TAXI MAFIA ROMA – PER LE NUOVE LICENZE SERVONO MAZZETTE DA 40 MILA €

in Articoli e studi
IL GIRO GESTITO DA ALCUNI CAPI DI COOPERATIVE (UNO DEI QUALI LEGATO AD UNA POTENTE FAMIGLIA MALAVITOSA)- LE “FAMIGLIE” DI CIAMPINO E VIA GIOLITTI… 1 - taxi con tangente... Paolo Biondani per "L'Espresso" Tangenti e ricatti per avere le licenze dei taxi a Roma. E truccare uno dei pochi tentativi di liberalizzazione avviati in Italia. È un'accusa inedita, sostenuta da un gruppo di beneficiari delle 1.700 nuove licenze assegnate dal Comune di Roma dopo lunghe e tormentate trattative tra l'ex giunta Veltroni e una parte delle organizzazioni di categoria. Quel principio di liberalizzazione del mercato dei trasporti nella capitale (avviato con due bandi pubblicati nell'agosto 2005 e destinato a completarsi nel giugno 2009 con le ultime 250 licenze) era diventato uno spartiacque tra destra e sinistra nell'ultima campagna elettorale, in un crescendo di polemiche politiche, lotte sindacali, sospetti e veleni spesso incomprensibili ai non addetti ai lavori. Taxi E ora 'L'espresso' ha raccolto una serie di testimonianze su presunti pagamenti in nero collegati alle nuove licenze. Accuse rivolte dall'interno di una categoria che mai come oggi si sente precipitata nella considerazione sociale, con una maggioranza silenziosa di tassisti romani che si dichiarano "stanchi di dover lavorare tra abusi e illegalità". Incollati al volante da otto a 12 ore al giorno tra smog e ingorghi, s'infuriano nel sentirsi paragonare a una casta corporativa di privilegiati. E si autoritraggono invece come una categoria in crisi, stretta tra mala amministrazione, sindacati neri e bande delinquenziali. In questo clima, 14 tassisti romani, sentiti separatamente e all'insaputa l'uno dell'altro, hanno raccontato a 'L'espresso' come e quando sarebbe stata truccata la liberalizzazione delle licenze romane. Pur ignorando le dichiarazioni dei colleghi, tutti hanno descritto un identico sistema corruttivo, con dettagli e personaggi coincidenti. Per ora nessuno ha denunciato i fatti alla magistratura: qualcuno ci sta pensando, ma è bloccato dalla paura di subire vendette e dal timore di ritrovarsi a sua volta indagato. Tutti i tassisti hanno accettato di parlare solo a condizione di non essere in alcun modo identificabili. Quattro delle loro testimonianze sono state registrate da 'L'espresso'. Un tassista romano di circa 40 anni, che chiameremo Alfa, ha inciso questa confessione. "Nel 2005 ero rimasto disoccupato e avevo grossi problemi di famiglia: gravi malattie e altro. Volevo un lavoro a tutti i costi e ho subito risposto al bando del Comune per i taxi. Per avere la licenza ho dovuto pagare una tangente di 20 mila euro al presidente della mia cooperativa di lavoro. La mia convivente aveva preparato un assegno, ma lui ha voluto i contanti, per non lasciare tracce". Con quella tangente Alfa si è trovato strozzato da un accordo-capestro: "Il presidente mi aveva chiesto 40 mila euro, che io non avevo, per cui sono rimasto in debito di 20 mila. Questa parte della tangente è diventata un prestito a usura. Per garantirsi il pagamento, il presidente si è fatto firmare dalla mia convivente degli assegni per cifre sempre più alte, che comprendevano 15 mila euro al mese di interessi. In tre mesi il nostro debito è salito a 65 mila euro. Il presidente è un personaggio molto abile: non si presenta come un ricattatore, ma come un amico che offre favori. In realtà sapeva, anzi vedeva che la mia convivente era molto malata e approfittava della nostra condizione di debolezza. L'ultima richiesta di pagare me l'ha fatta 15 giorni fa, ricordandomi che ha ancora i nostri assegni in cassaforte". Davanti ai taccuini Alfa aveva fatto il nome del presidente e identificato la cooperativa, ma nel video ha preferito non ripeterli, per non rendersi riconoscibile. Ma perché ha paura? "Il mio presidente ha fama di essere legato a una potente famiglia di malavitosi". Si tratta di uno dei più famosi clan criminali della capitale. Dopo aver registrato la