PROFUMO DI PASSERA: C'E' UNA BOMBA CHE TRA 15 GIORNI POTREBBE SCOPPIARE. A METTERLA SONO I MAGISTRATI DI MILANO. E IL CERINO CE L’HA TREMONTI -

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SOTTO LA POLTRONA DI PASSERA C’È UNA BOMBA CHE TRA 15 GIORNI POTREBBE SCOPPIARE. A METTERLA SONO I MAGISTRATI DI MILANO, IL CERINO CE L’HA TREMONTI - PROFUMO DI PALENZONA Corradino Passera farebbe bene a dare una sistemata agli uomini che curano la comunicazione e l'immagine della banca. Basta leggere i giornali di oggi e quelli dei giorni scorsi per capire che IntesaSanPaolo e il suo capo ex-McKinsey sono sottotiro. Anche il modo con cui viene rappresentata la decisione di non dare corso ai Tremonti bond e di camminare con le proprie gambe, è spiegata sui quotidiani più importanti in modo ben diverso dalle decisioni di Unicredit. Due pesi e due misure per Alessandro Profumo e per Corradino che dopo aver sfregiato Giulietto Tremonti sui bond deve camminare in salita. Corrado Passera e Alessandro Profumo Ben diversa è la linea di comunicazione seguita dal genovese Profumo che in questi mesi ha scelto il profilo basso e si è ben guardato dall'entrare in rotta di collisione con il ministro dell'Economia. Non solo: mentre l'europeo Alessandro imbocca la strada di un aumento di capitale con il consenso delle Fondazioni (dove il massiccio Palenzona gli ha tessuto la tela dei consensi), Passera ha dovuto toccare con mano nella riunione di ieri che tra i suoi azionisti permangono i dissensi e spuntano strane convergenze. Sembra ad esempio che ben tre consiglieri vicini alla Lega abbiano fatto asse con i torinesi della Compagnia di SanPaolo (primo azionista di Intesa) e abbiano messo dei paletti sull'operazione e soprattutto sul futuro. Secondo il quotidiano "La Stampa" l'obiettivo è di smontare il sistema dualistico di IntesaSanPaolo per ridimensionare Corradino e piazzare nell'organigramma un direttore generale "sensibile" agli interessi dei sabaudi che non hanno ancora digerito lo schiaffo della fusione. Così scrivono i giornali dopo le botte di Massimo Mucchetti, l'editorialista principe del "Corriere della Sera", che nei giorni scorsi aveva scritto una specie di lapide nella quale era facile vedere il profilo di Abramo-Bazoli e dei torinesi del SanPaolo. Ebbene, quando due giornali importanti come il "Corriere della Sera" e "Il Sole 24 Ore" prendono le distanze in modo così vistoso, c'è di che preoccuparsi, ed è questa la ragione per cui Corradino dovrebbe dare una sistemata alla sua immagine. Tremonti piccona le banche di Benny per Libero Come se non bastasse, ai due giornali milanesi si aggiunge il quotidiano finanziario "MF" di Paolo Panerai, l'amico dello scarparo Dieguito Della Valle, che ieri sera ha goduto come un pazzo per la vittoria della Fiorentina in Champions League. Il messaggio inviato nei giorni scorsi da "MF" è bello e abbondante perché il giornale fa capire che il 15 ottobre potrebbe essere il D-Day del longilineo banchiere comasco. Quel giorno la Procura di Milano dovrà pronunciarsi in maniera definitiva sulla vicenda Risanamento dove l'immobiliarista Zunino ha creato un buco da 2 miliardi che vede IntesaSanPaolo capofila dei creditori. In un lungo articolo pubblicato la settimana scorsa a firma di Osvaldo De Paolini (direttore di "MF") e Manuel Follis, vengono analizzate con grande cura le memorie con le quali i magistrati di Milano hanno bocciato per ben due volte (14 luglio e 21 settembre), il piano di salvataggio di Risanamento uscito dalla mente fertile di Gerardo Braggiotti, IntesaSanPaolo e Vincenzo Mariconda. Costui è un siciliano dall'aria superba e i capelli laccati che sta gestendo in questa fase la società di Zunino. Per ben due volte la Procura di Milano, guidata dal magistrato Manlio Minale, ha frantumato il progetto di salvataggio di Risanamento con motivazioni sicuramente causidiche, ma inequivocabili. In pratica i due pronunciamenti dei magistrati portano alla stessa conclusione: Risanamento deve fallire perché a salvare la società di Zunino non bastano i 130 milioni di liquidità promessi dalle banche e nemmeno gli 800 milioni previsti nel progetto complessivo. Tra le righe del secondo pronunciamento, quello del 21 settembre, che non è stato peraltro firmato dal procuratore aggiunto Francesco Greco (uno dei pochi che ne capisce di finanza e che lunedì sera alle 18 è sbarcato a Fiumicino per incontri segreti), c'è poi un'affermazione pesantissima. Si legge infatti che l'iniezione di liquidità di 130 milioni potrebbe non bastare qualora oltre ai creditori si facesse sotto l'Agenzia delle Entrate guidata da Attilio Befera che potrebbe accertare imposte per 200-300 milioni. Per dirla in breve: sotto la poltrona di Corradino Passera c'è una bomba che tra 15 giorni potrebbe scoppiare con grande fragore. A metterla sono i magistrati di Milano che non credono al brillantinato Mariconda, all'intraprendente Braggiotti, ai consulenti di Bain e ai revisori contabili di PriceWaterHouseCooper. Il cerino ce l'ha nelle mani l'Agenzia delle Entrate che per chi non lo sapesse dipende dal ministro dell'Economia snobbato sui bond. Chi è il ministro dell'Economia? La risposta è facile.

30/09/2009

Documento n.8207

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