SECIT: MA QUANTE ALLEGRE,TRASVERSALI CONSULENZE, MONSIEUR VISCO' !

in Articoli e studi
VISCO, CI PERDONI: SE IL SECIT È UN EX ENTE ISPETTIVO PERCHE’ HA 45 SUPERCONSULENTI A LIBRO PAGA? - DA ANNI LA SUA “MISSION” NON È CHIARA – E’ DIVENTATO UN “PARCHEGGIO DI LUSSO”?… trattio da "DAGOSPIA" Francesco De Dominicis per “LiberoMercato” Secit: la sigla è nota a pochi. Stiamo parlando dell’ex Servizio centrale degli ispettori tributari. Nato nel 1980 per tenere sotto controllo i conti pubblici italiani durante l’ennesimo esercizio provvisorio, oggi l’ente è più che mai una realtà misteriosa. I motivi, in parte, ci sfuggono. Sta di fatto che da oltre sei anni la mission non è chiara. E, soprattutto, sull’attività, sui costi e sui criteri di gestione vige il massimo riserbo. Una sorta di (inspiegabile) segreto di Stato che nessuno sa spiegare. Ma che, forse, fa comodo a molti. I veli sul Secit sono cominciati a scendere all’inizio del nuovo millennio. Poco prima infatti (per l’esattezza a luglio del ’99) un decreto legislativo ha rivoluzionato le attribuzioni dell’organismo, che da pool di superispettori chiamati a fare le pulci all’amministrazione finanziaria («con funzioni in parte ispettive e in parte di controllo contribuenti, di programmazione e di studio» come si legge sul sito internet) è diventato un club di esperti con compiti poco definiti. Un ulteriore passaggio normativo, si registra nel 2003. Quando un altro decreto delegato ha stabilito che gli atti degli esperti sono sottoposti a vincolo di riservatezza. Un cavillo che l’istituto sfrutta (con un’interpretazione ampia e di dubbia legittimità) per trincerarsi dietro un silenzio assordante. “LiberoMercato” ha provato a chiedere spiegazioni ai vertici dell’ente. Con quindici domande. Ma ieri, a 27 giorni dalla nostra richiesta, il direttore, Bruno Domenico Tridico è rimasto con la bocca cucita. «Le domande sono ancora al vaglio» abbiamo appreso, con stupore, in una e-mail ricevuta ieri mattina dallo staff di Tridico. E visto che siamo tuttora con un pugno di mosche in mano, usiamo queste colonne per “girare” le domande al viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco. Del resto, il Secit è alle sue strette dipendenze ed è stato proprio Visco, lo scorso 3 ottobre, a chiamare Tridico alla guida del Secit. Tridico è consigliere della Corte dei conti, uno dei quattro magistrati tra i 45 esperti che figurano a libro paga dell’ente. Ma andiamo con ordine. Primo quesito. Perché tanta riservatezza sull’attività del Servizio? Il decreto del 2003 sottopone a secretazione solo i dossier degli esperti. Sul resto dell’attività e degli atti dovrebbero esserci massima trasparenza. Niente da fare. Le relazioni sull’attività sono state pubblicate solo fino al 2003. Poi il buio. Come mai, abbiamo chiesto a Tridico? Ma il direttore non ci ha voluto riferire nemmeno quante ricerche e dossier sono state pubblicate negli ultimi anni né se esiste un report sull’operato degli esperti. Chiaro che l’attenzione, da parte nostra, si sia focalizzata soprattutto sul fronte dei costi (o degli sprechi?). Ma non abbiamo potuto sapere, su questo aspetto, nemmeno se esiste un rendiconto economico annuale o se il Secit si confonde, più in generale, nel gigantesco bilancio di via Venti Settembre. E ancora: la Corte dei conti esegue (o ha mai eseguito) un controllo specifico? Fra i tanti punti di maggior rilievo, sarebbe interessante capire se la struttura organizzativa è stata alleggerita e qual è, conseguentemente, il monte stipendi dell’intero personale. Lo stesso provvedimento del 2003, in effetti, ha portato il tetto dei dipendenti da 200 a 100 in linea con il ridimensionamento del ruolo del Secit. Qual è, oggi, la forza lavoro? E quanto costa, complessivamente, la macchina organizzativa? Ma non c’è dubbio che la maggior parte delle curiosità è suscitata dall’elenco dei consulenti. Quarantacinque in tutto, compreso il direttore, divisi in 4 gruppi. Di questi, quindici sono liberi professionisti o, comunque, estranei alla pubblica amministrazione. Mentre ben trenta sono già in forza allo Stato. Vale a dire, in soldoni, che oltre a uno stipendio da lavoratori dipendenti percepiscono, a carico di tutti i contribuenti, un secondo compenso. A proposito: quali sono i livelli degli onorari? A incassarli, oggi, sono i funzionari del Tesoro, del Dipartimento per le politiche fiscali e della Ragioneria (Michelangelo Bergamini, Ermelinda Contini, Vittorio Cutruppi, Giampaolo De Paulis, Giovanni Di Macco e Renato Grassi); giudici contabili (Michele Umberto Francese e Roberto Milaneschi) e magistrati ordinari (Giovanni Verucci). Ben quattro sono ufficiali della Guardia di Finanza (Osvaldo Cucuzza, Salvatore D’Amato, Alberto D’Amico e Francesco Giglio). E poi troviamo anche giornalisti o esponenti del mondo della comunicazione come Daniela Bracco (tutt’ora capo ufficio stampa del ministero dell’Economia), Fabrizio Ravoni (ex portavoce di Giulio Tremonti a via Venti Settembre, oggi in forza al “Giornale” diretto da Mario Giordano) e Marco Fabio Rinforzi (nominato da Tremonti nel 2001 alla direzione dell’ufficio comunicazione istituzionale del Dipartimento politiche fiscali e rimosso da Visco lo scorso anno). Ben dieci arrivano dalle Università, uno dalla Banca d’Italia e uno dal Fondo monetario internazionale. Ma finita la lettura della lista, qualche dubbio resta. Gli incarichi, di norma triennali, possono essere interrotti per ragioni di opportunità dal direttore del Secit o dai vertici dell’Economia? E quali sono i criteri di nomina? I “45” sono tutti superimpegnati a fare ricerche e analisi per il ministero dell’Economia? E poi: gli esperti possono avere altri incarichi oltre l’onorario Secit e un eventuale contratto di lavoro (dentro o fuori la Pa)? Per ora abbiamo registrato tanta reticenza. Segno che questa situazione, probabilmente, fa comodo a molti sia nelle file dell’attuale maggioranza sia nelle file del centro-destra. La sensazione è che il Secit sia diventato un buon parcheggio. Anzi. Di lusso. Dagospia 06 Dicembre 2007

06/12/2007

Documento n.6980

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK