MORGAN STANLEY ED IL MOSTRUOSO CONFLITTO DI INTERESSI CHE LEGA LE SOCIETÀ DI RATING ALLE AZIENDE

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1 - IERI MORGAN STANLEY HA EMESSO UN REPORT SULLA FIAT SEMPLICEMENTE SCANDALOSO (IL MOSTRUOSO CONFLITTO DI INTERESSI CHE LEGA LE SOCIETÀ DI RATING) tratto da www.dagospia.it Quando le televisioni americane hanno trasmesso le immagini dei manager e degli analisti licenziati e con gli scatoloni in mano, il mondo della finanza ha subito una scossa psicologica. In fondo si trattava di ragazzi dalla faccia pulita che in pochi minuti venivano buttati sulle strade di Manhattan senza quei benefit che consentivano di cenare a colpi di champagne e di pagare le escort ben più di quanto non abbia fatto il micragnoso Tarantini.Adesso il temporale sembra passato e il ricordo dei dipendenti di Lehman Brothers e di Moody's a culo scoperto è letteralmente svanito. I giovanotti con le bretelle stanno già calcolando la nuova montagna di bonus e si sono rimessi a dare i numeri.Un esempio clamoroso è arrivato ieri da Morgan Stanley, la banca d'affari di New York che nel 1935 è stata fondata da due signori di nome Henry Morgan e Harold Stanley. Dopo essere diventata nel settembre dell'anno scorso una holding bancaria che opera anche nei depositi a risparmio, Morgan Stanley viaggia con le vele al vento e non teme la vergogna. Eppure ieri i suoi analisti con le bretelle hanno emesso un report sulla Fiat semplicemente scandaloso. Come spiega il "Sole 24 Ore" di oggi, nel fascicoletto di 21 pagine zeppo di cifre ed elucubrazioni, si legge che il titolo della Casa torinese potrebbe arrivare a 16,8 euro e addirittura a 33 euro quando oggi è intorno ai 9 euro. Giustamente Antonella Olivieri, la giornalista del quotidiano di Confindustria, si chiede come sia possibile che la valutazione del titolo Fiat, condannato da Morgan Stanley prima di Natale a un target di 2,4 euro, possa ballare in una forchetta che oscilla in maniera incredibile. A ballare però ieri sono stati i giovinotti con le bretelle che lavorano in Borsa e hanno fatto schizzare il titolo mentre si stropicciavano gli occhi per le stupidate di Morgan Stanley. E qui si riapre la vecchia questione delle società di rating, cioè di quelle banche che ogni giorno emettono verdetti perlopiù interessati. I loro nomi sono noti agli addetti ai lavori e nemmeno il G20 che si è svolto in aprile a Londra è riuscito a sciogliere il mostruoso conflitto di interessi che lega le varie Morgan Stanley, Standard&Poor's e Fitch alle società che cadono sotto i loro riflettori. Anche i bambini delle elementari sanno che il più delle volte sono le stesse società a finanziare gli studi e le analisi sul rating, aprendo un varco formidabile all'aggiotaggio e all'insider trading. Quando Sergio Marpionne ha saputo del verdetto di Morgan Stanley ha esclamato: "che dio li benedica!", e la sua gioia è stata condivisa dentro l'ufficio del Chrysler Building dove in quel momento era a colloquio con Sciaboletta Scajola, il ministro dell'aeroporto di Albenga. Per un attimo Sciaboletta si è dimenticato della D'Addario e di Santoro che vedrebbe volentieri in default, e ha aggiunto benzina al manager dal pullover sgualcito assicurandogli che il governo è pronto a scucire 500-600 milioni per i nuovi incentivi. 3 - "FINANZA BIANCA" ALLA RISCOSSA E L'ARRIVO DI PASSERA SOTTOBRACCIO AL GRANDE VECCHIO BAZOLI È UN PICCOLO SEGNALE CHE INDICA LA VOLONTÀ DI METTERSI AL RIPARO. ED È SEMPRE PIÙ INSISTENTE LA VOCE CHE VOGLIANO METTERE ALLE CALCAGNA DI CORRADINO UN DIRETTORE GENERALE DI NOME FABIO GALLIA Qualcuno già parla di ritorno della "finanza bianca", cioè del rilancio di quel mondo di ispirazione cattolica che per decenni si è scontrato con la finanza laica e con Enrico Cuccia. Lo spunto è dato dal conclave segreto che si è svolto ieri a Milano nei saloni della Biblioteca Ambrosiana dove la Fondazione Centesimus Annus ha organizzato un summit segreto per parlare di Etica e Capitalismo sostenibile (Nuzzi su "Libero"). Il personaggio più vezzeggiato è stato Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere dell'Opus Dei che il papa ha nominato alla presidenza dello IOR al posto di Angelo Caloja. È presto per dire se la finanza bianca, che è stata sotto schiaffo per tanti anni e considera Mario Draghi poco affidabile, sia partita alla riscossa, ma la presenza di uomini come Abramo-Bazoli, Quadro Curzio, Federico Falck e Giovanni De Censi (il presidente del Credito Valtellinese che piace tanto a Giulietto Tremonti) fa pensare che dalle stanze del Vaticano sia partito il messaggio di serrare le fila. I tempi sono certamente cambiati e i banchieri di dio, descritti quattro anni fa da Giancarlo Galli nel libro "Finanza bianca" che ha segnato la fine di Angelo Caloja, non sono certamente intenzionati ad alzare le barricate contro nemici invisibili. Ai tempi di Cuccia si riunivano in via Broletto, a pochi passi dal Duomo, nel gruppo "Cultura, etica, finanza", guidato dall'ascetico Bazoli, il nemico più acceso del fondatore di Mediobanca. La notizia più sorprendente è che comunque sottobraccio ad Abramo-Bazoli ieri si è presentato nella Biblioteca Ambrosiana anche Corradino Passera, il banchiere ex-McKinsey che si è sempre tenuto alla larga da Giulietto Tremonti e dai suoi discorsi biblici. Con un intervento articolato il laico e longilineo Corradino ha indicato la strada per uscire dalla crisi e - come scrive il "Corriere della Sera" - ha rivendicato con puntiglio i pregi del sistema italiano "che ha retto meglio degli altri le scosse della crisi". FOTO CRISI - TUTTI CONTRO FULD (EX LEHMAN BROTHERS) Sono gli stessi concetti che Giulietto Tremonti ha ripetuto in più di un'occasione e la presenza di Corradino sottobraccio al Grande Vecchio di IntesaSanPaolo, è un piccolo segnale che indica la volontà di mettersi al riparo. Ed è sempre più insistente la voce (lanciata due settimane fa da Dagospia e confermata oggi dal "Messaggero") che vogliano mettere alle calcagna del banchiere ex-McKinsey un direttore generale di nome Fabio Gallia. È il momento dell'ombrello. 4 - GRANDI SCOPERTE DEI NOSTRI ECONOMISTI: "IL SUICIDIO È IL SISMOGRAFO DI TENSIONI LATENTI" Dopo il richiamo che due giorni fa Dagospia ha fatto sull'incredibile vicenda di FranceTelecom dove 24 dipendenti si sono suicidati, qualche giornale comincia ad approfondire la tragedia francese. Ieri è stata la volta di "Repubblica" che si è risvegliata dal sonno con due articoli di un professore della Bocconi e del corrispondente da Parigi. Era davvero strano che una catena di morti all'interno della stessa azienda fosse ignorata dalla stampa italiana che dedica intere pagine alle stupidate del viceministro Paolo Romani sull'azienda di Bernabè, e non si preoccupa di approfondire le ragioni profonde dei suicidi francesi. Eppure nei nostri organi di informazione basta che un paio di precari salgano sul Colosseo e sul tetto di un'azienda per avere larga cittadinanza, mentre 24 morti nella stessa azienda non hanno destato fino a ieri alcun interesse. Oggi scende in campo Giulio Sapelli, lo studioso torinese che oltre a insegnare storia economica all'università di Milano ha ricoperto incarichi e conosce il mondo delle imprese. In un articolo sul "Corriere della Sera" Sapelli, che ha fama di uomo bizzarro e di polemista, offre la sua riflessione e scrive testualmente: "la maggioranza delle imprese grandi e medie sono malate, molto malate. E spesso, sfortunatamente, a dirigere non ci sono medici ma portatori di malattie...l'impresa non è più il porto sicuro rispetto alle asperità e ai disagi della vita...il suicidio è il sismografo di tensioni latenti". E conclude: "in una società di massa la solitudine è un fenomeno di massa". L'avevano già scritto studiosi come Durkheim e molti altri, ma finalmente c'è qualcuno che non parla soltanto della solitudine di papi-Silvio.

02/10/2009

Documento n.8213

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