RAI: FENOMENOLOGIA DEI VILLARI

in Articoli e studi
FENOMENOLOGIA DEI Villari - UN ELEZIONE-CAPOLAVORO DI MASTELLIANA TRASVERSALITà ITALICA – COSA SI PUò RIMPROVERARE A un “AVVOLGENTE” E “SINUOSO” topo NAPOLETANO che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio?… 1 - FENOMENOLOGIA DEI VILLARI... Francesco Merlo per "la Repubblica" È difficile entusiasmarsi per Leoluca Orlando o per Riccardo Villari, scegliere tra un democristiano resuscitato e una mummia democristiana, e magari pensare che la sinistra sia incarnata dall´uno o dall´altro o da tutti e due. Di sicuro Villari, che è stato eletto dai troiani a capo degli achei ma non si vuole dimettere, è un altro capolavoro berlusconiano, un capolavoro di mediocrità italiana. Tutti capiscono infatti che Villari non si dimette perché è un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio. E dunque, adesso, non gli importa nulla che a dargli il formaggio sia stato il gatto, che del topo è l´antagonista. Eppure, diciamo la verità, non solo Villari non è antipatico, ma non riesce neppure a indisporre e a irritare. Non è in grado di suscitare sentimenti di alcun genere, tanto è fradiciamente democristiana, anche nella metodologia, tutta la vicenda dell´elezione del presidente della commissione di Vigilanza della Rai. C´è infatti Di Pietro che zompa sulla debolezza di Veltroni e ci sguazza. C´è Berlusconi che ha i "mezzi" per governare ben altri trasformismi senza pudori astuti e senza finti candori. E c´è l´intero centrosinistra che, ancora un volta, non riesce a dare segnali di vero rinnovamento, non sa neppure indicare un uomo, una figura per la quale valga la pena di battersi, per la quale sia un po´ più facile mobilitarsi, vuoi per i titoli specifici su Rai informazione e giornalismo, come nel caso per esempio di Sergio Zavoli, Furio Colombo o Giuseppe Giulietti; o vuoi per virtù di garanzia di vigilanza giuridica o culturale: dal costituzionalista Salvatore Vassallo all´ex magistrato Gerardo D´Ambrosio, dal demografo Massimo Livi Bacci allo scrittore Gianrico Carofiglio? Sono tanti i nomi altrettanto antiberlusconiani di Orlando ma per i quali potrebbe avere senso accendersi e dinanzi ai quali potrebbero sentirsi inadeguati anche gli Arlecchino servitori di due padroni, com´è il carneade Villari. Per il resto, l´epatologo Villari non fa neppure sorridere quando si appella al senso dello Stato e vuole essere ricevuto dal presidente della Repubblica e da quelli delle Camere. Non gli pare vero di sentirsi parte dell´Accademia Italiana dei Saggi e degli Equilibrati. E´ anche lui un garante, un arbitro, un´authority e diceva il saggio Senofane: «Occorre un saggio per riconoscere un saggio». E in fondo Villari non ha ancora tradito e nessuno può accusarlo fino a quando non sarà consumato l´evento. Mastella diceva: «Mando Villari che è un politico avvolgente». E a Mastella Villari diceva: «Manda me che sono sinuoso». Ebbene, anche in questa ambiguità Villari incarna un´eterna maschera italiana, quella del colpevole al quale non si può rimproverare nulla. Il caso Villari è più vecchio della stessa Dc meridionale, e Villari non riuscirebbe a sorprenderci neppure se volesse. Democristiano di buona famiglia è ovviamente orgoglioso di inscenare, sia pure nel suo piccolo, la commedia dei due forni e delle convergenze parallele. La sua utopia politica è la moglie ubriaca e la botte piena. Lo fa impazzire di gioia l´idea di diventare l´ago della bilancia, il Centro per eccellenza. Comunque vada a finire, sa che in futuro, tranquillo e rispettabile borghese, ispirerà una certa soggezione quando, nella sua Capri, attraverserà la strada senza ostacolo per scomparire presto dalla vista: «Quello lì un giorno è stato presidente?». Anche fisicamente Villari rimanda a una politica fatta in casa, autentica e ruspante, che facilmente risveglia i vecchi pregiudizi dei Vicerè: «Piccoli uomini che si sentono più astuti che prudenti, litigiosi, adulatori, timidi quando trattano i propri affari ma d´incredibile temererarietà quando maneggiano la cosa pubblica e allora agiscono in tutt´altro modo: diventano avidissimi mangiatori?.». E ribaltano da sempre, prima ancora che l´Italia inventasse il trasformismo. Nel mondo dei Villari i cristiani passavano all´Islam in cambio di un lavoro nelle navi pirata e gli ebrei diventavano cattolici solo per il piacere di inquisire gli ex compagni di fede. Insomma nella terra dei convertiti e dei pentiti la mediocrissima spregiudicatezza di questo vanitoso allievo di Mastella e di De Mita non scandalizza davvero nessuno. E il finale è ancora apertissimo. Villari può esercitarsi nel finto tradimento, nel bitradimento e nel tradimento del tradimento. La presidenza della commissione di Vigilanza non sarà granché ma pur sempre di potere si tratta, ed è terribile doverlo abbandonare in questo modo: è come morire di sete accanto alla fontana. Povero Villari e più povera ancora la sinistra. Chi avrebbe mai immaginato che oltre Amendola e Pajetta, Ingrao e Berlinguer, si sarebbe divisa tra villariani e orlandiani? E meno male che Villari ha dichiarato di confortarsi con il suo consigliere spirituale. Proprio come donna Lola che, lasciato compare Alfio (Veltroni) per compare Turiddu (Berlusconi), annuncia: «Domenica voglio andare a confessarmi perché ho sognato dell´uva nera». 2 - FARSA IN SALSA RAI... Jacopo Iacoboni per "La Stampa" Sarà anche «sfaticato», come dice il suo maestro Mastella. Di sicuro è stato geniale. Nella godibile - per un pubblico limitato, intendiamoci - farsa dell'elezione del presidente della commissione di vigilanza Rai, Riccardo Villari ha introdotto la figura del presidente-fino-a-prova-contraria, dell'eletto-fino-a-dimissioni-non-ancora-avvenute, che napoletano com'è «votta 'a pretella e ritira ‘a manella» (lancia la pietra e ritira la mano). Qualcuno, questo è certo, l'ha eletto, e lui per ora sta là e mena le carte; e non è stato soltanto il Pdl, Villari ha raccolto 21 voti dal centrodestra e un paio dall'opposizione. Difficile credere che l'interessato non sapesse, naïf però accusarlo per un classico del trasversalismo all'italiana. La farsa (De Mauro-Paravia) è «un genere teatrale, di carattere comico e grossolano, basato sulla rappresentazione di situazioni paradossali e ricche di equivoci, intrighi e colpi di scena, spesso intermezzo o conclusione di spettacoli seri». Ecco: qui c'è tutto, un protagonista trombato, Leoluca Orlando, un deuteragonista che tesse, napoletano, democristiano, ora democratico demitiano, e poi intrighi (sei mesi di tormentone, 45 votazioni) ed equivoci (il capo del Pd annuncia «Villari si dimetterà»). Manca una cosa sola, gli spettacoli seri.

17/11/2008

Documento n.7599

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK