STATISTI (DE CHE ?): GIORNATA NERA PER GIULIETTO: DRAGHI E PASSERA INCORONATI DA ’FT’ E DA S.B.

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CHE GIORNATA NERA PER GIULIETTO: DRAGHI E PASSERA INCORONATI DA ’FT’ E DA S.B. - ’Financial Times’: la Libia potrebbe annunciare OGGI l’ingresso nel capitale EneL - PUBLICIS, CHE VOLO ALITALIA-FRANCE - SCAJOLA SCAJA - IL COMPITINO-SPOT DI ALESINA - 1 - CHE GIORNATA NERA PER GIULIETTO: DRAGHI E PASSERA INCORONATI DA 'FT' E DA S.B. - BAZOLI NO, LAPO Sì Sono in molti a credere che Giulietto Tremonti scriverà le sue memorie. Non si capisce infatti perché l'ex-tributarista di Sondrio debba sottrarsi a un compito che è stato assolto da personaggi come il generale De Gaulle, Winston Churchill e, secondo quanto si dice in America, anche dalla bionda ereditiera Paris Hilton. Se lo farà dovrà sicuramente dedicare un capitoletto alla giornata di ieri che nella sua vita di ministro è forse una delle più nere. Di prima mattina gli hanno messo sotto gli occhi la notizia che Dagospia ha ripreso dal "Financial Times" sulla classifica dei 50 uomini più potenti della terra dove appare un solo italiano, quel Mario Draghi che continua a ripetere che le banche italiane sono solide - e allora non si capisce perché abbiano chiusi i rubinetti con le piccole e medie imprese che falliscono a catena. Giulietto porta sulle guance i segni dello stress al quale è sottoposto in questi mesi, una sofferenza che è destinata a crescere nella misura in cui vede che i circoli finanziari angloamericani continuano a considerare Draghi tra i potenziali salvatori del Pianeta. D'altra parte doveva aspettarsi il tiro mancino del "Financial Times" soprattutto da quando ha deciso di sfregiare la Banca d'Italia con quell'idea balorda dei prefetti che dovranno vigilare sull'uso corretto dei bond che le banche daranno alle imprese. Per un intelletto raffinato come il suo anche la conferenza stampa a due voci con il ministro dell'Interno Maroni non è stato un passaggio facile. Che i prefetti diventino banchieri ed esperti di finanza è uno strappo alla natura, "un rimedio estremo" (come scrive oggi Angelo De Mattia, l'ex-braccio destro di Antonio Fazio) che porta soltanto confusione quando è noto che la Banca d'Italia ha i poteri e la struttura per esercitare efficacemente la Vigilanza. Il dolore più grande Giulietto deve averlo provato nella cena che si è svolta sotto le volte di Villa Madama con il premier, i banchieri e alcuni rappresentanti del mondo industriale. Davanti allo squallido menù patriottico dove le pennette e il gelato avevano i colori della bandiera, non c'erano i due Grandi Vecchi di Mediobanca e BancaIntesa. Questa assenza basterebbe da sola a dimostrare il profilo basso dell'iniziativa. C'era però Lapo Elkann che insieme a Tremonti ha ascoltato in religioso silenzio i ripetuti elogi di Berlusconi a Corradino Passera, il banchiere innamorato di AirOne che ha salvato l'Alitalia. I camerieri di Villa Madama hanno raccontato ai giornalisti che il Cavaliere ha citato più volte Corradino come esempio di una finanza coraggiosa che risponde con un colpo di tacchi alle chiamate della politica. La riconoscenza di Berlusconi verso il banchiere ex-McKinsey è grande e sorvola sulle ragioni del crollo in Borsa di BancaIntesa che la prossima settimana si metterà in fila per prendere un bel pacco di Tremonti bond. Berlusconi si è ben guardato dal dire che forse la banca milanese, che fino a dicembre appariva tra le più solide, è stata troppo generosa quando ha allargato i cordoni della borsa agli aerei di Colaninno, ai treni di Montezemolo, alle automobili della Fiat e ai problemi di Tiscali e di Enel. Citando Roosevelt il Cavaliere dai capelli cremolati ha detto che "l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura", parole nobili che Giulietto Tremonti condivide, ma ciò che gli fa paura sono le classifiche del "Financial Times" e gli elogi sperticati al banchiere di AirOne. 2 - PUBLICIS, CHE VOLO ALITALIA-FRANCE Nella trattoria di lusso di Villa Madama dove Lapo Elkann e il boccoluto Mussari di MontePaschi hanno assistito alla messa cantata di Berlusconi, il tema dell'Alitalia è entrato come un esempio di italico coraggio. Forse il presidente del Consiglio non è stato informato da Gianni Letta su come stanno andando le cose nella nuova Compagnia di Colaninno e Sabelli. Qui sembra che la matassa si stia ingarbugliando fino al punto da provocare una serie di contrasti per nulla irrilevanti. Alla luce del sole è apparso il conflitto che si sta creando tra il Commissario Augusto Fantozzi e Cai, un contrasto davvero curioso perché il tributarista dei Parioli non ha fama di leone coraggioso, ma nell'intervista che sabato ha concesso al "Sole 24 Ore" ha denunciato i bastoni nelle ruote che la cordata dei patrioti gli sta mettendo per vendere i pezzi della bad company. "Per vendere gli aerei - ha detto il liquidatore - abbiamo bisogno di documentazione che in questo momento solo i dipendenti di Alitalia-Cai