MEDIOBANCA: ERA TUTTO UNO SCHERZO ! PATTO GERONZI-DRAGHI: RIVOLUZIONE A OTTOBRE, NO SPARGIMENTO DI SANGUE

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Tratto da www.dagospia.it PATTO GERONZI-DRAGHI: RIVOLUZIONE A OTTOBRE, NO SPARGIMENTO DI SANGUE SE POI QUALCUNO NON CI STA, PASSI ALLA CASSA PER LIQUIDAZIONE (VEDI ARPE) SVANITA LA PUZZA DI PROFUMO – E MARCHETTI SI GIOCA LA PRESIDENDENZA RCS I controllori di volo che guidano il traffico dalla torre dell’aeroporto di Ciampino ieri sono rimasti sbalorditi. Durante la pausa mensa questi uomini efficienti dell’Enav hanno trovato su Dagospia la conferma che Cesarone Geronzi diversamente dal solito, era partito intorno alle 11 con il jet privato dalla pista che in linea d’aria dista pochi chilometri da Marino, il comune che ha dato origini al banchiere. Adesso si chiedono come andrà a finire la vicenda Mediobanca e a che ora comincerà domani la riunione dei soci del patto di sindacato che governa Piazzetta Cuccia. Sul secondo interrogativo Dagospia può annunciare che l’incontro inizierà alle 10,30 per esaminare la bozza di statuto sul cambio di governance, preparata dopo notti insonni dal notaio Pier Gaetano Marchetti che in queste ore si sta giocando il suo ruolo di fine giurista e la presidenza del patto di sindacato in Rcs Mediagroup. All’incontro di domani non parteciperà Alessandro Profumo, impegnato in Germania e proteso a smarcarsi rispetto al tentativo di Geronzi di riequilibrare i poteri tra i magnifici soci del salotto buono e i manager che si sentono custodi del tempio fondato dal mitico Enrico Cuccia. Qualche giornale scrive che Profumo avrebbe mandato avanti il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, per tentare una mediazione con il pallido Alberto Nagel, Renato Pagliaro, Maurizio Cereda, Massimo Di Carlo e gli altri due consiglieri, Trotter e Vinci, che compongono il Consiglio di Gestione. In realtà non risulta che nella giornata di ieri il tedesco Rampl, un simpatico signore dai denti sporgenti e l’italiano incerto, abbia varcato la soglia di Mediobanca, ma non c’è dubbio che la frenata di Profumo è in linea con il desiderio dichiarato di Draghi di fare la rivoluzione senza spargimento di sangue. Il copione era stato scritto in mattinata a Roma durante l’incontro in via Nazionale tra Mario Draghi e Cesare Geronzi. Dopo il caffè senza zucchero i due personaggi che si conoscono da oltre 30 anni e hanno molte ragioni di reciproca gratitudine, hanno convenuto sulla necessità di evitare strappi clamorosi e di avviare la nuova governance secondo una procedura soft che troverà il suo epilogo in ottobre quando l’Assemblea di Mediobanca, che qualcuno ha paragonato al Congresso di Vienna, sancirà il ritorno all’Ancien Règime con un monarca dotato di poteri assoluti. Per il monarca Geronzi la giornata di ieri non è stata una giornata “particolare”. Per un’ora se ne è andato a casa dove ha mangiato con gusto l’ossobuco alla milanese, poi è tornato nel suo ufficio al secondo piano di Piazzetta Cuccia arredato con amore da Nagel e Pagliaro. C’è qualcosa però che va registrato come un segnale significativo: Cesarone ha tirato giù la saracinesca e per tutto il giorno si è rifiutato di ricevere i manager che in nome di un’eredità maldigerita si sentono intoccabili e pieni di sentimenti autoreferenziali. Per chi lo conosce non c’è dubbio che il banchiere di Marino sta provando nei confronti di questi uomini l’identico distacco, freddo e irritato, che ha provato quando nel maggio dell’anno scorso Matteuccio Arpe si mise a citare Ludovico il Moro e ad agitare la piazza. A Mediobanca non succederà nulla di tutto questo: Nagel e Pagliaro si stanno giocando la sopravvivenza e sanno benissimo che lo stile di Geronzi e quello di Mediobanca, messi insieme, non consentono rivolte giovanilistiche. La banca d’affari milanese è sopravvissuta all’uscita di uomini importanti come Arpe, Braggiotti e Maranghi, quindi può resistere e sopravvivere all’onda d’urto romana di quell’uomo che appena arrivato a Milano si pensava che fosse un Re Travicello. Nell’aprile 2003 Vincenzo Maranghi, il delfino di Enrico Cuccia, fu cacciato all’unanimità e a darne l’annuncio fu quel Bollorè geronzino al quale piace dialogare con i giornalisti al termine di ogni conclave. Così avverrà anche domani quando a fine mattinata i soci del salotto buono usciranno dalla riunione per annunciare con aria impudente che il nuovo statuto di Mediobanca ha recepito la moral suasion di Mario Draghi e le perplessità di Alessandro Profumo. Il ribaltone della governance non va in soffitta, ma viene semplicemente gestito con metodi più morbidi. Se poi qualcuno riterrà di non adeguarsi alle linee guida della nuova governance, è pregato di passare alla cassa per la liquidazione. Dagospia 29 Luglio 2008

29/07/2008

Documento n.7438

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