confessione di Alfa, 'L'espresso' ha verificato che un magistrato della Procura di Roma sta indagando da mesi, con una squadra di polizia giudiziaria dei vigili urbani, su casi diversi, ma del tutto analoghi: presunti traffici di licenze gestite da cooperative di lavoro con metodi intimidatori ai limiti dell'estorsione. L'inchiesta, ancora segreta, ha già portato al sequestro di un centinaio di autorizzazioni per gli autisti a noleggio (in gergo Ncc): una categoria di conducenti privati che è confinante con quella dei tassisti. Altri due titolari delle nuove licenze romane hanno confessato a 'L'espresso', all'inizio con grande imbarazzo, di aver dovuto pagare personalmente una tangente. Il tassista Beta ha circa 45 anni. Parla senza inflessioni dialettali e dimostra un buon livello culturale. Ha rifiutato di farsi riprendere, ma il suo racconto è il più particolareggiato: "Per avere la licenza ho dovuto iscrivermi a una cooperativa di lavoro e versare 40 mila euro in nero al responsabile. Ho partecipato al primo bando del Comune di Roma, quello per le 300 licenze iniziali, destinate ai cosiddetti sostituti: colleghi che già lavorano al posto dei titolari, ad esempio in caso di malattia o invalidità. Mi sentivo sicuro, perché avevo accumulato quasi cinque anni di sostituzioni. Infatti, quando il Comune ha pubblicato la graduatoria, ero tra i primi classificati. Ma poi ho visto che i punteggi continuavano a cambiare. E a ogni modifica della graduatoria, il mio nome finiva sempre più in basso. Non riuscivo a crederci, mi sentivo preso in giro. Temevo di poter perdere da un giorno all'altro una licenza che sembrava già mia. Ero disperato. Avrei fatto di tutto per non restare disoccupato". Taxi Il portale del Comune di Roma documenta che, in effetti, quella graduatoria ha subito ben 27 modifiche tra il 2006 e il 2008, per i motivi più vari, tra cui due "anomalie del sistema informatico" che ai tassisti sono sembrate assai sospette. Il Comune si è sempre difeso spiegando che è tutto regolare: a cambiare le classifiche erano i controlli legali sull'effettivo possesso dei requisiti (dal titolo di studio all'anzianità di servizio) che i tassisti avevano "autocertificato". Alfa, Beta e i loro colleghi non sanno tuttora spiegarsi perché i burocrati romani abbiano scelto la strada dell'autocertificazione: "Non potevano fare i controlli prima? E come mai molti colleghi sono stati ammessi solo dopo aver fatto ricorso al Tar?". Anche l'altra graduatoria, per le 150 licenze in teoria destinate ai giovani disoccupati, ha subito almeno 12 modifiche. E proprio in quel periodo ad alcuni aspiranti tassisti vengono fatte 'proposte indecenti'. Racconta Beta: "Una persona a cui sono molto legato aveva partecipato all'altro bando, quello per i 150 disoccupati. Un giorno mi ha detto che, invece, era entrato nella nostra graduatoria dei 300. Ho controllato la classifica: era vero, era salito in modo pazzesco, il suo nome era pochi posti sotto il mio, eppure aveva fatto pochissime sostituzioni. Gli ho chiesto: ma come hai fatto? Mi ha risposto: 'Ho pagato 40 mila euro, non dirlo a nessuno'". A quel punto, dopo un altro paio di salti in graduatoria, anche Beta paga: 40 mila euro in contanti, la stessa cifra chiesta ad Alfa. La cooperativa da lui citata è diversa da quella del collega. Ma a incassare i soldi, secondo tutti e 14 i tassisti romani, sono sempre i dirigenti di alcune delle circa 70-80 cooperative di lavoro nate all'interno della categoria: piccole società a conduzione familiare, che non hanno niente a che vedere con i grandi radiotaxi. I personaggi accusati dai tassisti sono una decina. Spiega Beta: "Molte di queste cooperative fanno un lavoro regolare. Nei mesi del bando, funzionavano come le agenzie di pratiche auto: ci aiutavano a trovare tutti i documenti chiesti dal Comune. E per questo incassavano un prezzo giusto: poche centinaia di euro. Il problema è che i capi di alcune cooperative gestivano contemporaneamente anche il giro di tangenti". I 14 tassisti conoscono solo i nomi di presidenti-intermediari, ma non sanno chi fossero i destinatari finali delle loro mazzette. Alfa è convinto che i soldi siano finiti a funzionari pubblici, perché è stato testimone di rapporti di familiarità molto sospetti con quella cooperativa: "Ho visto più volte il mio presidente che entrava negli uffici competenti per i taxi comportandosi da padrone. Prendeva in mano le pratiche e le gestiva come se fossero sue". Un altro tassista, che chiameremo Gamma, sostiene che il suo presidente gli avrebbe chiesto una piccola mazzetta per corrompere uno specifico funzionario: "Mi ha chiesto 500 euro dicendo che doveva oliare quel dipendente pubblico per ottenere un certificato. Ho pagato e il giorno dopo ho avuto il documento". L'ipotesi del millantato credito, cioè del truffatore che finge di dover corrompere qualcuno, ma in realtà si tiene i soldi, viene accolta da Beta con una risata: "Pensate veramente che possa esistere qualcuno che, dopo aver rubato migliaia e migliaia di euro a decine o forse centinaia di tassisti romani, riesce ancora a camminare con le proprie gambe?". Per dimostrare che la gara per le licenze sarebbe stata aggiustata, i 14 tassisti sostengono che fra i vincitori comparirebbero presunte cordate di "parenti, amici o conoscenti" dei presidenti-intermediari; plotoni di "dipendenti comunali, provinciali, regionali" e "altri impiegati pubblici che non avrebbero potuto neppure partecipare"; ultrasessantenni, in qualche caso già pensionati, "che hanno subito affittato la licenza senza mai fare il tassista"; e "perfino avvocati". Tra i primi 450 aggiudicatari delle nuove licenze abbondano i casi di omonimia con dipendenti pubblici e familiari dei titolari di cooperative. E altri due neo-tassisti hanno lo stesso nome, cognome e data di nascita di legali iscritti all'ordine degli avvocati di Roma. Nei giorni scorsi, i vigili di Roma hanno scoperto quattro licenze intestate a dipendenti comunali. In attesa dei risultati delle inchieste giudiziarie, i nostri 14 tassisti fanno notare che anche le ultime 1.250 licenze "sono state assegnate seguendo esattamente le stesse graduatorie delle prime 450". Oltre a queste stranezze, a spiegare il diluvio di proteste e cortei delle auto bianche che bersagliarono la giunta Veltroni è anche un dato economico: dopo cinque anni di servizio, i tassisti possono vendere la licenza, che diventa così una specie di liquidazione per chi smette di lavorare. Su questo punto Beta è il più preciso: "Prima della liberalizzazione, i tassisti a Roma erano 5.800 e ogni licenza valeva tra 180 e 200 mila euro. Con i nuovi permessi il prezzo è crollato da un giorno all'altro di 50-60 mila. E nessuno ha spiegato ai romani che la licenza, in pratica, è il nostro Tfr". E le tangenti cosa c'entrano? "Io mi ero già attrezzato a pagare 180 mila euro per comprare una licenza con un mutuo. Con la tangente ho speso un quarto". Con l'elezione di Gianni Alemanno il mercato dei taxi è tornato a chiudersi e i prezzi sono risaliti: una licenza costa circa 150 mila euro. Sembra paradossale, ma tutti i tassisti che si dichiarano di destra rimproverano alla giunta Veltroni, prima di tutto, di "non aver rispettato la legge Bersani". Sì, proprio la normativa-base della liberalizzazione (legge 248 del 2006), che autorizzava i comuni a bandire concorsi "anche a titolo oneroso". Cioè a vendere le licenze, anziché regalarle, usando una parte del ricavato per migliorare i trasporti locali, mentre il grosso dell'incasso ("In misura non inferiore all'80 per cento") poteva essere "ripartito" tra i tassisti già in servizio. Appunto per compensarli della perdita di valore delle loro licenze-Tfr. Proprio questa è la strada scelta da un altro comune simbolo della sinistra italiana: il 24 giugno scorso, varando il bando per 41 nuove licenze, la giunta di Bologna ha stabilito di metterle in vendita "al valore di euro 150 mila cadauna". A conti fatti se Roma avesse applicato la legge Bersani con lo stesso metro, avrebbe potuto incassare 255 milioni, da dividere tra le casse municipali e i vecchi tassisti. Invece la giunta Veltroni ha preferito assegnare le 1.700 licenze gratis. L'assessore alla Mobilità della giunta Cofferati, Maurizio Zamboni, ha spiegato così la diversa scelta di Bologna: "Prima chi risultava vincente si portava a casa una licenza che vale tantissimo senza tirare fuori un soldo. Era come vincere alla riffa". 