SECONDO GLI USCIERI DI TELECOMITALIA L’ERBA INTORNO A BERNABÈ STA PER ESSERE TAGLIATA IN MODO DEFINITIVO

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SECONDO GLI USCIERI DI TELECOMITALIA L’ERBA INTORNO A BERNABÈ STA PER ESSERE TAGLIATA IN MODO DEFINITIVO - ANCHE I GRANDI GIORNALI, AD ECCEZIONE DI “REPUBBLICA”, PARLANO APERTAMENTE DI CAMBIO DELLA GOVERNANCE - E BEBÉ VA A PRANZO CON DE BENEDETTI - FLAVIO CATTANEO IN MOVIMENTO PER LA SUCCESSIONE - COSSIGA: TREMONTI SARÀ L’AGNELLO SACRIFICALE LIQUIDATO DALLO STESSO BOSSI CHE DEVE PORTARE ALLA LEGA ALMENO UN PAIO DI REGIONI E IL FEDERALISMO FISCALE - LE IMBARAZZANTI DIMISSIONI DI POMPEI - FERROVIERE MORETTI, CAPOSTAZIONE BERSANI . TRATTO DA WWW.DAGOSPIA.IT 1- SECONDO GLI USCIERI DI TELECOMITALIA L'ERBA INTORNO A BERNABÈ STA PER ESSERE TAGLIATA IN MODO DEFINITIVO - ANCHE I GRANDI GIORNALI, AD ECCEZIONE DI "REPUBBLICA", PARLANO APERTAMENTE DI CAMBIO DELLA GOVERNANCE - E BEBÉ VA PRANZO CON DE BENEDETTI - SARMI E CATTANEO IN MOVIMENTO Gli uscieri di TelecomItalia stanno vivendo ore febbrili. Ieri mattina intorno alle 10,30 hanno visto crollare il titolo in Borsa fino alla sospensione e non hanno capito se si è trattato di un errore tecnico oppure di una manovra da parte di chi vuole aumentare le difficoltà di Franchino Bernabè. Quest'ultimo dovrà vedersela domani con i soci di Telco, la società veicolo che possiede il 24,5% di Telecom, e deve ricucire il consenso dei Benetton che a causa dei loro problemi vogliono rimettere in discussione il nuovo patto che li lega agli spagnoli di Telefonica, Mediobanca, Generali e IntesaSanPaolo. È probabile che prima della riunione di domani si troverà un compromesso al quale stanno lavorando i legali di Telecom e lo studio Bonelli Erede Pappalardo che rappresenta i fratelli di Ponzano Veneto. Superato questo ostacolo per Bernabè e per il suo stato maggiore l'appuntamento importante è quello dell'inizio di novembre (la data dovrebbe essere il 5) quando si riunirà il Consiglio di amministrazione nel quale oltre ai rappresentanti di Telco sono presenti gli altri azionisti. Gli uscieri si chiedono se questo potrà essere l'ultimo oppure il penultimo Consiglio con il manager di Vipiteno intorno al quale il muro delle critiche è diventato sempre più alto. Senza rifare la storia degli ultimi due anni, il coro delle polemiche arriva a un'unica conclusione: la gestione di Franchino è stata finora troppo "conservativa" e i problemi finanziari e industriali dell'azienda pesano come un fardello enorme. Gli uscieri sperano che dal cilindro di Franchino esca in occasione del Consiglio qualche coniglio robusto in grado di risollevare la sua credibilità, e si chiedono perché abbia traccheggiato così a lungo nella vendita degli asset che avrebbero alleggerito i 35,2 miliardi di debiti. Oltre a negare la necessità di un aumento di capitale, Bernabè si è opposto alla cessione di società come Ti Sparkle, e sulla controllata tedesca Hansenet che opera nella banda larga, continua a chiedere agli spagnoli di Telefonica 1 miliardo quando questi offrono 850 milioni. E lo stesso discorso vale per la cubana Etecsa come per La7 che secondo molti analisti è solo zavorra (ma sulla tv Berlusconi vigila). A questa gestione "conservativa" bisogna aggiungere il raffreddamento dei rapporti con il governo, verso il quale Franchino e il presidente Galateri di Genola chiedono inutilmente di sganciare gli 800 milioni promessi per la banda larga. Da Palazzo Chigi e dal ministero dello Sviluppo Economico dove si trova il viceministro milanese Paolo Romani, i segnali sono sconfortanti ed è per questa ragione che secondo gli uscieri l'erba intorno a Bernabè sta per essere tagliata in modo definitivo. Anche i grandi giornali parlano più o meno apertamente di cambio della governance. Qualcuno, come Massimo Mucchetti sul "Corriere della Sera" di oggi spezza qualche lancia in favore di Bernabè dentro un articolo confuso dove si parla di Mediobanca. E un appoggio esplicito arriva da "Repubblica" dove Giovanni Pons sostiene che Franchino gode ancora della fiducia di Intesa e dei soci francesi di Mediobanca. Ma questo è un riflesso condizionato che nasce dall'incontro avvenuto due o tre giorni fa a Roma tra Carletto De Benedetti e il capo di Telecom. Resta il fatto che il balletto dei candidati che potrebbero passare da una gestione "conservativa" al piano industriale tante volte annunciato e mai realizzato, è in pieno movimento. La manina di Telecom ha messo in giro le candidature di Stefano Parisi e di Luigi Gubitosi con l'intento esplicito di bruciarle, ma nelle ultime ore gli uscieri dell'azienda telefonica hanno registrato altre voci che portano ai nomi di Massimo Sarmi e Flavio Cattaneo. Il primo ha sulle spalle un'indiscutibile esperienza nelle telecomunicazioni, ma dalla poltrona delle Poste è diventato un banchiere sul quale Giulietto Tremonti punta per dare vita alla Banca del Mezzogiorno. L'attenzione si stringe quindi intorno al marito della "Ferillona", l'architetto milanese Cattaneo che dal novembre 2005 è alla guida di Terna. Proprio in queste ore arriva la notizia che il manager 46enne cederà per 809 milioni le attività di Terna in Brasile con una plusvalenza che porterà nelle casse della società almeno 400 milioni. Ecco: era questo che volevano gli uscieri e gli azionisti da Franchino Bernabè, ma il manager di Vipiteno continua a parlare di sinergie e di piani industriali senza capire che il sipario sta calando. 2- COSSIGA: TREMONTI SARÀ L'AGNELLO SACRIFICALE LIQUIDATO DALLO STESSO BOSSI CHE DEVE PORTARE ALLA SUA GENTE ALMENO UN PAIO DI REGIONI E IL FEDERALISMO FISCALE Da quando si è ridotto lo stipendio a 3,4 milioni di euro, Alessandro Profumo mangia in cucina. Il banchiere genovese è molto attento al suo denaro e il pasto frugale lo divide soltanto con la "marita" Sabina Ratti, una manager che lavora all'Eni come dirigente. È probabile che anche ieri sera abbiano diviso un piatto di pasta al pesto e la solita mela che Profumo esibisce nei suoi viaggi all'Est. Ed è altrettanto sicuro che il banchiere non ha fatto parola della colazione che ha avuto con Giulietto Tremonti nella sede milanese del ministero dell'Economia in via Tarchetti. Qui erano presenti anche Corradino Passera, il pallido Vittorio Grilli e il presidente di Cariplo, Giuseppe Guzzetti ai quali si è aggiunto poi il massiccio Fabrizio Palenzona. Che cosa si siano detti questi personaggi resta un mistero anche se tutti parlano di una "pax armata" e dell'inizio del disgelo tra Giulietto e i due banchieri che lo hanno sfregiato sui Tremonti bond. Di sicuro c'è che questo incontro arriva dopo il weekend di Arcore dove l'ex-tributarista di Sondrio ha mostrato tutta la sua debolezza arrivando davanti alla scrivania del Cavaliere con gli angeli protettori Bossi e Calderoli. Forse non è sbagliato immaginare ciò che Dagospia ha scritto ieri quando ha detto che nella villa si è parlato di Unicredit, IntesaSanPaolo e del ruolo delle fondazioni. La conferma è arrivata a stretto giro di ore con il "pranzo del disgelo" nel quale Giulietto che si sente rafforzato avrà posto ai banchieri problemi di poltrone e di garanzie per la Lega. Qualcuno come Francesco Cossiga che sa leggere la politica oltre le passioni deboli (ira, odio, invidia), ritiene che alla fine il ministro sarà l'agnello sacrificale liquidato dallo stesso Bossi che deve portare alla sua gente almeno un paio di Regioni e il federalismo fiscale (una materia che ieri sera Cossiga davanti a Lilli Gruber ha dichiarato "incomprensibile"). L'impressione che si ricava dalla giornata di ieri è che la posizione di Tremonti si stia indebolendo e che la "pax armata" con i banchieri sia ispirata soprattutto dalla volontà di portare nel grembo della Lega altre porzioni di potere. FRANCESCO COSSIGA a Piazza San PietroDall'intimità della cucina di casa Profumo non trapela nulla. Si sa soltanto che Sabina Ratti ieri era felice per l'esito delle primarie che l'hanno già vista nel 2007 schierata accanto a Rosi Bindi, e per il riconoscimento che le è stato dato all'Eni dove il suo lavoro come responsabile della Sostenibilità ha ottenuto il premio per la Comunicazione. 