IL SASSO S. MARINO NELLO STAGNO BANKITALIA - IL "BUCO" NELL’ARCHIVIO UNICO INFORMATICO BANCA CENTRALE - FIUME DI DENARO 1,2 MLD BANCONOTE DA 500 EURO

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Tratto da www. dagospia.it IL SASSO SAN MARINO NELLO STAGNO BANKITALIA - SOTTO ESAME IL "BUCO" NELL’ARCHIVIO UNICO INFORMATICO DELLA BANCA CENTRALE - UN FIUME DI DENARO – 1,2 MILIARDI TRA IL 2004 E IL 2008 - IN PEZZATURE PIUTTOSTO SOSPETTE: TUTTE BANCONOTE DA 500 EURO... ANTONIO MASSARI PER "LA STAMPA" Scandalo riciclaggio a San Marino: nel mirino della procura di Forlì c'è la Banca d'Italia e persino l'Unità d'Informazione Finanziaria. Il pm Fabio Di Vizio, sta indagando su vari filoni che portano all'istituto di via Nazionale. Ha interrogato, tra settembre e febbraio, una decina di funzionari della Banca d'Italia. Interrogatori che l'hanno portato ad aprire tre fronti d'inchiesta. Un primo filone investigativo riguarda il «buco» nell'archivio unico informatico di Bankitalia. Per la precisione, il «buco» nell'archivio dell'ufficio antiriciclaggio, dove non sarebbero stati registrati, infatti, i rapporti delle banche con gli intermediari di San Marino. Non vi sarebbe alcuna traccia, nonostante il fiume di denaro - 1,2 miliardi tra il 2004 e il 2008 - viaggiasse in pezzature piuttosto sospette: tutte banconote da 500 euro. Nonostante Forlì risultasse la terza città d'Italia - seconda soltanto a Milano e Roma - per richieste di banconote da 500 euro. Nonostante quel flusso di denaro coinvolgesse, oltre che la filiale della Banca d'Italia e il Monte dei Paschi di Siena di Forlì, anche un noto «paradiso fiscale», considerati i rapporti con la Cassa di Risparmio di San Marino e il Gruppo Delta, oggi sotto accusa, appunto, per il presunto riciclaggio di denaro. A prescindere dai sospetti - questa è la tesi degli investigatori - il punto è che le operazioni per contanti, anche tra banche italiane, devono essere comunque registrate nell'archivio unico e invece, a quanto pare, di questi flussi miliardari non vi sarebbe traccia. Un secondo filone d'inchiesta riguarda invece l'autorizzazione firmata dall'Uif (Unità di informazione finanziaria), guidato da Giovanni Castaldi, che non risulta indagato, ma sul quale si sta concentrando l'attenzione degli inquirenti ed è stato convocato in procura nei mesi scorsi. L'autorizzazione riguarda l'iscrizione del Gruppo Delta Spa - avvenuta il 13 agosto 2007 - nell'albo dei gruppi bancari. A insospettire gli inquirenti ci sarebbero due particolari, legati proprio alla data del via libera, espresso dall'UIF. Il primo: l'atto viene siglato a soli due giorni da ferragosto. Per gli inquirenti non è un periodo usuale. Secondo: sulla copia dell'autorizzazione, rimasta in Bankitalia, spunta una correzione a penna, dove il 13 agosto viene trasformato in 17. Il dato lancia un sospetto ancora più grave: che l'autorizzazione sia «partita», in realtà, prima che il «direttorio» della Banca d'Italia fosse stato informato. Perché tanta fretta? Se così fosse - ma è soltanto un'ipotesi investigativa, tutta da verificare - nell'affare Gruppo Delta-San Marino potrebbe emergere un abuso d'ufficio: in base alla normativa interna, infatti, il direttorio di Bankitalia doveva essere preventivamente informato. L'autorizzazione, peraltro, sarebbe stata rilasciata nonostante le criticità segnalate mesi prima (persino alla procura di Roma) dal «vecchio» ufficio antiriciclaggio. Criticità che riguardavano due società del gruppo Delta: «Detto Factor» e «Sedici Banca». Inoltre, la squadra d'ispettori del vecchio Uic, che indagava sul riciclaggio a San Marino, nella nuova gestione dell'Uif, pare svanita (e anche su questo punto il pm indaga). La vicenda «autorizzativa» si conclude nel febbraio 2009, con una serie di ispezioni, condotte proprio dalla Banca d'Italia, e dall'Uif, che confermano l'irregolarità della posizione del Gruppo Delta e della Cassa di Risparmio di San Marino. Tanto che, il 23 aprile, Bankitalia revoca le autorizzazioni a detenere partecipazioni in Delta, in capo a Cassa di Risparmio di San Marino, e ad altre società. Un comunicato del 5 maggio specifica che «la Banca d'Italia ha presentato ampia collaborazione con la procura della Repubblica di Forlì e figura, nell'ambito del procedimento, quale parte offesa». Intanto, però, resta nel mirino della procura. Che nel frattempo, spulciando tra l'enorme mole d'assegni, che si trasformavano in contanti, e viaggiavano tra l'Italia e San Marino, s'è imbattuta in soggetti ritenuti «sensibili». Non si riferiscono alle mafie. Le indiscrezioni parlano di personalità politiche, soprattutto pugliesi e calabresi, coperte dal segreto istruttorio.

11/05/2009

Documento n.7917

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