GRASSO CALA L’ASSO ! IL TRIANGOLO BONOLIS,SIGNORA CESARE LANZA

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GRASSO CALA L’ASSO! - "siamo al grottesco: riviste che fanno intervistare Bonolis da Cesare Lanza, che è un suo autore, che lavora grazie a Bonolis e che, a sua volta, fa lavorare la moglie di Bonolis - LANZA REPLICA: é UN RADIO-FALLITO... 1 - TELEGATTO A PIERSILVIO - Aldo Grasso per il "Corriere della Sera Magazine" Vecchia e saggia regola: non tutti i mali vengono per nuocere. La crisi economica ha spinto Mediaset ad annullare i Telegatti e Piersilvio Berlusconi se ne assunto la responsabilità (bisogna ammetterlo: non è la prima volta che il "ragazzo" prende decisioni coraggiose). Speriamo che il prossimo anno la smettano anche con il "Premio della regia televisiva" (giustamente non si possono più chiamare Oscar perché l'Academy ha fatto causa a Daniele Piombi), con il premio Saint Vincent e con tutte le altre cerimonie autoreferenziali con cui la Tv premia se stessa. I Telegatti sono organizzati da Mediaset e i premi sanremesi dalla Rai. Senza entrare nel merito dei meccanismi di selezione e di votazione o sulla competenza delle cosiddette "accademie" (c'è sempre qualche giurato sussiegoso che telefona per sapere chi votare: «Sa, io non guardo la tv»), va da sé che lo spettacolo dei premi televisivi sono autoscatti, feste di famiglia depurate del senso del ridicolo (Carlo Conti ha presentato la manifestazione Rai ed è stato premiato due volte). Come si dice a Milano, sono premi che non valgono una sverza! I Nobel della letteratura sono una burla (come sostiene il grande critico Harold Bloom), il Grinzane Cavour ha svelato il suo vero volto di pacchianeria, persino lo Strega è sotto accusa (pare si sappia già il nome del prossimo vincitore). Figuriamoci i premi televisivi italiani, che sono un circolo vizioso, una raccomandazione dell'oste sul vino che vende. Lo ripeto da tempo. La debolezza strutturale della tv italiana consiste nel fatto che si parla addosso, non ama confrontarsi con l'alterità. Se la suona e se la canta. Negli Usa o in UK esiste una massa di letteratura critica sulla tv scritta da persone che non hanno mai messo piede in uno studio televisivo, che non ha nulla da spartire con chi fa tv. Noi siamo al grottesco: storie della Rai scritte da dipendenti Rai, giornali (di sinistra) che affidano la critica tv a Maurizio Costanzo, riviste che fanno intervistare Paolo Bonolis da Cesare Lanza, che è un suo autore, che lavora grazie a Bonolis e che, a sua volta, fa lavorare la moglie di Bonolis (che tipo di intervista può venir fuori da un simile colloquio se non un distillato di "familismo amorale", secondo l'espressione di Banfield?). Solo uscendo da queste forme di protezionismo casalingo e disperato la tv italiana può sperare di crescere e misurarsi con il mercato internazionale. ìAldo Grasso P.S. Se in magazzino ci sono ancora dei Telegatti, datene uno a Piersilvio e buttate gli altri al macero! 2 - LE PINZILLACCHERE DI ALDO GRASSO Da www.lamescolanza.com (19 Marzo 2009) "Mi scusi, mi scusi! E non mi prenda per un grafomane! Le ho scritto qualche giorno fa a seguito di una esacerbata critica di un giornalista del Corriere nei suoi confronti e Lei gentilmente ha replicato. Oggi sul magazine del Corriere vedo che il critico insiste... evidentemente ha molto astio nei suoi confronti! Ecco cosa ha scritto: ".... riviste che fanno intervistare Paolo Bonolis da Cesare Lanza, che è un suo autore, che lavora grazie a Bonolis e che, a sua volta, fa lavorare la moglie di Bonolis (che tipo di intervista può venir fuori da un simile colloquio se non un distillato di "familismo amorale", secondo l'espressione di Banfield?). Solo uscendo da queste forme di protezionismo casalingo e disperato la tv italiana può sperare di crescere e misurarsi con il mercato internazionale". Non ci ho capito molto, può spiegarmi e ribattere?" (Francesco Castiglioni da Monza) Risponde Cesare Lanza - Perchè no? sono lusingato dall'attenzione che mi dedica Aldo Grasso, che - fortuna sua! - deve avere molto tempo libero, dal momento che le sue "recensioni" quotidiane sul Corriere sono assistite e infornate da una marea di appassionati collaboratori. Allora: 1. Grasso considera un'idea sciocca che "Sorrisi e canzoni" mi abbia chiesto di intervistare Paolo Bonolis. Presumo che Alfonso Signorini e Rosanna Mani abbiamo avuto questa ideuzza perchè ho vissuto settimane, anzi mesi a fianco di Paolo per preparare il Festival. Esistono infiniti precedenti, in giornalismo, di questo tipo, è un "genere" abituale, per la serie "io lo conosco bene", utilizzato infinite volte, dico innumerabili volte, in politica, sport, spettacolo, cronache varie... Ma in questo caso Grasso si indigna, chissà perchè: lascio ai lettori la valutazione sul suo tasso di irascibilità e credibilità. 2. Io lavorerei "grazie a Bonolis". Perbacco: sono grato a Paolo, che mi stima e mi affida incarichi importanti, e mi onora con la sua amicizia, ma oggettivamente posso dire che ho avuto e ho, per fortuna, molto altro lavoro, ho sempre lavorato, come una bestia, da quando avevo sedici anni, cioè da cinquant'anni, perchè l'unica religione della mia vita è il lavoro. 3. E poi io "faccio lavorare la moglie di Bonolis". Che ridicolaggine! Qualcuno può pensare che la moglie di Bonolis abbia bisogno di lavorare o che, per lavorare, abbia bisogno di me?! La spiegazione è più semplice: io penso che Sonia Bruganelli, che ha una sua identità, una sua anima e una sua personalità (forse si tratta di un concetto impervio per Grasso), al di là del fatto che sia la moglie di Paolo, abbia potenzialità per proporsi come una brava opinionista e, in futuro, come autrice e, addirittura, non impazzisca Grasso, come conduttrice. 4. Infine, per colpa di questi straordinari episodi, conclude il nostro "critico", la televisione italiana non può "sperare di crescere e misurarsi con il mercato internazionale"! C'è bisogno di replicare? O ipotizziamo una camicia di forza? Caro lettore Castiglioni: se fossi guidato dalla stessa rozzezza intellettuale con cui imperversa Aldo Grasso, da parte mia potrei sostenere che il suo lavoro, da lustri, è quello che è riuscito a occupare nel Corriere in virtù di una (sciagurata?) intuizione di un comune amico, Giulio Anselmi. E l'unica volta che Aldo ha messo il capino fuori dall'uscio è stata quando gli hanno chiesto (sciaguratamente?) di dirigere la radio della Rai, ma in breve, dopo modesti risultati, è stato rispedito in via Solferino. Ma io da questa rozzezza polemica cerco di tenermi lontano: per me il signor Grasso è un buon osservatore televisivo - lo seguo sempre - ma è afflitto, a mio parere, dal peggior handicap che possa appesantire un critico, il pregiudizio. Per lui gli amici e i nemici, i bravi e i cattivi, i simpatici e gli antipatici sono sempre quelli, a prescindere da ciò che succede. Come in questo caso: pinzillacchere, direbbe Totò.

24/03/2009

Documento n.7836

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