e gli ex-dipendenti di Alitalia possono fornirci". In pratica il timido Augusto ha accusato la nuova Alitalia di nascondergli le carte, e poi ha sferrato un altro colpo basso contro il decreto dell'Antitrust che privilegia Colaninno e Sabelli. A Dagospia però risulta che non c'è solo questa frizione perché tra i soci di Cai sarebbero in corso frenetiche consultazioni sulle perdite dei primi due mesi di Alitalia. La stima fornita da Sabelli nel budget per il 2009 prevedeva un buco di 200 milioni che secondo alcuni soci di Cai è assolutamente ottimistico perché di questo passo la cifra potrebbe raddoppiare. A conforto di questa previsione tirano fuori i dati di Lufthansa che ha chiuso il 2008 con il 64% in meno di utili, e molti di loro ridono all'idea che si possa trovare in Vietnam piuttosto che in altri paesi dell'Asia un nuovo partner per la Compagnia. È vero che Colaninno in questo momento si trova ad Hanoi, ma ci è andato per la sua "Vespa" che viene costruita in India e in Cina. L'idea di un alleato vietnamita o asiatico era già frullata nella mente di Rutelli, ma non ha alcun fondamento perché Colaninno considera la sua Piaggio la vera carta di riserva. I soci di Cai vorrebbero capire invece come andrà a finire la vicenda di Malpensa e chiedono a Sabelli di rafforzare la comunicazione e la pubblicità di Alitalia.E la campagna pubblicitaria è stata vinta dall'agenzia francese Publicis. 3 - IL DILIGENTE ALESINA FA IL COMPITINO Alberto Alesina, il 52enne economista italiano che insegna all'università di Harvard, è un personaggio davvero curioso. Nessuno nega un'intelligenza brillante a questo studioso che si è laureato nell'81 alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni. L'"Economist" ha addirittura azzardato che potrebbe meritarsi un premio Nobel e forte della sua fama l'economista di Pavia riesce a stare in sella tra i nostalgici del liberismo e l'esercito dei "nazionalizzatori".Insieme agli amici Zingales e Giavazzi (due uomini uniti da un tasso elevatissimo di supponenza) il buon Alesina cerca di smentire la tesi secondo la quale di fronte alle previsioni degli economisti bisogna fare esattamente il contrario. Ieri ha dato il suo contributo al Summit della Pubblicità che si svolge all'Auditorium Parco della Musica e non ha perso occasione per dire che sulla crisi e sulla globalizzazione circolano troppi luoghi comuni. A suo avviso i media stanno contribuendo a diffondere false verità con un'informazione "bombastica" dove il pessimismo e l'ottimismo si alternano a danno dei risparmiatori. Dagospia esprime un grande apprezzamento e rivendica il copyright della parola "bombastica" che è stata introdotta nel lessico dei media per suo merito, e ricorda al riccioluto economista di Harvard che il pessimismo non nasce per colpa dei telegiornali e di giornalisti come Santoro, Iacona e la Gabanelli.Forse il professore ha dimenticato le previsioni catastrofiche dei colleghi economisti Krugman e Roubini, i bollettini del Fondo Monetario e gli allarmi lanciati da Strauss-Khan e Jean-Paul Trichet (il capo della Bce che indossa vezzose camice biancocelesti). Però questo Alesina bisogna capirlo: chi l'ha invitato a Roma al Summit dell'Auditorium lo ha pagato profumatamente per dire ai pubblicitari di non suicidarsi. E lui ha recitato il suo compitino con diligenza. 4 - SCAJOLA SCAJA C'è un ministro a Roma che piano piano sta superando una crisi personale. È Claudio Scajola, il politico dell'aeroporto di Albenga che venerdì scorso è stato letteralmente massacrato durante la riunione del Cipe. In quell'occasione si è visto sottrarre dal triste collega Matteoli, le risorse che pensava di destinare al rilancio delle imprese. Non solo, il Consiglio dei Ministri che si è svolto subito dopo il Cipe ha attribuito alla Presidenza del Consiglio la gestione dei quattrini per la ripresa industriale. Per un uomo che è passato attraverso decenni di vita democristiana, la botta è stata durissima tanto è vero che con enorme sdegno ha disertato il Consiglio dei Ministri per rifugiarsi nel suo feudo e nella sua villa di Albenga. Adesso Scajola deve ridefinire il proprio ruolo e riprendere in mano il testimone del nucleare, un tema sul quale si è speso molto e di cui ha parlato ieri in Parlamento. Anche su questo argomento rischia grosso e sembra esserne consapevole perché non ha negato che ci vorranno almeno quattro anni per completare le procedure che autorizzano la costruzione della prima centrale. Quattro anni sono in realtà una previsione ottimistica, ma Scajola che continua a spendere buone parole anche sugli incentivi alla Fiat, ha dalla sua il parere dell'ultimo amico che gli è rimasto, il ligure presidente dell'Enea, Luigi Paganetto. Un po' di sorriso glielo ha riportato ieri Manuela Arcuri, la prosperosa attrice che insieme al sindaco Alemanno ha invitato Scajola a inaugurare un nuovo mercato rionale a Roma. Il declino continua.

12/03/2009

Documento n.7803

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