SCANDALO FIORANI-ANTONVENETA: BANKITALIA,CONSOB E TESORO SAPEVANO. E DEVONO ANDARE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI,NON PARTI CIVILI !

in Articoli e studi
"bankitalia, consob e tesoro sapevano del blitz su antonveneta" - walter galbiati ( Repubblica, La del 18/01/2008 ) Stampa - Guida Economia "Bankitalia, Consob e Tesoro sapevano del blitz su Antonveneta" Oggi il gup decide sulla costituzione come parti lese Le inadempienze della vigilanza emergono dalle carte depositate dai pm WALTER GALBIATI MILANO - Consob, Banca d'Italia e Ministero delle Finanze non proprio complici, ma tutti certamente a conoscenza fin dalle origini del progetto di Fiorani su Antonveneta, ora chiedono al giudice di essere considerate parti offese. Dovevano vigilare, tutelare il mercato, ma nessuno ha svolto il proprio ruolo. E senza l'intervento della magistratura probabilmente le cose sarebbero andate ben diversamente. Ora chiedono i danni. A leggere le carte depositate negli oltre 150 faldoni dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti per il processo relativo alla scalata ad Antonveneta, si scopre che la Consob, Banca d'Italia e il Ministero del Tesoro sapevano del rastrellamento occulto in atto da parte della Popolare di Lodi fin dagli inizi di febbraio 2005. Eppure il primo atto formale per bloccare quella scalata avvenne solo il 10 maggio, quando la Commissione di vigilanza presieduta da Lamberto Cardia denunciò il concerto tra Gianpiero Fiorani e altri fiancheggiatori. La Banca d'Italia, invece, fu sempre al fianco della Lodi fino all'emarginazione di Antonio Fazio (contro il quale paradossalmente non si è costituita parte civile), mentre il Ministero del Tesoro, dopo le dimissioni di Giulio Tremonti e l'arrivo di Domenico Siniscalco, era sotto la pressione della lobby politica del partito del governatore, che contava sostenitori tanto nel Centro-destra quanto nel Centro-sinistra. Che la Consob e la Banca d'Italia sapessero da tempo cosa stesse accadendo in Borsa ai titoli Antonveneta, lo dimostra un appunto della Banca d'Italia firmato da Claudio Clemente, allora vice capo del Servizio di Vigilanza. In quel documento si dà conto di una riunione avvenuta il 23 febbraio 2005 e viene messo nero su bianco che secondo la Consob, "dalle informazioni acquisite a seguito della richiesta di chiarimenti risulta che la popolare lodigiana avrebbe acquistato azioni dell'Antonveneta per conto di 19 soggetti terzi, per una percentuale complessiva oscillante intorno al 15% del capitale". Alla riunione parteciparono per la Consob, il funzionario generale Antonio Rosati e Massimo Ferrari, responsabile della divisione Emittenti. Per la Banca d'Italia, lo stesso Clemente, il capo della Vigilanza, Antonio Frasca, e i funzionari Castaldi, Zeloni, Serata e Vacca. La Consob di Cardia, il cui figlio allora era consulente di Fiorani, aveva già raccolto tutte le informazioni necessarie per agire, ma interviene solo tre mesi più tardi. Banca d'Italia si comporta da complice, tanto che oggi l'ex governatore Antonio Fazio siede sul banco degli imputati, mentre il ministro tace, nonostante abbia ricevuto una lettera chiarificatrice dallo stesso Cardia. L'11 febbraio 2005, infatti, il giorno in cui la Popolare di Lodi chiede ufficialmente alla Banca d'Italia di salire al 14,9% nel capitale Antonveneta (autorizzazione arrivata in un tempo record di tre giorni), Cardia firma una lettera protocollata con il numero 5008843 con la quale rende edotto Siniscalco della situazione: "Con riferimento alla vicenda Antonveneta, segnalo in particolare che dai più recenti accertamenti effettuati è risultato che la Popolare di Lodi ha effettuato acquisti in conto proprio per circa il 5% del capitale (si ricorda che la partecipazione ad oggi comunicata è pari al 2,1%) e ha effettuato acquisti per un ulteriore 15%, riferiti a 19 clienti. Su questi clienti sono stati avviati tempestivi accertamenti". Tanto "tempestivi" che per bloccare la scalata servì la denuncia di una "gola profonda" alla magistratura milanese. Anche alla luce di questi fatti, oggi spetterà al giudice dell'udienza preliminare Luigi Varanelli decidere se considerare Consob, Banca