PROFUMO DI BRUCIATO – IERI IL TITOLO UNICREDIT È PRECIPITATO (-8%): PERCHÉ NESSUNO CREDE PIÙ A QUEL CHE DICE E ASSICURA ALESSANDRO IL GRANDE?

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PROFUMO DI BRUCIATO – IERI IL TITOLO UNICREDIT È PRECIPITATO (-8%): PERCHÉ NESSUNO CREDE PIÙ A QUEL CHE DICE E ASSICURA ALESSANDRO IL GRANDE? – UNIPOL IL GRUPPO PIÙ ESPOSTO CON LEHAMN – OGGI, GIU’ 1%… Marco Maroni per “Il Giornale” Che ci sia poco da star tranquilli è fuor di dubbio. Le Borse scendono, i titoli bancari sono presi di mira: ieri il primo gruppo italiano, Unicredit, in Borsa è stato sospeso per eccesso di ribasso, e ha chiuso a meno 8%. I tassi interbancari salgono (e con loro le rate dei mutui variabili, l’Euribor a sei mesi, valore di riferimento, è ai massimi da sette anni, al 5,2%) e anche le polizze vita hanno mostrato di essere molto meno sicure di quanto si pensava. Ma gli effetti in Italia del fallimento di Lehman Brothers sembrano essere per ora contenuti. Beninteso, si parla di effetti diretti, perché quelli indiretti, cioè l’inasprirsi della crisi dei mercati, sono evidenti. Rischi di sistema. Le prime ricognizioni della Banca d’Italia sul contagio Lehman Brothers indicano «rischi limitati». Dello stesso tipo le stime dei «controllori» Consob (Borsa), Isvap (assicurazioni), e anche Covip (fondi pensione), quest’ultima allarmata dalle notizie di un’esposizione in titoli Lehman Brothers dei fondi dei metalmeccanici, Cometa, e dei chimici, Fonchim (rispettivamente hanno fatto sapere di detenere obbligazioni Lehman Brothers pari allo 0,1% e allo 0,19% del patrimonio gestito). Certo bisognerà attendere che banche e assicurazioni comunichino tutti i dati, attesi dagli organismi di vigilanza entro la settimana, ma per le principali banche e assicurazioni le cifre già fornite (vedere tabella) indicano cifre tutto sommato contenute. Solo per fare un esempio, l’esposizione di Intesa Sanpaolo, 260 milioni, è una cifra che sull’attivo totale di 627,7 miliardi rappresenta lo 0,04%. Un rischio ulteriore è quello legato alle transazioni in titoli effettuate da Lehman Brothers come controparte di banche e sim italiane. I contratti ancora da perfezionare, con il fallimento non hanno potuto essere onorati. Stime riguardo a questo aspetto non ce ne sono ancora. Rischi per i risparmiatori. Se per una grande banca qualche decina o centinaio di milioni d’esposizione non è un problema, tutt’altro discorso per i suoi clienti, che si chiedono se di quei titoli ce n’è una parte finita nei loro portafogli gestiti, nei fondi e via dicendo. Dai primi dati disponibili il problema sembra essere anche qui contenuto. Quasi tutte le esposizioni delle banche riguardano il portafoglio proprietario e non quelli dei clienti. «Qualche obbligazione Lehman in capo ai clienti ci potrebbe essere, stiamo verificando, ma si tratterà comunque di cifre molto contenute», fa una sapere una fonte di Intesa Sanpaolo. Stesso discorso fanno a Unicredit. Altro problema invece quello delle polizze vita strutturate, index linked. Nel solo 2007 ne sono state vendute per 14 miliardi, e Lehman Brothers ha una quota di mercato nelle obbligazioni sottostanti a queste polizze calcolata nel 10%. Al momento le compagnie che risultano più coinvolte sono Mediolanum vita e Unipol. Va comunque ricordato che tutte le perdite sono per ora da considerarsi solo potenziali. I bond Lehman Brothers sono ancora quotati (attorno ai 30 centesimi) e il fallimento riguarda la capogruppo newyorkese. I titoli emessi da controllate europee potrebbero avere un trattamento diverso da quello della casa madre. Del tutto privo di fondamento invece il timore che il contagio Lehman Brothers possa mettere a rischio altri titoli e forme d’investimento, come i pronti contro termine, i depositi vincolati, i certificati di deposito o i buoni postali. Dagospia 18 Settembre 2008

18/09/2008

Documento n.7488

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