bank of Scotland. La Carlo Tassara potrà onorare questi debiti grazie al rifinanziamento concesso da un gruppo di banche italiane - Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi Banca e Bpm. Le condizioni finali non sono ancora state annunciate, ma si sa che Zaleski non avrà più il controllo della società. La mano vincente sarà appannaggio del consulente di Merrill Lynch, Pierfrancesco Saviotti. Resta il fatto che l'intervento delle banche è stato impressionante. Non tutti gli speculatori possono contare su amici tanto devoti. Ma la storia nasconde un retroscena. Tra i creditori di Zaleski vi sono quelle stesse banche che si sono affrettate a prestargli soccorso. La Carlo Tassara deve 1,8 miliardi di euro a Intesa e 1,6 a Unicredit. Possiede inoltre il 5% delle azioni di Intesa, il 2% di Mediobanca e di Generali. Zaleski è anche un vecchio amico di Giovanni Bazoli, il presidente di Intesa Sanpaolo. Certo, non è il momento per le banche di cristallizzare le perdite, e gli istituti possono sempre sostenere che si tratta di un'ordinaria ristrutturazione. Ma la Consob e la Banca d'Italia stanno seguendo da vicino la vicenda. Forse i debiti di Zaleski erano così ingenti e strategici da spingere i creditori a impedire un disastro. (Rachel Sanderson) 10 - NUOVO ALLARME PER LE BANCHE LE PERDITE TOTALI RISCHIANO DI SUPERARE I MILLE MILIARDI... A cura di Hugo Dixon per "la Stampa" I mercati sono angosciati dalle tre d: deleveraging, deflazione e depressione si alimentano a vicenda e rischiano di creare un circolo vizioso. Con le banche ancora sotto pressione, i governi dovranno completare rapidamente i piani di ricapitalizzazione già intrapresi e adottare altre misure per impedire l'aggravarsi della crisi. L'ultima caduta dei mercati è stata provocata dall'ipotesi di un'inflazione negativa negli Stati Uniti e dal timore che i paesi industrializzati siano avviati non più verso una grave recessione ma verso una vera e propria depressione. Sono inoltre riemerse le preoccupazioni sulla sorte delle banche. Le azioni di Citigroup sono sprofondate del 23% il 19 novembre. Un elemento chiave di questa trama intricata è il deleveraging, cioè il ricorso all'indebitamento finanziario. Secondo i calcoli di Nomura Securities, tra il 1983 e il 2007 il rapporto tra credito privato e Pil nei paesi del G7 più la Cina è salito dal 92% al 155%. Vi sono due tipi di collegamento tra il deleveraging e la recessione/depressione. In primo luogo, quando le banche riducono i prestiti, i prezzi degli asset finanziati con quei prestiti scendono. In secondo luogo, quando la crisi si aggrava, le banche subiscono altre perdite. Secondo Nomura, la prossima ondata di perdite per la recessione potrebbe raggiungere i 475 miliardi di euro (600 miliardi di dollari) per le sole banche europee nei prossimi quattro anni. Le banche Usa potrebbero perdere ancora di più, perché i prezzi degli immobili non hanno smesso di scendere e l'indebitamento dei consumatori è superiore. Perciò, le perdite totali delle banche potranno arrivare a più del doppio dei 580 miliardi di sofferenze calcolati fino a oggi. Un altro problema è che i piani dei governi si sono fermati alle intenzioni, ma gran parte dei fondi non è stata ancora stanziata. Negli Usa il ministro del Tesoro Hank Paulson ha sospeso le iniezioni di capitale dopo la prima tranche di salvataggi, mentre in Europa gli interventi di ricapitalizzazione sono stati finora lenti e frammentati. I governi dovrebbero conferire subito alle banche i capitali necessari. (Edward Hadas e Hugo Dixon)

21/11/2008

Documento n.7610

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