MEDIOBANCA: IL TRADIMENTO DI PROFUMO

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Tratto da www.dagospia.it. IL TRADIMENTO DI PROFUMO – IL SOLE DELL’UNICREDIT BRUCIA GERONZI E ABBRONZA DRAGHI E NAGEL-PAGLIARO – BANKITALIA E IL SORPRENDENTE CAMBIAMENTO DI ROTTA SULLA NUOVA GOVERNANCE DI MEDIOBANCA… Francesco Manacorda per La Stampa Alessandro Profumo cambia rotta sulla nuova governance in Mediobanca e si avvicina ai manager - guidati da Alberto Nagel e Renato Pagliaro - che su questo tema sono in scontro frontale con il presidente del consiglio di sorveglianza Cesare Geronzi. Dopo aver dato nei giorni scorsi un sostanziale via libera all’operazione-lampo voluta dallo stesso Geronzi per modificare il governo di piazzetta Cuccia - tornando dal sistema dualistico a quello con un solo cda - l’amministratore delegato di Unicredit prospetta adesso il suo voto contrario alla modifica se si dovesse concretizzare la minaccia di dimissioni dei manager. La svolta arriva a poche ore dal patto di sindacato che mercoledì dovrebbe sancire il cambio di governance. Ma come si motiva la nuova posizione di Profumo, che di fatto disturba i piani di Geronzi? Al cambio di rotta, secondo alcuni ambienti finanziari, non sono estranee le preoccupazioni del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che in caso di scontro aperto vedrebbe prospettarsi una paralisi gestionale della prima banca d’affari italiana. Nel fine settimana lo stesso Profumo si è sentito a lungo con Draghi, il quale peraltro in questi giorni sta mantenendo contatti con tutte le parti interessate alla vicenda. Da via Nazionale non trapela ovviamente una posizione. Appare comunque ovvio che si guardi attentamente alla continuità gestionale di Mediobanca, visto che questa rappresenta uno degli elementi della stabilità su cui proprio Bankitalia deve vigilare. Fonti vicine alla vicenda spiegano anche come Unicredit, che è il primo socio di Mediobanca con l’8,66%, ritenga che il suo interesse stia in primo luogo nella stabilità dell’istituto. E tra le condizioni necessarie per questa stabilità, Profumo mette una piena integrazione tra chi ha responsabilità di gestione e gli azionisti. Che significa? La posizione si può leggere come un sostegno ai cinque manager che oggi siedono nel consiglio di gestione e che chiedono - nel nuovo assetto - di essere tutti nel cda e nel comitato esecutivo. Geronzi, invece, offre al massimo tre posti. Ma di fronte a questa soluzione che considerano inaccettabile, i dirigenti minacciano le dimissioni in massa. Ecco, proprio un’eventuale soluzione traumatica e non condivisa tra soci e manager - a quello che spiegano le stesse fonti - incontrerebbe non la semplice astensione, ma un netto voto contrario di Unicredit nel patto e nel consiglio di sorveglianza di Mediobanca. Non è un no secco al ritorno al sistema tradizionale - tra l’altro appena dieci giorni fa proprio Profumo ha rettificato la posizione del presidente di Unicredit Dieter Rampl che in comitato governance di Mediobanca si era opposto all’addio al dualistico - ma certo è una virata sensibile. Anche perchè proprio grazie alla fusione Unicredit-Capitalia, Profumo ha rafforzato il suo gruppo in Italia e Geronzi è arrivato ai piani alti di piazzetta Cuccia. La mossa di Unicredit mette un’ipoteca sul via libera che Geronzi conta di ottenere dal patto di sindacato già dopodomani, visto che sembra difficile far passare la modifica di governance, per la quale serve il voto favorevole dei due terzi dei pattisti, con il «no» del principale socio. Geronzi continua ad apparire tranquillo. Ai suoi collaboratori ha spesso ripetuto in questi giorni che non c’è nessuna trattativa da fare tra azionisti e manager. Ma adesso che in campo entra proprio un azionista come Unicredit le cose potrebbero cambiare. Forse anche a causa delle novità, il conflitto tra il presidente di Mediobanca e i cinque manager sembra essersi acuito. I membri del consiglio di gestione, a quel che si apprende, sono in profondo disaccordo sia rispetto al cambio di governance, sia rispetto ai metodi e ai contenuti con il quale è stato perseguito. Non gradiscono affatto che dal sistema dualistico - che secondo loro garantisce la separazione tra soci e manager e protegge la banca dai conflitti d’interesse con gli azionisti - si torni alla struttura tradizionale. Ma non accettano nemmeno che il delicatissimo capitolo governance, modificato una prima volta poco più di un anno fa, venga adesso rivisto in dieci giorni. Solo lunedì scorso, infatti, Geronzi ha parlato per la prima volta del tema con Nagel, mentre l’obiettivo del presidente - almeno fino a ieri - era di chiudere per mercoledì. Dagospia 28 Luglio 2008

28/07/2008

Documento n.7435

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