LEHMAN E TITOLO TOSSICI: TOCCARE IL FONDO,ENASARCO DOCET,CON I FONDI PENSIONE

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TOCCARE IL FONDO COI FONDI PENSIONE – Le casse previdenziali (Enasarco, Eppi, Enpacl, Epap) HANNO PUNTATO MILIARDI SUI TITOLI TOSSICI - STRETTI tra il governo che minaccia un giro di vite e le proteste dei contribuenti-investitori… Vittorio Malagutti per "L'Espresso" Viene dai Caraibi, si chiama Anthracite ed è un virus della finanza globale. Un virus tanto potente che rischia di seminare sui mercati perdite per 15 miliardi di euro. Con i tempi che corrono, però, tra crolli di Borsa e recessione alle porte, le vicende di questa remota società con base alle isole Cayman finirebbero per passare inosservate, argomento di discussione per soli banchieri e analisti. Se non fosse che il virus di Anthracite interessa da vicino centinaia di migliaia di professionisti italiani: agenti di commercio, consulenti del lavoro, periti industriali, agronomi, chimici, geologi. Le loro casse previdenziali (Enasarco, Eppi, Enpacl, Epap) negli anni scorsi avevano sottoscritto le obbligazioni cosiddette 'a capitale garantito' emesse da Anthracite, un veicolo creato ad hoc alle Cayman. L'investimento complessivo sfiora il miliardo di euro. Solo che la garanzia del rimborso era prestata dalla Lehman Brothers, la celebre banca d'affari statunitense fallita a metà settembre. E così adesso gli enti coinvolti provano a salvarsi in corner con un altro istituto di credito che subentri a quello americano travolto dalla crisi delle Borse. L'Enasarco, la cassa di gran lunga più esposta con oltre 780 milioni di titoli Anthracite, ha già siglato un'intesa con il Crédit Suisse per salvare quantomeno il capitale. Per i rendimenti, si vedrà. Intanto, anche le altre sigle si stanno muovendo in ordine sparso alla ricerca di un paracadute. Ma, a ben guardare, non è solo una questione di garanzie. Il crack dei mercati ha dato il colpo di grazia al modello di gestione adottato negli anni scorsi da gran parte delle casse previdenziali. Allettati da rendimenti a doppia cifra, i gestori di molti grandi enti si sono buttati a capofitto su titoli strutturati che garantivano alla scadenza la restituzione del capitale investito. Il crollo della Lehman e la crisi di molte altre banche internazionali ha riportato tutti con i piedi per terra. Le certezze del passato sono andate in frantumi. Il miraggio dei guadagni sicuri e senza rischi alla fine si è dissolto. Le obbligazioni cosiddette 'a protezione totale', o almeno vendute come tali, sono diventate mine vaganti. Peggio. Sul lungo periodo questi bond potrebbero alla fine offrire un rendimento inferiore a quello dei tradizionali titoli di Stato: Bot, Btp e Cct. Prendiamo un caso concreto come quello, ormai tristemente noto, di Anthracite. Le 'notes' emesse da questo veicolo esotico si rivalutano sulla base dei risultati di un paniere di hedge fund, a loro volta gestiti da altri operatori come Duemme (gruppo Mediobanca-Mediolanum) e la società londinese Tarchon, guidata dall'italiano Alberto Marolda. Insomma, strumenti speculativi, ad alto rischio, che in queste settimane di tempesta finanziaria hanno subito perdite, in qualche caso anche molto pesanti. Va detto che la rimonta non pare impossibile. Alcuni titoli emessi da Anthracite scadranno solo nel 2022. I vertici delle casse previdenziali, però, non possono permettersi di aspettare tempi migliori. Si trovano stretti tra il governo che minaccia un giro di vite e le proteste dei contribuenti-investitori messi in allarme dai rovesci di questi giorni. E allora gettano acqua sul fuoco. Assicurano che non ci sono rischi. "Tutto sotto controllo", ha detto di recente il presidente dell'Enasarco, Brunetto Boco. E dall'Enpam, la cassa dei medici, il numero uno Eolo Parodi ha ribadito lo stesso concetto. In effetti, salvo improbabili cataclismi, nessuna cassa fallirà. Restano le perdite. Milioni e milioni di euro bruciati nel gran falò delle obbligazioni a capitale garantito. Un brutto colpo, soprattutto d'immagine, per enti che sbandieravano la prudenza e l'oculatezza delle loro gestioni. Alcune casse a dire il vero hanno avuto l'accortezza di mantenere la vecchia rotta. La Cassa Forense (avvocati) investe oltre il 40 per cento del proprio patrimonio mobiliare (circa 2,5 miliardi) in titoli di Stato: per loro le perdite arriveranno forse dalla svalutazione dell'ingente portafoglio azionario.Nel frattempo, però, qualcuno è già riuscito a fare soldi a palate. La febbre dei titoli strutturati infatti si è rivelata un business gigantesco per le banche e per una pattuglia di consulenti ben introdotti ai vertici delle casse. Per anni gli istituti di credito hanno venduto a peso d'oro queste particolari obbligazioni, caricandole di spese e commissioni. Un esempio: la sola garanzia di protezione del capitale poteva arrivare a costare fino all'1,5 per cento del capitale investito e a volte anche di più. Nel conto finale vanno poi considerati ulteriori balzelli di varia natura. Le somme in gioco, e di conseguenza i guadagni realizzati dai banchieri, sono imponenti. Nel bilancio 2007 Enasarco segnala 1,4 miliardi di bond strutturati (Anthracite e altri ancora) su investimenti complessivi in titoli per 1,7 miliardi. Enpam, che ha come consulente finanziario il cattedratico della Bocconi (e consigliere dell'ente) Maurizio Dallocchio, è arrivato a investire quasi il 60 per cento del proprio patrimonio mobiliare in obbligazioni a capitale garantito: 2,6 miliardi su 4,7 miliardi. D'altronde Dallocchio è un ottimista a oltranza. A luglio, quando già sui mercati si addensavano i nuvoloni neri della crisi, il professore, titolare di una cattedra di finanza aziendale sponsorizzata dalla Lehman, si sbilanciava così sul giornale dell'Enpam: "L'economia è sana, solida, ci sono prospettive non di ripresa, ma d'impennata del sistema economico". Tempo due mesi e perfino lo sponsor della sua cattedra è stato spazzato via dalla crisi. Fin qui gli enti più grandi, veri colossi del settore. A ben guardare, però, anche casse più piccole per dimensioni non hanno saputo resistere al fascino degli strutturati. L'Enpacl (consulenti del lavoro) su un portafoglio in titoli di 340 milioni ha puntato su Anthracite ben 28 milioni, a cui vanno aggiunti 25 milioni collocati su Saphir finance, un altro veicolo garantito da Lehman, e altri 5 milioni di obbligazioni emesse direttamente dalla banca Usa. L'Epap (agronomi, chimici, geologi) si è mossa nella stessa direzione. Alla fine del 2007 il 28 per cento delle attività finanziarie della cassa erano classificate nella categoria 'a capitale protetto': 92,9 milioni, di cui circa 15 garantiti da Lehman, su 330 milioni complessivi. Poi c'è l'Eppi, periti del lavoro, che ha comprato Anthracite per 35 milioni di euro. In base ai dati riferiti al 2006, gli ultimi disponibili, il portafoglio titoli dell'ente sfiorava i 230 milioni. "Vedremo alla scadenza se questo investimento sarà davvero in perdita", ha dichiarato nei giorni scorsi Florio Bendinelli, presidente dell'Eppi. Ma intanto tra gli iscritti delle casse previdenziali aumenta la richiesta di maggiore trasparenza sui conti. Non tutti gli enti rendono disponibili su Internet i loro bilanci, che d'altra parte non sono soggetti all'obbligo di deposito in camera di commercio come succede per le aziende. All'Enpam, per esempio, chi chiede informazioni sugli investimenti si sente rispondere che l'istituto non fornisce al pubblico questi dati. Così pare probabile che proprio il tema della trasparenza nelle prossime settimane finisca all'ordine del giorno della commissione bicamerale di Vigilanza sugli enti previdenziali. L'organismo parlamentare guidato dal deputato forzista Giorgio Jannone dovrebbe affrontare la questione nelle previste audizioni con i vertici delle casse. Già adesso non mancano le tensioni. Una partita delicata si sta giocando su Enasarco, che si accinge a mettere all'asta per intero il proprio patrimonio immobiliare per un valore intorno ai 3 miliardi di euro. Migliaia e migliaia di case, affittate, tra gli altri, anche a uomini politici, funzionari pubblici, sindacalisti. La bufera finanziaria è arrivata proprio mentre si stava avviando la macchina burocratica delle vendite. Una grana in più per un ente appena uscito dal tunnel del commissariamento, disposto dopo l'arresto, nel settembre 2006, dell'ex presidente Donato Porreca, coinvolto in una vicenda di corruzione. Non bastasse, all'Enasarco sono anche sfortunati. L'anno scorso, i vertici della cassa hanno rivoluzionato il portafoglio titoli. Obbligazioni strutturate per un valore di 1,3 miliardi sono state smontate e ricostruite secondo nuovi criteri. L'operazione venne affidata agli specialisti di due banche Usa: Jp Morgan e Lehman. Nasce da qui il problema Anthracite. All'epoca se ne occupò Fabio Liotti, un funzionario con base a Londra. Dopo il fallimento Lehman, anche Liotti come molti suoi colleghi ha trovato un nuovo lavoro. Dove? Al Crédit Suisse. Sarà un caso, ma Enasarco ha scelto proprio la grande banca svizzera per risolvere la grana Anthracite.

07/11/2008

Documento n.7579

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