ELEZIONI: FALLITO DISEGNO DI LUCHINO MONTEZUMA COSTRUITO CON PAOLINO MIELI. UN BOOMERANG L’ANTIPOLITICA DI MIELI CON “LA CASTA” E IL CIANURO PER PRODI

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È FALLITO IL DISEGNO POLITICO DI MONTEZUMA COSTRUITO CON MIELI E VELTRONI BERLUSCONI NON CONSIDERA LUCA NÉ UN IMPRENDITORE NÉ POLITICO DI RAZZA UN BOOMERANG L’ANTIPOLITICA DI MIELI CON “LA CASTA” E IL CIANURO PER PRODI In Confindustria si raccolgono gli ultimi scampoli della presidenza Montezemolo. Oggi a Bergamo si tiene l’Assemblea annuale degli industriali metalmeccanici alla presenza di Alberto Bombassei, il padrone della Brembo che la Marcegaglia dovrebbe riconfermare nella rosa dei vicepresidenti. Domani mattina nell’Auditorium della Tecnica in viale Tupini, Luchino parteciperà all’Assemblea di Confcooperative, poi insieme al parroco di campagna, Maurizio Beretta, salirà a Torino per la grande kermesse del Lingotto “Cambiare per crescere” dove è prevista la partecipazione di Aznar, Barroso e di almeno 500 industriali. Purtroppo il cambiamento che Montezemolone desiderava non c’è stato. I risultati elettorali hanno fatto letteralmente saltare il disegno costruito a tavolino almeno un anno fa insieme a Paolino Mieli e WalterEgo Veltroni. Il “cambiamento” era stato la parola d’ordine del discorso che il presidente di Confindustria aveva fatto al suo esordio nell’aprile di quattro anni fa all’Auditorium di Roma davanti alla folla plaudente degli Industriali. Il teorema era perfetto e prevedeva il trionfo della modernità e di quei valori sui quali Luchino ha ispirato la svolta veltroniana. Il suo grido di dolore contro l’arretratezza dello Stato e la perdita di competitività del Sistema Italia aveva innescato la valanga dell’antipolitica, poi cavalcata con grandi squilli di tromba da Paolino Mieli con il libro “La Casta” e con le gocce di cianuro per il Governo Prodi. L’effetto finale è stato un boomerang che ha portato al trionfo di Berlusconi e di quel Nord leghista che con l’Europa e la modernità non ci azzecca. Eppure il disegno sembrava perfetto, una geometria che comprendeva dentro un quadrilatero di poteri forti anche Mario Draghi, il compagno di banco del liceo Massimo. Questo quadrilatero avrebbe dovuto esprimere il “governo dei migliori”, un salto di qualità con un ticket Veltroni-Montezemolo ai comandi di un governo che Luchino ha sempre identificato come un’automobile da Formula 1. È saltato tutto!, e adesso il presidente uscente di Confindustria si trova con il sedere per terra, costretto a fare i salti mortali e a dire che la “Walterloo” apre la strada “a una piena governabilità ed è senz’altro terapeutica”. Il problema è serio per questo giovane 60enne pieno di ambizioni che superano le intenzioni, ricco di soldi e di idee sfavillanti che vanno a sbattere come un’automobile in corsa contro i rigurgiti della Lega e il ritorno all’antico del Cavaliere. In due battute ieri Berlusconi ha liquidato senza mezzi termini la Commissione Attalì, un altro tassello che aveva suggestionato gli uomini vogliosi del cambiamento. Durante la conferenza stampa nella quale la giornalista del Tg1, Susanna Petruni, sfoggiava un completo nero da sera, Silvio ha liquidato Attalì e ha parlato in modo generico di un Comitato di esperti e di economisti che potrebbero dare suggerimenti. Anche questo è un boccone amaro per Montezemolo e soprattutto per Mario Monti che dentro la Commissione francese è stato un protagonista e da domenica sera non vede più la luce.I “migliori” si ritirano ai bordi della scena e devono ritornare – almeno