d'Italia e il ministero parti offese, oppure rispedire ai mittenti le rispettive richieste. Economia "Bankitalia, Consob e Tesoro sapevano del blitz su Antonveneta" Oggi il gup decide sulla costituzione come parti lese Le inadempienze della vigilanza emergono dalle carte depositate dai pm WALTER GALBIATI MILANO - Consob, Banca d'Italia e Ministero delle Finanze non proprio complici, ma tutti certamente a conoscenza fin dalle origini del progetto di Fiorani su Antonveneta, ora chiedono al giudice di essere considerate parti offese. Dovevano vigilare, tutelare il mercato, ma nessuno ha svolto il proprio ruolo. E senza l'intervento della magistratura probabilmente le cose sarebbero andate ben diversamente. Ora chiedono i danni. A leggere le carte depositate negli oltre 150 faldoni dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti per il processo relativo alla scalata ad Antonveneta, si scopre che la Consob, Banca d'Italia e il Ministero del Tesoro sapevano del rastrellamento occulto in atto da parte della Popolare di Lodi fin dagli inizi di febbraio 2005. Eppure il primo atto formale per bloccare quella scalata avvenne solo il 10 maggio, quando la Commissione di vigilanza presieduta da Lamberto Cardia denunciò il concerto tra Gianpiero Fiorani e altri fiancheggiatori. La Banca d'Italia, invece, fu sempre al fianco della Lodi fino all'emarginazione di Antonio Fazio (contro il quale paradossalmente non si è costituita parte civile), mentre il Ministero del Tesoro, dopo le dimissioni di Giulio Tremonti e l'arrivo di Domenico Siniscalco, era sotto la pressione della lobby politica del partito del governatore, che contava sostenitori tanto nel Centro-destra quanto nel Centro-sinistra. Che la Consob e la Banca d'Italia sapessero da tempo cosa stesse accadendo in Borsa ai titoli Antonveneta, lo dimostra un appunto della Banca d'Italia firmato da Claudio Clemente, allora vice capo del Servizio di Vigilanza. In quel documento si dà conto di una riunione avvenuta il 23 febbraio 2005 e viene messo nero su bianco che secondo la Consob, "dalle informazioni acquisite a seguito della richiesta di chiarimenti risulta che la popolare lodigiana avrebbe acquistato azioni dell'Antonveneta per conto di 19 soggetti terzi, per una percentuale complessiva oscillante intorno al 15% del capitale". Alla riunione parteciparono per la Consob, il funzionario generale Antonio Rosati e Massimo Ferrari, responsabile della divisione Emittenti. Per la Banca d'Italia, lo stesso Clemente, il capo della Vigilanza, Antonio Frasca, e i funzionari Castaldi, Zeloni, Serata e Vacca. La Consob di Cardia, il cui figlio allora era consulente di Fiorani, aveva già raccolto tutte le informazioni necessarie per agire, ma interviene solo tre mesi più tardi. Banca d'Italia si comporta da complice, tanto che oggi l'ex governatore Antonio Fazio siede sul banco degli imputati, mentre il ministro tace, nonostante abbia ricevuto una lettera chiarificatrice dallo stesso Cardia. L'11 febbraio 2005, infatti, il giorno in cui la Popolare di Lodi chiede ufficialmente alla Banca d'Italia di salire al 14,9% nel capitale Antonveneta (autorizzazione arrivata in un tempo record di tre giorni), Cardia firma una lettera protocollata con il numero 5008843 con la quale rende edotto Siniscalco della situazione: "Con riferimento alla vicenda Antonveneta, segnalo in particolare che dai più recenti accertamenti effettuati è risultato che la Popolare di Lodi ha effettuato acquisti in conto proprio per circa il 5% del capitale (si ricorda che la partecipazione ad oggi comunicata è pari al 2,1%) e ha effettuato acquisti per un ulteriore 15%, riferiti a 19 clienti. Su questi clienti sono stati avviati tempestivi accertamenti". Tanto "tempestivi" che per bloccare la scalata servì la denuncia di una "gola profonda" alla magistratura milanese. Anche alla luce di questi fatti, oggi spetterà al giudice dell'udienza preliminare Luigi Varanelli decidere se considerare Consob, Banca d'Italia e il ministero parti offese, oppure rispedire ai mittenti le rispettive richieste. ( Repubblica, La del 18/01/2008 )

18/01/2008

Documento n.7092

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK