LA GUERRA DEI QUATTRO CANTONI - TREMONTI ATTACCA DRAGHI, VIA CALDEROLI - DRAGHI ATTACCA, VIA "FINANCIAL TIMES", IL PATTO DI POTERE TREMONTI-GERONZI

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LA GUERRA DEI QUATTRO CANTONI - TREMONTI ATTACCA DRAGHI, VIA CALDEROLI - DRAGHI ATTACCA, VIA "FINANCIAL TIMES", IL PATTO DI POTERE TREMONTI-GERONZI (UNA SPINTA AL MINISTRO PER LA LEADERSHIP POLITICA IN CAMBIO DI UN LASCIAPASSARE DI GIULIETTO PER LE GENERALI) - UNA BATTAGLIA SEMPRE PIU' DURA CHE RISCHIA DI FOTTERE DRAGHI ALLA BCE E NEL SECONDO MANDATO A VIA NAZIONALE tratto da: www.dagospia.it Gli uscieri della Banca d'Italia non capiscono la ragione per cui negli ultimi giorni il Governatore abbia gli occhi velati di melanconia. Lo sguardo da cerbiatto ferito e' piu' triste del solito come se Draghi stesse traversando un labirinto di sofferenza che aggiunge scirocco alla sua fisionomia impenetrabile. Certamente la polemica che e' scoppiata alla fine della settimana scorsa sui numeri esatti dei miliardi rientrati con lo scudo fiscale, ha aggiunto un altro tassello alla scontro personale che lo vede contrapposto da oltre due anni a Giulietto Tremonti. Eppure gli uscieri sanno distinguere il rimpatrio dei capitali liquidi dal rimpatrio giuridico che ha semplicemente regolarizzato la posizione degli evasori, ma cio' che ha dato sicuramente fastidio all'uomo di via Nazionale e' la semplificazione grossolana che il Ministro della Semplificazione Calderoli ha fatto di tutta la vicenda. Costui e' arrivato al punto di accusare Draghi di nascondere i dati per fare il gioco dell'opposizione. Dietro il faccione rubizzo dell'uomo della Lega c'e' l'ombra lunga del ministro dell' Economia che tuttavia tace e manda in avanscoperta il suo collega di governo.E' evidente che in questo momento il Genio di Sondrio non vuole una guerra aperta con il Governatore. Di fronte allo scenario dei "birbantelli" Giulietto preferisce assistere allo spettacolo di Gianni Letta nel tritacarne del gossip, e con la pazienza del genio prepara la sua leadership futura (Fini permettendo).Nei confronti di Draghi lascia che a parlare siano gli altri anche se, come nel caso di Calderoli, si usano parole molli e poco dirompenti. Forse la tristezza storicizzante del Governatore nasce dalle sorprese che gli arrivano dall'estero, proprio da quei paesi dove pensava di avere il massimo di credibilita'. Di certo non deve avergli fatto piacere la sortita di Simon Johnson, il professore angloamericano che dal marzo 2007 all' agosto 2008 e' stato capo economista del Fondo Monetario Internazionale. Costui ha avuto il cattivo gusto di tirar fuori per l'ennesima volta quella che oggi Federico Rampini su Repubblica definisce" la maledizione Goldman Sachs" cioe' l'esperienza che Draghi ha fatto per tre anni alla vice presidenza della merchant bank piu' chiacchierata del mondo. Su questa corazzata americana si stanno concentrando attacchi furibondi che la vedono al centro del crollo di Lehman Brothers e del colosso assicurativo Aig. L'affiliazione di SuperMario a Goldmann ha indotto l'economista del Fondo Monetario a insinuare un suo ruolo anche nel crack della Grecia, ma l'attacco e' stato prontamente sventato con una nota del portavoce di Bankitalia. Come se non bastasse dalla Germania arrivano le polpette avvelenate del settimanale Der Spiegel che danno per chiusa la partita della presidenza alla BCE dove nei giorni scorsi il portoghese Victor Constancio e' stato eletto vicepresidente. Anche se la poltrona di Francoforte sara' decisa solo dopo l'estate, Draghi sente scricchiolii rumorosi sulla sua credibilita', ma capisce benissimo che comunque il suo destino passa prima di tutto