2 - Truffa a tassametro... Barbara Schiavulli per "L'Espresso" Taxi A dare il benvenuto a Roma al turista che atterra a Ciampino è una squadra di tassisti specializzata in truffe. Sono una trentina, detestati e temuti dalla stragrande maggioranza dei colleghi, che li chiamano 'la mafietta'. Il loro metodo di lavoro è da anni sotto gli occhi di tutti. Nel parcheggio riservato dell'aeroporto, di fianco al cancello degli arrivi, i taxi sono incolonnati su due file. Solo nella prima i guidatori sono al volante: sono i tassisti normali e di fatto riescono a caricare solo clienti che conoscono Roma. Nel centro del piazzale, in piedi, si agita una mezza dozzina di capimanipolo. Sono lì "per spartirsi i polli", spiegano i colleghi. Appena i turisti stranieri escono dall'aeroporto, vengono abbordati da questi strani intermediari. Che fanno avanzare solo i tassisti amici, quelli della 'mafietta', tra liti, urla e minacce ai colleghi esclusi. I turisti si vedono sballottare da un'auto all'altra, come pacchi. L'importante è che paghino. Sperimentare la truffa è facile: basta fingersi milanesi. Per le corse tra Ciampino e il centro storico qualunque cliente dovrebbe pagare un prezzo fisso di 30 euro. Invece la 'mafietta' seleziona le vittime e impone il pizzo. Il furbetto del taxi ha la barba sfatta e viaggia con la radio a tutto volume. Sull'auto bianca non c'è traccia del foglio regolamentare con i prezzi. Arrivato a destinazione, in una via a lui sconosciuta vicino al Colosseo, spara la sua tariffa: "Quaranta euro". Ma non erano 30? "Dagli aeroporti so' sempre 40". E la ricevuta? Risposta ammiccante: "Gliene dò due, metta lei le cifre". A Ciampino le truffe sono sistematiche. Per sincerarsene basta tornare in aeroporto, poche ore dopo, fingendo di essere stranieri. Con la stessa tecnica, un intermediario abborda i due turisti e li consegna a una tassista con i capelli neri. I clienti chiedono in inglese della stazione Termini. Durante il viaggio la tassista allunga il percorso: "Vi porto a vedere il Colosseo". All'arrivo, naturalmente: "Fanno 40 euro". A tarda sera, sentendosi raccontare di due truffe su due corse, un tassista sessantenne scuote la testa: "Vi è andata bene. Di solito quelli di Ciampino raddoppiano: 60 euro, con botte di 120". Come molti colleghi, questo tassista non ferma mai a Ciampino: "Io lì non ci vado. Ci lavorano solo quelli della mafietta". E se qualcuno ci prova che succede? "Succede che ce menano". Una seconda 'mafietta' fa base in via Giolitti, a fianco della stazione Termini. Qui il mese scorso tre tassisti sono stati filmati mentre rubavano una moto. Nello stesso punto ora c'è un trentenne biondo, spalleggiato da una decina di colleghi, che inveisce contro una vigilessa. Caricati i due clienti che gli sembrano stranieri, il tassista parte di scatto senza accendere il tassametro. All'arrivo, in piazza Trilussa, chiede "20 euro più 5 di supplemento". Con un tassista normale, lo stesso tragitto ne costa 13. Loreno Bittarelli, presidente del più grande radiotaxi di Roma (06 3570, con 3.300 iscritti), conosce queste situazioni e chiede al Comune una svolta: "È nell'interesse di tutti i tassisti stroncare un'illegalità diffusa da troppi anni, che danneggia l'intera categoria. Servono interventi contro tutte le forme di abusivismo". Raffaella Modafferi, comandante del Gruppo pronto intervento traffico (Gpit) dei vigili urbani, annuncia "una inchiesta capillare su queste organizzazioni truffaldine e su altre forme di illegalità". È vero che indagate anche su tangenti e ricatti per le licenze? "A questa domanda non posso rispondere". [07-11-2008]

07/11/2008

Documento n.7580

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK