TREMONTI, DRAGHI,PROFUMO: LA CASTA FINANZIARIA CHE IMPOVERISCE I RISPARMAITORI....,

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Tratto da wwww.dagospia.it Pensiero stupendo (Seneca) "Un ricco che muore ricco ha sprecato la sua vita" TREMONTISSIMO INCAZZATO PER LA MOSSA LIBICA DI PROFUMO, IN DUPLEX CON DRAGHI (GIULIETTO apre mille fronti ma non riesce ancora ad affermare la sua autorevolezza) L'indovinello che gira a Milano è questo: chi è il miglior banchiere tra Alessandro Profumo e Corradino Passera? La domanda se la pongono i pendolari e gli esperti di finanza, ma la risposta più precisa la danno gli uscieri di piazza Cordusio e del quartier generale di BancaIntesa. Per loro non c'è alcun dubbio: entrambi sono figli della Bocconi e di McKinsey, hanno lo stesso quoziente di arroganza, ma Profumo è un tecnico migliore mentre Passera è un banchiere più completo perché ha alle spalle esperienze industriali e una sensibilità politica più forte. È un giudizio generoso perché l'autocritica che Profumo ha fatto sugli errori commessi in Italia e in Europa per costruire il suo impero, basta da sola a incrinare l'immagine del tecnico eccellente, ma non c'è dubbio che le mosse dell'ultima settimana sembrano aver risvegliato (in articulo mortis) quel tasso di competenza che gli ha consentito di fare dentro la sua banca una carriera strepitosa e strepitose stock options. La velocità con cui ha messo in piedi l'aumento di capitale e le operazioni per rafforzare il patrimonio di Unicredit, è pari a quella degli ultimi tre giorni in cui è riuscito a tirar fuori dalla tenda di Gheddafi 1,2 miliardi pari al 4,23% del capitale. A Dagospia risulta che nella giornata di martedì l'ex-boyscout genovese abbia sudato le sette camice per convincere Paolo Biasi, presidente di Cariverona e azionista con il 5% di Unicredit, che i soldi del Fondo sovrano libico non puzzavano, anzi sono la soluzione per risollevare le sorti della banca. Il colloquio è durato più di due ore, ma alla fine Profumo l'ha spuntata e ieri sera l'operazione è andata in porto. Bisogna chiedersi a questo punto chi sono stati i referenti primari del banchiere genovese perché a quanto pare Berlusconi e Giulietto Tremonti sono piuttosto incazzati per l'exploit libico. Il più seccato dei due è sicuramente il genietto di Sondrio che al di là dei monumenti scritti da giornalisti compiacenti, apre mille fronti ma non riesce ancora ad affermare la sua autorevolezza. Tremonti gioca su molti tavoli e non fa mistero di essersi convertito sulla strada dell'interventismo statale. Dopo il protezionismo alla Colbert, il suo cuore di ex-socialista ha preso a pulsare per il keynesismo e l'italianità. Il suo avversario non sono soltanto gli speculatori che considera la peste del secolo, e nemmeno i petrolieri per i quali aveva concepito la Robin Hood Tax; nel mirino c'è un uomo freddo e misurato che potrebbe sbarrargli la strada quando il Cavaliere dai capelli cremolati sarà accompagnato dai corazzieri dentro il Quirinale, e si chiama Mario Draghi. Rispetto al Governatore il Robin Hood della Valtellina non ha all'estero la credibilità dell'uomo di via Nazionale. Se ne sono accorti a Washington e a Parigi nonostante il tentativo di far passare le proposte italiane come la salvezza dei mercati. In realtà nelle sedi della finanza che conta (soprattutto quella inglese dove perfino un cadavere politico come Gordon Brown è riuscito a diventare un gigante) Draghi è considerato l'unico interlocutore attendibile dell'economia italiana. Ed è con lui che Profumo ha costruito l'operazione del Fondo sovrano libico. Le altre interpretazioni che corrono oggi sui giornali circa l'accerchiamento di Unicredit da parte dell'asse Geronzi-Berlusconi sono fantaeconomia, come infondata è la voce che Giulietto Tremonti dopo aver minacciato le dimissioni sull'emendamento salvamanager, avrebbe accarezzato l'ipotesi di sostituire Profumo con Matteuccio Arpe. L'idraulico del ministero del Tesoro è rimasto semplicemente spiazzato dal tecnico di piazza Cordusio. E dopo avergli procurato 100.000 punture di spillo, adesso è terribilmente incazzato. 2 - L'ORGANIGRAMMA DI EMMA (SOLO PER VOI) La moretta di Mantova, Emma Marcegaglia, sfida la buona sorte e anche se oggi è venerdì 17 non rinuncia a incontrare il top dei banchieri italiani. Alla riunione che si tiene a porte chiuse in viale dell'Astronomia, partecipano il globetrotter Giuseppe Morandini (vicepresidente di Confindustria per le piccole e medie imprese) e Luca Garavoglia, un anziano bocconiano che guida il Comitato tecnico per il Fisco. A introdurre gli ospiti ci saranno il parroco di campagna Maurizio Beretta e Daniel Kraus, il massiccio direttore per le politiche industriali. Quest'ultimo è particolarmente soddisfatto perché l'organigramma uscito due giorni fa dall'ufficio della Marcegaglia gli attribuisce il coordinamento di un'infinità di settori. Nella sua infinita miseria Dagospia è riuscita ad avere tra le mani le 15 paginette del Documento in cui vengono indicati i diversi incarichi e lo ha letto con grande attenzione. A pagina 2 sono indicate le funzioni che risponderanno direttamente alla Marcegaglia e qui c'è da fare un salto sulla sedia perché a lei risponderanno il parroco Beretta, l'assistente Giancarlo Coccia, e un certo Guido Morini che avrà come compito (si legge testualmente) "la tutela dell'inquinamento". Si tratta probabilmente di un refuso, ma nei corridoi di Confindustria si ironizza sullo svarione che fa passare la siderurgica Marcegaglia come una protagonista dei disastri ambientali. Nell'organigramma ci sono altre cose curiose: ad esempio nell'area della fiscalità e della finanza diretta da Elio Schettino si trovano ben quattro dirigenti, e lo stesso affollamento c'è nel settore che cura il marketing associativo, guidato dallo storico direttore, Gabriele Manzo. La parte del leone la fa comunque il massiccio e barbuto, Daniele Kraus, che avrà sotto di sé due vicedirettori (Marco Felisati e Giuseppe Mele) e ben 17 aree di competenza. Evidentemente il numero 17 in Confindustria non fa paura.

17/10/2008

Documento n.7545

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