PATTI CHIARI: IL GRANDE IMBROGLIO SMASCHERATO

in Articoli e studi
"Ecco perché PattiChiari ha sbagliato" ( Affari e Finanza (La Repubblica) del 06/04/2009 ) Stampa - Guida FINANZA pag. 17 "Ecco perché PattiChiari ha sbagliato" Wolfango M. Ruosi Roberto Lenzi* Il Prof. Filippo Cavazzuti è intervenuto quale Presidente in difesa del Consorzio PattiChiari con un articolo pubblicato su "Il Sole 24 Ore" del 6 marzo 2009, al quale si ritiene opportuno replicare. Le dichiarazioni esposte, più che una difesa, sembrano l'ammissione di una consapevole inadempienza. Il punto di partenza per ogni riflessione è rappresentato dalle finalità che le banche consorziate si erano proposte di raggiungere e che trovano la propria sintesi nell'oggetto sociale del Consorzio PattiChiari. Il Consorzio s'impegna "a promuovere la qualità e l'efficienza del mercato e l'educazione finanziaria nel nostro Paese", offrendo "programmi, strumenti e regole per favorire una migliore relazione bancacliente e per aiutare i cittadini a fare scelte consapevoli in materia economicofinanziaria". Lo scenario nel quale si muove il Consorzio è afflitto, sono anch'esse parole leggibili nel sito richiamato, da un "modesto livello di educazione finanziaria di gran parte della popolazione". Nella consapevolezza che in tale situazione il risparmio rischia di non trovare la migliore destinazione perché "le scelte di investimento sono spesso poco meditate, poco efficienti e poco consapevoli", le banche si sono impegnate, attraverso l'adesione al Consorzio, a dar corso ad un processo di cambiamento al fine di rendere condivisi a tutti i livelli i valori essenziali della "trasparenza", della "correttezza" e della "fiducia". Il Consorzio avrebbe dovuto mettersi a disposizione dei clienti delle banche per valutare gli investimenti "in modo consapevole", affinché al momento dell'acquisto l'investitore fosse informato sullo strumento finanziario coerente con il proprio profilo di rischio, sulle obbligazioni a basso rischio e su quelle strutturate. Nel considerare l'impegno di PattiChiari esposto e assunto verso gli investitori non vi è nulla che possa far presagire l'inattendibilità delle informazioni che il Consorzio mette loro a disposizione. Tuttavia, leggendo le dichiarazioni del Presidente, l'idea che se ne ricava è che tale fiducia sia stata mal riposta. Ed è questo il punto. Prima della pubblicazione dell'intervento, da un lato c'erano i risparmiatori dotati di "un modesto livello di educazione finanziaria" (così li descrive il Consorzio) e dall'altro gli esperti dell'industria bancaria pronti ad educare gli "sprovveduti" con utili informazioni. A seguito della lettura della difesa di PattiChiari non è più possibile capire da che parte stiano coloro che agiscono in modo poco meditato, poco efficiente e poco consapevole. All'improvviso, si scopre dalle dichiarazioni del Presidente, che il fallimento di Lehman era del tutto imprevedibile nel contesto della tempesta finanziaria "che si stava annunciando" (ma se si stava annunciando, come faceva ad essere imprevedibile?) e che il Consorzio non aveva le idee chiare su come comportarsi. Avrebbe, forse, dovuto il Consorzio, "sentiti i rumors su Lehman", intervenire prontamente sull'elenco dei titoli a basso rischio? La risposta sembrerebbe scontata in senso affermativo, se non fosse per il fatto che a porre la domanda sia stato proprio il Presidente del Consorzio nel richiamato intervento. Quanto all'imprevedibilità dell'evento, si riscontrano opinioni discordanti, tant'è che segnali significativi erano già stati percepiti da vari analisti finanziari fin dall'agosto dell'anno 2007. Non si comprende, quindi, come PattiChiari, costituito da un pool di super esperti con la missione di illuminare il modesto risparmiatore, non si sia avveduto di ciò per tempo ed ancor più stupefacente è il fatto che ancora oggi non abbia le idee chiare su come avrebbe dovuto intervenire. Ma vi sono altri elementi ancor più significativi che ci fanno comprendere l'inidoneità del Consorzio. Si apprende che gli strumenti di valutazione del rischio per gli investitori "sono tutti assai imperfetti" ed il rating, termine utilizzato per indicare il grado di affidabilità di un titolo, "soffre non solo dell'eventuale incompletezza informativa (come nei casi di frode contabile) ma anche dei potenziali conflitti di interesse in seno alle agenzie di rating". È il caso di chiedersi: caro Presidente, lo scopre soltanto ora che il rating è imperfetto? Inoltre, per quale motivo PattiChiari non è intervenuto tempestivamente per correggere le imperfezioni del sistema, agendo sulla classificazione del titolo in presenza di rumors, con l'utilizzo di altri strumenti più efficienti (così come richiamati dal Presidente) del rating, ancorché imperfetti ? Ma non sarebbero stati sufficienti i "rumors" per intervenire tempestivamente sul titolo e sospenderlo "cautelativamente" dalla lista "obbligazioni a basso rischio"? La presa di coscienza da parte di PattiChiari ha partorito un intervento tardivo, a riprova della superficialità (o anche negligenza ed imperizia ? nda) del Consorzio soprattutto se misurato in relazione alla qualità del soggetto chiamato a rispondere ai risparmiatori. Una cosa su cui possiamo essere d'accordo una volta tanto è che "PattiChiari non è un marchio di qualità" e la chiusura del portale informativo sugli strumenti finanziari a basso rischio, non può essere considerata un rimedio, ma la conferma della presa di coscienza della scarsa diligenza e dell'inattendibilità delle informazioni offerte ai risparmiatori. A questo punto, non è certo il rappresentante del Consorzio a poter sintetizzare una "lezione" e a diffonderla tra i risparmiatori, i quali si sarebbero accontentati di un più modesto e concreto, quanto tempestivo intervento sulla valutazione dei titoli Lehman e che ora, alla luce di quanto accaduto, non si meritano di sentirsi anche "tirare le orecchie" per aver accordato la propria fiducia proprio a colui che oggi li rimprovera di averlo fatto. Il lettore/risparmiatore, sarà sicuramente "affetto da un modesto livello di educazione finanziaria", ma non per questo può essere considerato anche privo di quel livello minimo di sensibilità per non sentirsi offeso dalle parole di colui che oggi, prima di tutto, si preoccupa di allontanare da sé la responsabilità di quanto accaduto. * Membri di I.N.E.E.D. Istituto Nuova Etica Economia e Diritto

07/04/2009

Documento n.7865

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