3- QUELLE IMBARAZZANTI DIMISSIONI DI TOMMASO POMPEI DA EUTELIA Tommaso Pompei, il 67enne manager romano che ha ricoperto varie cariche nelle telecomunicazioni, ieri ha stabilito un record assoluto. Dieci giorni fa l'ex-amministratore delegato di Wind e di Tiscali era stato cooptato nel Consiglio di amministrazione di Eutelia, la società di Arezzo che opera nella telefonia ed è in mano al patriarca Angelo Landi e ai figli Samuele, Isacco, Raimondo. La nomina di Pompei era stata presentata con squilli di trombe non più tardi di venerdì 16 perché la sua esperienza e conoscenza "accrescerà - così si leggeva nel comunicato stampa - le opportunità di Eutelia nelle strategie di sviluppo". Dopo soli 10 giorni Pompei (la cui nomina sarebbe avvenuta per le pressioni di MontePaschi, creditore forte di Eutelia) ha pensato bene di alzare i tacchi e di dimettersi con motivazioni imbarazzate e per nulla convincenti. Raramente è successo qualcosa di simile in altre aziende e appare chiaro che il manager ha sentito puzza di bruciato dalle parti della società aretina. D'altra parte Pompei ha già avuto i suoi dispiaceri due anni fa quando per "colpa" di una trasmissione di Milena Gabanelli, la Procura aprì un'inchiesta su una tangente di 97 milioni che avrebbe favorito il faraone di Wind Sawiris. A far scattare la prudenza di Pompei è la storia più recente di Eutelia che si è liberata a giugno delle attività informatiche cedendole per la ridicola cifra di 96mila euro a Omega, un'azienda di call center. Dopo soli tre mesi Omega ha inviato le procedure di licenziamento per 1.192 dipendenti, il 60% dell'intera forza lavoro. L'aspetto curioso è che la cessione è avvenuta dopo la costituzione di una società-contenitore che si chiama Agile, la quale, insieme a Omega, si è fusa in questi giorni in un'altra società che si chiama Libeccio. Dietro Libeccio ci sono due fondi inglesi - come si legge oggi in un attento articolo di "Repubblica" - che farebbero capo a un certo Claudio Marcello Massa. Un personaggio che oltre ad altri incarichi in 10 società con oltre 10mila dipendenti, è amministratore delegato di Agile, l'azienda costituita a giugno da Eutelia. Qualcuno dovrebbe accendere un faro su questi strani movimenti di Eutelia, l'azienda di quei fratelli Landi sui quali la Procura di Arezzo tempo fa aprì un'inchiesta per frode fiscale e falso in bilancio. Di certo c'è soltanto che la cessione del ramo informatico mette a rischio quasi 1.200 posti di lavoro. E la stessa cosa sta avvenendo in altre aziende come la Videocon di Anagni, un tempo posseduta dalla Thomson e poi ceduta a una ricca famiglia di Bombay e ormai prossima alla chiusura con altri 1.300 posti a rischio. Forse sarebbe bene che dall'episodio delle dimissioni di Pompei al ministero dello Sviluppo Economico guidato da Sciaboletta Scajola, il ministro dell'aeroporto di Albenga, si affrontassero questi problemi senza perdere tempo nelle polemiche sulla libertà di stampa. A farlo dovrebbe essere soprattutto Giampietro Castano, il capo della task force del ministero che dopo aver lasciato Engineering nel 2005 ha l'incarico di seguire le crisi aziendali e di fare chiarezza sulle società "killer", che con soldi pubblici e privati si prestano a fare il lavoro sporco per chiudere le aziende. 4- IL FERROVIERE MORETTI E IL CAPOSTAZIONE BERSANI Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il manager più felice per il successo di Pierluigi Bersani nelle primarie di domenica, è Mauro Moretti, il capo delle Ferrovie che con il politico piacentino ha sempre avuto un rapporto di grande familiarità".

27/10/2009

Documento n.8261

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