RAI: A MARZO TORNA REPORT ! UNA DELLE POCHE RAGIONI PER PAGARE IL CANONE

in Articoli e studi
tratto da www.dagospia.it GABA-GABA-HEY – A MARZO TORNA “REPORT” – PAROLA DI GABANELLI: IN RAI LA DECENZA ARGINA ANCORA IL DISASTRO. CHI PARLA CON NOI SA CHI HA DI FRONTE, SE VUOLE PUÒ STARE ZITTO – OFFRIAMO UN GRANDE PRODOTTO AL MINOR COSTO POSSIBILE… Leandro Palestini per "la Repubblica" Milena Gabanelli è ormai la giornalista più temuta della tv italiana. Cattura ogni domenica sera, su RaiTre, l´attenzione di 3/4 milioni di italiani. Telespettatori che si sintonizzano su Report per vedere quale scandalo scoperchierà, il potente di turno che sarà castigato. Milena colpisce a destra come a sinistra (la passata giunta romana di Veltroni ne sa qualcosa), tanti politici la considerano una gran rompiscatole (ha avuto conflitti con Bassolino, Cuffaro, Giovanardi, Moratti, Sgarbi e Urbani) colleziona cause giudiziarie («trenta attive fra civili e penali, ma finora non ne abbiamo persa neanche una»), riceve delle minacce ma non demorde: «è nel conto». Report tornerà in marzo, Milena e il suo gruppo anche durante le feste continua a produrre le inchieste "ustionanti": come è scritto nella motivazione del premio "È giornalismo", da poco assegnatole. Ma, con i prossimi cambiamenti ai vertici Rai, la "Robin Hood" del servizio pubblico, che ha nel suo mirino anche il governo, vede più incerto il suo futuro. Gabanelli, è vero che si sta occupando del ministro Gelmini? «Non solo. Prenderemo il testo delle riforme della Sanità e della Pubblica istruzione: andremo a verificare. Vedremo dove la Gelmini ha tagliato, con la sua riforma, e dove avrebbe potuto tagliare». Il modello produttivo di "Report" è unico. La sua redazione è composta da free lance come lei. È questo il prezzo della libertà? «Il nostro modello produttivo è razionale, competitivo, in grado di offrire un grande risultato al minor costo possibile. Se la complessa regolamentazione del lavoro fosse meno rigida potremmo anche noi avere qualche garanzia in più, senza costi aggiuntivi, ma questo con la libertà non c´entra nulla. Al momento, ognuno lavora a casa per conto suo, non c´è una redazione dove si fanno regolari riunioni. Siamo un gruppo molto unito... da patologia compatibile». Voi girate con la telecamerina sempre accesa, anche nelle pause, raccogliendo sfoghi di intervistati ignari (da Bassolino a Di Carlo). Si tratta di "agguati"? «Chi contesta di solito è abituato a concordare respiri e sospiri. Un giornalista che lavora per la carta stampata, di fronte allo sfogo off the record del suo interlocutore cosa fa? si tappa le orecchie e fa finta di non sentire? Se si tratta di informazioni importanti le riferisce, e se non lo fa sbaglia. No, Report non fa agguati, chi parla con noi sa di parlare con un giornalista e se vuole che alcune considerazioni non escano, sta zitto. Se non ce la fa, e dopo averti dato la versione ufficiale ti dice "adesso che ha spento la camera la verità gliela dico", è nostro dovere riferire, visto che il politico viene intervistato proprio per conoscere la verità. Il patto di riservatezza è un´altra cosa». Molti utenti si lamentano della decadenza della tv italiana... «Non sono una divoratrice di tv, ho poco tempo, la guardo quando posso. Ma guardo anche quella che fanno in altri Paesi e credo che la nostra tv pubblica non è complessivamente così disastrosa. La decenza riesce ancora ad arginare il disastro. Per quanto, ancora non lo so, ma nulla avviene per caso. In genere un buon prodotto ha dei buoni autori, quindi un buon capostruttura. Un cattivo prodotto ha dei pessimi autori che non sono arrivati lì per magia». Quanto incide la politica? «In Rai, come in tutte le aziende, ci sono gerarchie, che partono dalla direzione generale e arrivano al funzionario della messa in onda del prodotto. Ogni passaggio è occupato da una figura che esercita un ruolo ed un potere. Se metti su una poltrona un portaborse di partito, certamente sa come funziona la politica, ma magari capisce poco di tv. E allora quando si sceglierà i collaboratori, non saprà tanto distinguere fra quelli che sanno fare tv e quelli che invece non la sanno fare. Il problema è che basta un anello "anomalo" della catena, per rallentare il lavoro di tutti, per mortificarlo, oppure costringerti a fare salti mortali. Nessuno è così ingenuo da sperare nella fine della "spartizione", e non è nemmeno fondamentale sapere quali siano le simpatie politiche di questo o quel dirigente, ciò che interessa invece è sapere se tizio sa fare il mestiere per cui è pagato, oppure no». Non si fanno più le inchieste vecchio stile, alla "Tv7". Perché gli approfondimenti giornalistici dei Tg non sono "ustionanti"? «È già abbastanza difficile parlare di sé, figuriamoci entrare dentro ai problemi degli altri! Se qualcuno crede che gli spazi dei Tg dedicati all´approfondimento non siano abbastanza "ustionanti", la domanda va girata ai direttori di testata o ai giornalisti». Se le offrissero "Annozero" o "Ballarò", lei accetterebbe? «No, mi inventerei qualcos´altro. Perché io non so fare quello che fanno Michele Santoro o Giovanni Floris». Il governo Berlusconi presto metterà mano al Cda Rai. Se salta la il suo direttore, Paolo Ruffini, "Report" sarà a rischio? «Paolo Ruffini ha costruito una rete con una programmazione da vero servizio pubblico, premiata dagli ascolti. Ha saputo creare un clima di grande lealtà con i singoli gruppi di lavoro. Mi dispiacerebbe vedere andar via una persona che ha lavorato bene. Il futuro? Chissà... in politica il Paese esprime ciò che è, negli ultimi 15 anni abbiamo saputo dare il peggio. Tuttavia credo che arriverà un cambiamento, improvviso, e a nessuno verrà più voglia di girare la testa dall´altra parte. Sarà un giorno interessante, ma temo che avremo le pezze al culo».

06/01/2009

Documento n.7685

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