RISCOSSIONI: IL BUCO NERO DEL FISCO. IL CASO UNICREDIT

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FISCO CHE BUCO NERO! – 2007: LO STATO HA INCASSATO APPENA 3 MLD € DI TASSE NON PAGATE SU UN TOTALE DI 41 – ILLUSTRI EVASORI (BOBO CRAXI, DE SICA, CIARRAPICO) - LO SCANDALO DELLE SOCIETÀ DI RISCOSSIONE (CASO UNICREDIT)… Primo Di Nicola per "l'Espresso", Sono seduti su un tesoro, ma non riescono a metterci le mani. Miliardi e miliardi di euro che ogni anno si accumulano senza che si riesca a trovare il modo di portarli nelle casse dello Stato. Sono i soldi dell'evasione fiscale e delle tasse non pagate dai contribuenti (Irpef, Iva, Registro, Ici e persino multe stradali), che dopo anni di accertamenti da parte dell'Agenzia delle Entrate e degli altri enti impositori (Regioni, comuni, Inps) vengono iscritti a ruolo e notificati con le cartelle esattoriali. Montagne di denaro che aspettano solo di essere incassate, ma che svaniscono in gran parte per l'incapacità a farsi pagare delle società concessionarie della riscossione, i soggetti a cui lo Stato ha delegato il compito di riprendere il malloppo. Cifre da brivido, che ogni anno valgono due-tre manovre finanziarie e che potrebbero ridare ossigeno alle finanze pubbliche se si riuscisse a incamerarle. IL GRANDE BUCO Il 2007 è stato l'anno migliore. Equitalia, la società pubblica (51 per cento Agenzia delle entrate, 49 Inps) che da un paio d'anni svolge il servizio riscossione dopo aver assorbito le vecchie concessionarie facenti capo soprattutto a banche, ha potuto annunciare di avere incassato ben 3 miliardi 282 milioni. Davvero un'ottima performance se si considera che l'anno prima erano entrati in cassa solo 1 miliardo 815 milioni di euro. Dov'è allora il problema? Nel fatto che i 3 miliardi rappresentano solo il 4 per cento dei ruoli trasmessi ai concessionari. Il tesoro da incassare ammontava infatti a ben 41 miliardi 235 milioni. Una bella differenza. E un grande buco finanziario, perfettamente in linea con l'andamento disastroso della riscossione degli anni precedenti. Esaminando i dati che vanno dal 2000 al 2007, si scopre infatti che la cifra complessiva che i concessionari non sono riusciti a recuperare (vedi tabella nella pagina a fianco) ammonta a oltre 205 miliardi di euro, una somma pazzesca che avrebbe potuto ridurre drasticamente l'enorme debito pubblico che soffoca il bilancio dello Stato. Ma dietro la quale si nascondono, da un lato il grande bluff connesso alla scarsa attendibilità dei ruoli, che si rivelano inesigibili al momento della riscossione; dall'altro, le responsabilità delle società di riscossione, che negli anni scorsi più che a incassare hanno pensato ad architettare truffe e scandali in ogni angolo della Penisola. Debitori eccellenti Il sistema funziona così. In caso di mancato pagamento di tasse, tributi e contributi, l'ente impositore provvede all'iscrizione nei ruoli del contribuente infedele (nome dell'interessato, valore del tributo, tassa o contributo evaso, sanzioni e interessi di mora), affinché si proceda a suo carico alla riscossione coattiva. Chi finisce nei ruoli? "L'espresso" è entrato in possesso di una lista di debitori eccellenti, società e persone fisiche oggetto dell'attenzione degli esattori del Lazio. Si va dall'ex sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi all'ex campione di tennis Adriano Panatta, dal ginecologo Severino Antinori all'attore Christian De Sica, dal regista a luci rosse Riccardo Schicchi al neosenatore del Pdl Giuseppe Ciarrapico. Ma a fare impressione sono soprattutto gli importi contestati. In testa alla lista c'è l'Agenzia territoriale per l'edilizia residenziale di Roma (Ater) con ben 241 milioni di euro (Ici