dalle decisioni del governo Italiano e dal prossimo assetto della finanza. E qui gli uscieri si chiedono da che parte stia il loro Governatore con gli occhi da cerbiatto nel risiko bancario di primavera. Oltre allo smog di via Nazionale sentono puzza di bruciato perche' il teatrino Mediobanca-Generali e' un passaggio importante e decisivo per il destino del Governatore. Per dirla in breve comincia ad affiorare la sensazione di un patto di potere tra Tremonti e Geronzi che potrebbe portare a queste conclusioni: una spinta al ministro per la leadership politica in cambio di un lasciapassare di Giulietto per le Generali dove Cesarone potrebbe approdare manovrando affinche' sulla sua poltrona si sieda un uomo che rappresenti "il cambiamento nella continuità ". Dopo questi passaggi si arriverebbe alla fine dell'anno quando si comincera' a parlare della scadenza di Draghi al vertice della Banca d'Italia. Il Governatore atermico e' stato direttore generale del tesoro per dieci governi e sa che il candidato ideale per la sua successione e' il pallido Vittorio Grilli. Forse la melanconia che gli usceri di via Nazionale vedono nei suo occhi nasce dalla preoccupazione che il loro Capo faccia la fine di Don Farcuccio. Anche gli economisti piu' forbiti conoscono questa figura della tradizione popolare alla quale si accompagna il detto:" con 'na mano davanti e n'antra de dietro", questo per dire che se il patto di potere tra Giulietto, Cesarone e Grilli dovesse funzionare, il secondo mandato di Draghi alla Banca d'Italia potrebbe diventare un sogno. Qualcuno insinua che, nonostante la maledizione di Goldman Sacs e la pioggia intensa che dall'estero cade sulla testa del Governatore, costui abbia ancora frecce nel fodero. E tra queste si richiamano le amicizie costruite da quando nel 2006 e' stato messo alla testa del Financial Stability Forum, e l'appoggio che sempre gli e' arrivato dalla stampa della City. E' noto infatti che a Londra dove Draghi ha lavorato la figura di Geronzi e' vista come "un ritorno al medioevo". Cosi' scrisse il Financial Times nel maggio 2007 quando il banchiere di Marino approdo' a Mediobanca e anche nei giorni scorsi non sono mancati o dubbi e le punture di spillo. L'ultima risale a non piu' tardi di venerdì quando il quotidiano inglese ha scritto che Geronzi sara' pure "uno straordinario negoziatore" ma non e' chiaro se possieda o meno le competenze per condurre Generali. La domanda vera che si pongono gli uscieri non e' sulla paternita' di questi attacchi a Cesarone per mano di Draghi, ma riguarda il suo posizionamento in una battaglia sempre piu' dura che rischia di fotterlo alla BCE e nel secondo mandato a via Nazionale. 2 - QUELLA MARKETTA DI BERNABÉ (PRENDERE PIERO VIGORELLI) CHE SI È TRASFORMATA IN UNA BEFFA PER BERLUSCONI (ANZICHÉ AL POSTO DI PIROSO AL TGLA7, 'VAMPIRELLI' È FINITO IN UNA SCATOLA VUOTA) Oggi Franchino Bernabe' e Mauro Moretti si incontreranno nel palazzo-obitorio delle Ferrovia dello Stato per annunciare insieme i nuovi servizi dei cellulari a bordo dei treni. Entrambi sono "uomini del fare", fautori dell'efficienza e delle sinergie industriali. Entrambi amano anche le sinergie con la politica ed e' probabile che durante la cerimonia si mettano da parte per fare il punto sul terremoto che sta accadendo a Palazzo Chigi. Per l'ex-sindacalista di Rimini che guida i treni, la vicenda Bertolaso con la difesa ad oltranza di Berlusconi, rischia di allontanare la prospettiva di lasciare le Ferrovie per la Protezione Civile. Per Franchino Bernabe' cio che sta accadendo e' invece la conferma che il governo dopo le regionali si chiudera' sempre di piu' nella torre costringendo tutti a genuflettersi. In vista della stretta il manager di TelecomItalia ha anticipato i tempi con una mossa che ha il sapore della beffa. Di fronte alla "richiesta" perentoria proveniente da Palazzo Chigi di decapitare il giornalista Antonello Piroso al "TgLa7" per sostiruirlo con Piero Vigorelli, Franchino ha acchiappato questo ultra' berlusconiano e se lo e' portato in casa con la nomina a presidente di TelecomItalia Media Broadcasting, la societa' controllata al 100% per 100% che gestisce gli impianti e le reti analogiche e digitali del Gruppo. In questo modo Vigorelli, che per 15 anni e' stato direttore di programmi e testate Mediaset, viene recuperato dopo un periodo di eclisse professionale. A fare che, non si sa. 3 - STRETTO IN UNA TENAGLIA RAMPL-DRAGHI-BLASI, PROFUMO COMINCIA AD EVAPORARE E PALENZONA PRENDE IL VOLO Se Mario Draghi tace in preda alla melanconia, Alessandro Profumo non ride. La sua banca dovra' attraversare settimane complesse e al banchiere genovese ex-McKinsey non sfugge la sensazione di trovarsi in mezzo a una tenaglia. Da una parte deve vedersela con il fronte inquieto delle Fondazioni che in Unicredit detengono circa il 16% dei pacchetti. Il capofila di questo fronte che da un paio di anni scalpita per la governance del gruppo e' Paolo Biasi, l' ingegnere e padrone di mezza Verona che guida la Cassa si Risparmio locale. Questa Cassa e' il primo socio di Unicredit con il 5,08% e mena la danza rispetto alle fondazioni delle altre Casse. Sabato scorso sul Corriere della Sera e' apparso un articolo francamente confuso che tentava di spiegare il disagio dei diversi soci "locali di Unicredit" che vogliono vederci chiaro sull' assetto del gruppo in un unica banca con 12 divisioni. Profumo sa che questa e' una rivoluzione copernicana destinata a far saltare decine di poltrone e a ridimensionare le esigenza territoriali delle Fondazioni. Il "bancone" che uscira' da Piazza Cordusio prima dell'estate e' un terremoto sul quale stanno lavorando intensamente plotoni di consulenti McKinsey desiderosi di portarsi a casa i frutti di parcelle stratosferiche. L' operazione eccita l'animo di Paolo Biasi, il boss di Cariverona e sembra creare fibrillazioni anche in Dieter Rampl, il banchiere di Monaco che e' entrato in Unicredit per rappresentare i soci tedeschi. E' sul ruolo di Rampl e sulla figura del nuovo presidente che le Fondazioni vogliono mettere il dito al punto tale da irritare profondamente il 63enne tedesco. Da qui le voci, gia' anticipate da Dagospia giovedì scorso, che Rampl sia sempre piu' in rotta di collisione con Profumo. Sullo sfondo si muove la figura massiccia di Fabrizio Palenzona, l'attuale vicepresidente di Unicredit per il quale Giovanni Pons su Repubblica di oggi prefigura lo sbarco al vertice di Mediobanca per il 2013. Errore!, l'ex-autotrasportatore di Novi Ligure non aspettera' fino a quella data. Mentre gli uomini di Mckinsey preparano favolose parcelle, le fondazioni capeggiate da Paolo Biasi gli tireranno la volata e ne faranno la loro bandiera. 4 - GAMBE ACCAVALLATE Laudetur Jesus Christus, qui Radio Vaticano: "il Santo Padre e il suo segretario particolare padre George hanno molto apprezzato il discorso pronunciato a braccio sabato mattina nell' aula Nervi dal Presidente dell' Enac, Vito Riggio. L'unico rammarico da parte della Santa Sede e' rappresentato dalle gambe accavallate con qui Gianni Letta e il ministro "laico" Matteoli, hanno seguito l'intervento di Riggio e il saluto del Papa. Negli ambienti vaticani si fa notare che la postura dei due rappresentanti del governo e' contraria all'etichetta delle udienze".

22/02/2010

Documento n.8491

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