per il momento – ai loro antichi mestieri. Per Luchino l’antico mestiere è quello di presidente della Fiat che ieri è crollata di quasi il 5% dopo gli ultimi dati sulle immatricolazioni. Qui si ritrova accanto quel Sergio Marpionne dall’incerto destino che venerdì 18 alle ore 15,20 interverrà alla kermesse del Lingotto insieme a Corradino Passera, l’amministratore di BancaIntesa innamorato di AirOne. Tutto fa pensare che i prossimi mesi saranno caldi per il vertice della casa automobilistica. Marpionne sta portando avanti un suo gioco personale che sta creando non poche perplessità nella Sacra Famiglia degli Agnelli. Con un piede dentro la Fiat e un altro dentro l’Ubs, la banca svizzera disastrata dai derivati, il manager italo-canadese deve stringere i tempi per concludere la sua missione italiana. Il suo profilo professionale è quello di un “risanatore” cioè di un uomo che entra nelle aziende, rimette a posto i conti e poi se ne va con i frutti opulenti del suo lavoro verso un’altra avventura. Così è stato in Svizzera al timone di Alusuisse, la società dell’alluminio, e questo è lo “skill” che tutti gli riconoscono e che gli gnomi di Zurigo vorrebbero catturare. Per risanare la Fiat fino in fondo, l’uomo dal pullover sgualcito che faceva impazzire Bertinotti (il leader dalla lingua di cachemire) ha bisogno di pieni poteri, cioè di un semaforo verde da parte della Sacra Famiglia degli Agnelli per buttare sul tavolo la carta della grande alleanza internazionale tra la Fiat e un’industria automobilistica di valore mondiale. La domanda ovvia è questa: qual è l’asso nella manica del 56enne manager di Chieti che governa la Fiat dal maggio del 2004? Il quotidiano tedesco “Handelsblat” ha scritto ieri che la Fiat starebbe trattando con Chrysler per produrre l’Alfa Romeo negli Stati Uniti. La notizia è credibile ma non è la risposta completa al tema della grande alleanza internazionale: l’accordo con Chrysler ha un valore limitato al mercato Usa dove l’Alfa Romeo ha sempre stentato e dove si ripropone per entrare nella fascia medio-alta dell’automobile. Gli ultimi operai della Fiat (quelli che hanno già individuato in Sergio Chiamparino il baluardo della sinistra) credono invece che l’asso nella manica sia la Toyota, la casa giapponese che ha bisogno di un alleato nel Vecchio Continente. Per chiudere il cerchio della sua esperienza professionale da “risanatore”, Marpionne deve avere via libera dalla Sacra Famiglia degli Agnelli alla quale tocca digerire l’idea di ridurre quel 30% del capitale posseduto che consente di controllare l’azienda. Schiacciato in mezzo come una noce tra gli eredi dell’Avvocato e la tenacia di Marpionne si trova Luchino. Siamo alla vigilia di uno showdown dentro il quale Luca Cordero di Montezemolo, erede ideale e non patrimoniale della Sacra Famiglia degli Agnelli, dovrà svolgere un’immensa opera di mediazione. Il suo disegno politico è fallito; a Palazzo Chigi sta per arrivare un uomo che non lo considera né un imprenditore né un politico di razza. Alle spalle si lascia una Confindustria che dovrà riposizionarsi e che ha visto ieri varcare la soglia di Mediobanca da parte di un sudatissimo Luigino Abete, desideroso di protezioni. “Cambiare per crescere” era la parola d’ordine di quattro anni fa che adesso ritorna con toni funebri nella messa solenne del Lingotto di venerdì prossimo. Il povero Luchino ha provato a cambiare, ma non c’è riuscito. E invece di crescere la sua statura è diminuita. Dagospia 16 Aprile 2008

16/04/2008

Documento n.7255

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