ITALEASE - LA SOCIETÀ REGINA DEI DERIVATI-TRUFFA SI SALVA DAL CRAC CON UN PIANO DI PIAZZETTA CUCCIA

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MEDIOBANCA, IL CONSULENTE DISTRATTO DI ITALEASE - LA SOCIETÀ REGINA DEI DERIVATI-TRUFFA SI SALVA DAL CRAC CON UN PIANO DI PIAZZETTA CUCCIA – NEL 2005 L’ACCOMPAGNÒ ALLA QUOTAZIONE IN BORSA, OGGI IL CROLLO EVITATO ANCORA DALLA BANCA DI GERONZI-NAGEL… Vittorio Malagutti per "L'espresso" Non c'è disastro che tenga. Squassata dalle perdite (1,1 miliardi nel 2008 dopo i 525 milioni dell'anno prima), costretta a una ristrutturazione che la spezza in tre parti riducendone di molto ambizioni e giro d'affari, la Banca Italease non rinuncia al trasloco. Verranno vendute e abbandonate le storiche sedi in pieno centro a Milano per trasferirsi armi e bagagli in un moderno palazzone in via Sile, all'estrema periferia sud della città. Chi ci guadagna? Per Italease il bilancio è incerto. Incassa subito alcune decine di milioni dalla vendita dei propri palazzi, ma in futuro sarà costretta a sobbarcarsi un affitto oneroso. Tutt'altra musica, invece, per la controparte. Di questi tempi, con il mercato degli uffici in picchiata, il contratto con Italease vale oro. Per scoprire l'identità di questi fortunati investitori non bisogna andare lontano. La prossima sede della banca milanese risulta intestata al fondo Private Real Estate, gestito con la consulenza esclusiva di due advisor di prim'ordine. Mediobanca segue la parte finanziaria, mentre le questioni immobiliari sono affidate a Inpartner, marchio rampante del mattone presieduto dal banchiere di lungo corso Lino Benassi. Sarà solo un caso, una singolare coincidenza, ma sia Mediobanca sia Benassi hanno voce in capitolo nella gestione di Italease. Il manager di origini trentine, già alla Comit e poi al vertice di Intesa fino al 2002, è approdato alla presidenza di Italease nell'estate 2007. Cioè nel pieno della bufera che portò alle dimissioni dell'amministratore delegato Massimo Faenza, indagato, arrestato e infine rinviato a giudizio con l'accusa di appropriazione indebita. Gli uomini di Mediobanca, invece, da almeno cinque anni sono i consulenti più ascoltati di quella che era la banca regina del leasing nazionale. È un rapporto solidissimo, che resiste nella buona come nella cattiva sorte. Nel giugno del 2005 Mediobanca accompagnò Italease alla quotazione in Borsa, facendo da sponsor e coordinatore del collocamento al pubblico. A quel tempo regnava Faenza e i bilanci traboccavano di utili realizzati rifilando alla clientela prodotti derivati trappola. I titoli della matricola partirono a razzo e a soffiare sul fuoco contribuirono anche gli analisti di Mediobanca. Un loro report datato giugno 2006 fissa a 60 euro il target di prezzo delle azioni, contro i 47 euro della quotazione corrente e i 9,3 euro del collocamento dell'anno prima. Tempo pochi mesi e la macchina da soldi targata Italease comincia a perdere colpi. Il crollo arriva nella primavera del 2007. I conti vanno in perdita e i grandi soci della banca, guidati dal Banco Popolare, cambiano tutto ma salvano i consulenti. Faenza fa le valigie sostituito dal nuovo amministratore delegato Massimo Mazzega. Alla presidenza arriva Benassi al posto di Lucio Rondelli. I manager di Mediobanca, invece, continuano a dare consigli. Ottengono un incarico per la ristrutturazione. E poi, a novembre 2007, la più blasonata della banche d'affari italiane guida il consorzio di garanzia dell'aumento di capitale di Italease. Il prezzo di vendita delle azioni viene fissato a 9,1 euro, cioè l'80 per cento in meno del target indicato dalla stessa Mediobanca poco più di un anno prima. I rapporti sono così stretti che sul mercato cominciano a girare indiscrezioni (sempre smentite dalle fonti ufficiali) sull'imminente vendita di Italease all'istituto che fu di Enrico Cuccia. Il peggio, però, arriva in queste settimane. Il tracollo del mercato finanziario, preceduto dallo scoppio della bolla immobiliare, dà il colpo di grazia al bilancio del 2008. Serve un piano per evitare il crack. Eccolo: Italease verrà ritirata dalla Borsa con un'Opa del Banco Popolare e poi divisa in tre parti. I risparmiatori dovranno accontentarsi di 1,5 euro per azione e 300 dipendenti (su un migliaio) perderanno il posto di lavoro. Niente sarà più come prima. Salvo il consulente. Anche il nuovo riassetto porta la firma di Mediobanca. Come ai vecchi tempi.

04/04/2009

Documento n.7849

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