non pagata). Seguono l'Enel distribuzione (185 milioni); Metropolitana di Roma (30); l'Inpdap (24); Rete Ferroviaria italiana (10). E non è finita. Risultano avere pendenze con il fisco anche Raisat (2,5 milioni) e Rai spa (297 mila euro); Vigili del fuoco (oltre due milioni); Ambasciata libica (800 mila euro). Partiti come FI (1 milione), Ds (268 mila euro) e An (4 milioni); i ministeri dell'Interno (700 mila) e del Lavoro (400 mila) e persino l'Agenzia delle Entrate (1 milione 600 mila) e il gabinetto del ministro delle Finanze (altri 2 milioni di euro). Insomma, un autentico tesoretto per il quale si dovrebbe solo passare all'incasso. Invece proprio qui cominciano i problemi, legati proprio alla scarsa attendibilità dei ruoli, la prima causa del grande buco della riscossione. IL BLUFF DELLE CARTELLE Le cifre trasmesse dagli enti impositori si rivelano infatti spesso infondate, come "L'espresso" ha potuto verificare. Qualche caso: i 2 milioni e mezzo chiesti a Raisat? La cartella, assicurano a viale Mazzini, era sbagliata ed è stata annullata. I 24 milioni contestati all'Inpdap? «Abbiamo dimostrato che avevamo già pagato», giura il direttore generale Giuseppina Santiapichi. Ancora più intricata la partita Enel. Stando agli elenchi, le società del gruppo elettrico (tra le altre Enel distribuzione, Enel produzione e Enel spa) devono complessivamente oltre 261 milioni. I vertici della società spiegano invece che la cifra esigibile ammonta a soli 7 milioni. Una riduzione che fa il paio con quella di Metropolitana di Roma che, iscritta a ruolo per 31 milioni, alla fine ha pagato solo 507 euro. Morale? I ruoli sono gonfiati da partite non riscuotibili almeno per il 60 per cento, stima il presidente di Equitalia Attilio Befera (e anche direttore dell'Agenzia delle Entrate), che nel conto mette i fallimenti, i crediti inesigibili e gli sgravi riconosciuti dagli enti impositori. Insomma, una débâcle. E non è che la prima. BANCHE PIGLIATUTTO La seconda causa del buco nero della riscossione è legata al comportamento dei concessionari del servizio. Da due anni il business è nelle mani di Equitalia, ma per decenni è stato affidato a società di riscossione create dalle principali banche italiane. Nella partita sono entrati quasi tutti: da Intesa-San Paolo a Unicredit; da Monte dei Paschi ad Antonveneta, senza trascurare una lunga serie di casse di risparmio e banche popolari. Come hanno svolto il ruolo di esattori? In maniera disastrosa. «Anzitutto perché le banche azioniste delle società di riscossione, in evidente conflitto di interessi, non hanno mai avuto interesse a inseguire cittadini che nella maggior parte dei casi erano anche loro clienti agli sportelli», spiega Befera.« E poi perché i meccanismi dei compensi previsti per i concessionari hanno sempre garantito lauti guadagni». Si andasse o meno a bussare alla porta dei contribuenti infedeli. Prima del 1999, con il sistema del "non riscosso come riscosso", i concessionari anticipavano al fisco o all'Inps la cifra da incassare, che recuperavano poi riscuotendo o chiedendo rimborsi agli stessi enti in caso di inesigibilità dei ruoli. Successivamente, con un nuovo sistema: il contributo annuo (circa 500 milioni di euro) garantito dallo Stato ai concessionari al posto dell'aggio sulle cifre effettivamente riscosse. È in questo contesto che gli esattori bancari hanno via via perso interesse a snidare gli evasori, e hanno preferito inventarsi false riscossioni per potere poi chiedere i rimborsi all'erario. Una vera industria del malaffare. TRUFFA CONTINUA Se ne è accorta per tempo la Corte dei conti, che per anni ha denunciato lo scandaloso andazzo. L'ultima volta, con il procuratore generale Furio Pasqualucci che all'inaugurazione dell'anno giudiziario ha puntato il dito: «Le procedure di riscossione irregolari in numero così alto fanno ritenere che le violazioni di legge erano elevate a sistema». Le inchieste della Guardia di Finanza hanno infatti scoperto centinaia di migliaia di vicende caratterizzate da «false rappresentazioni di attività documentate in verbali dove venivano attestati accessi (irreperibilità) ed atti esecutivi (pignoramenti negativi) mai eseguiti». Cioè gli esattori fingevano di fare il loro dovere. Clamoroso il caso di Unicredit, sanzionata dai giudici contabili con una condanna a 9 milioni di euro. Unicredit è stata chiamata a rispondere delle malefatte della Cassa di Risparmio di Trieste da lei incorporata e per molti anni concessionaria della stessa provincia. Dal processo è emerso che gli esattori incaricati dalla Crt di riscuotere le tasse avevano verbalizzato in migliaia di casi di essere andati presso altrettanti contribuenti senza trovare niente da pignorare o da incassare. Peccato che nei periodi indicati nei verbali gli stessi esattori risultassero essere in malattia o addirittura in vacanza in lontane isole tropicali. Stesso spartito per un altro caso trattato dalla Corte dei conti e conclusosi con una condanna (21 milioni) a carico della Serit. La Serit, concessionario per la provincia di Teramo e al tempo della truffa posseduta dalla Banca popolare abruzzese e marchigiana (l'attuale Banca dell'Adriatico del gruppo Intesa-San Paolo), aveva creato «una vera e propria catena di montaggio» per la redazione di verbali falsi. E come trascurare la Gestline, succeduta alla Gerico come concessionaria per la riscossione a Trieste, anch'essa sanzionata dalla Corte dei conti? Anche in questo caso falsi verbali di irreperibilità di contribuenti erano stati redatti a migliaia dagli impiegati della Gerico. ARRIVA LA SANATORIA Ma tutto questo è servito a mettere sotto accusa le società concessionarie e le banche loro azioniste? Niente affatto. Lo Stato ha fatto finta di niente e ha riservato a coloro che lo avevano truffato un trattamento di favore. Anzitutto, con una miracolosa sanatoria messa in campo dal governo Berlusconi nel 2004 e dal procuratore Pasqualucci definita «un altro esempio di imponente perdita di sostanze pubbliche». La sanatoria ha infatti introdotto la possibilità di passare un colpo di spugna su tutte le illegalità connesse alla riscossione (le partite irregolari già accertate sarebbero oltre 200 mila) attraverso il pagamento di 3 euro per ciascun abitante residente nel territorio affidato. Poi, con la "pubblicizzazione" del sistema, varata nel 2006, e con la quale Equitalia ha acquistato tutte le società di riscossione dalle banche. Un'operazione che in due anni si è tradotta in oltre 20 fusioni societarie e che a fine 2008 ridurrà il numero dei concessionari ad appena 21, uno per regione (una decina di anni fa erano oltre un centinaio). Cosa ci hanno guadagnato le banche venditrici? Anzitutto hanno avuto 140 milioni di euro in titoli emessi da Equitalia e che la stessa trasformerà in denaro sonante nel 2010. Ma soprattutto si sono liberate dei circa 9 mila dipendenti delle società di riscossione, prontamente reclutati da Equitalia. Compresi quelli che in passato si erano resi protagonisti delle vicende truffaldine. Tra i tanti, i dipendenti della Serit di Teramo, transitati prima in una società del Monte dei Paschi e poi approdati in Equitalia Pragma, il nuovo agente della riscossione per le province di Chieti, Pescara, Teramo. E con questo esercito di fedelissimi lo Stato vorrebbe dare il colpo di grazia agli evasori fiscali.

23/10/2008

Documento n.7553

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