Parmalat. Quotidiano nazionale. Perego. Intervista ad A. Tanza. «I bondisti hanno ancora altre strade

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«I bondisti hanno ancora altre strade Però una causa costa tremila euro...» di ACHILLE PEREGO — MILANO — GLI SFORTUNATI risparmiatori che avevano comprato bond Parmalat e si sono presentati come parte civile al processo otterranno un risarcimento limitato al 5% di quanto investito: in pratica, dai primi calcoli provvisori, una trentina di milioni di euro su seicento. Non è un un po’ poco? «Non ... Stampa l'articolo Invia per e-mail Clicca due volte su qualsiasi parola di questo articolo per visualizzare una sua definizione tratta dai dizionari Zanichelli ascolta l'articolo | | condividi di ACHILLE PEREGO — MILANO — GLI SFORTUNATI risparmiatori che avevano comprato bond Parmalat e si sono presentati come parte civile al processo otterranno un risarcimento limitato al 5% di quanto investito: in pratica, dai primi calcoli provvisori, una trentina di milioni di euro su seicento. Non è un un po’ poco? «Non c’è dubbio — risponde l’avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell’Adusbef, che al processo Parmalat rappresenteva oltre duemila bondisti — che sia un risarcimento modesto, ma una percentuale tra il 5 e il 10% è quella che solitamente viene stabilita dai Tribunali in caso di fallimento. E non dimentichiamoci che la vecchia Parmalat di fatto era fallita», Sentenza giusta, quindi? «Una sentenza che soddisfa perché con l’aria che tirava poteva andare peggio, mentre mi sembra che la pena per Tanzi e Tonna sia robusta. Quanto alla provvisionale di 2 miliardi, una somma esigibile subito, indipendentemente dal ricorso in appello, poteva anche essere più alta. Ma è inutile fissare risarcimenti enormi, mettiamo dieci miliardi, se poi si sa che resteranno sulla carta. I due miliardi invece sono concreti». Un bondista Parmalat a questo punto deve rassegnarsi a perdere il 95% di quanto investito? «Innanzitutto il risarcimento del 5% riguarda solo chi si è costituito parte civile al processo. Quindi gli oltre 30mila obbligazionisti del comitato San Paolo Imi (a cui era stata prospettata questa possibilità senza spese, ma con la rinuncia a citare in giudizio la banca) e qualche migliaio rappresentati in larga maggioranza da associazioni di consumatori. E a questi ultimi non sono precluse altre vie per farsi rimborsare». Quali strade possono intraprendere? «Un grande scandalo del crac Parmalat sono state quelle banche che, in malafede, hanno venduto i bond ai risparmiatori conoscendo la situazione dell’azienda e scaricando sui clienti i crediti che vantavano verso Tanzi. In questi anni chi ha fatto causa agli istituti che avevano venduto ‘illegittimamente’ i bond l’ha vinta. Io stesso ho ottenuto sentenze positive. Con il verdetto penale emesso ieri non potrà che rafforzarsi anche il percorso civile. Il problema è che una causa costa 2-3mila euro, e non tutti possono permettersela. Il consiglio, quindi, è di rivolgersi prima agli strumenti di conciliazione, dall’Arbitro bancario finanziario alla nuova mediazione che partirà a marzo e poi, se non si ottiene ragione dalla banca, vedere, magari con l’aiuto di un’associazione di consumatori, se ci sono le condizioni per intentare la causa civile».

10/12/2010

Documento n.8788

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