DRAGHI AVREBBE FERMATO GLI AGNELLI ALLUPATI DI FIDEURAM (OGNI INDECENZA HA IL SUO LIMITE) - IL "CHIAGNE & FOTTE" DI MARPIONNE

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DRAGHI AVREBBE FERMATO GLI AGNELLI ALLUPATI DI FIDEURAM (OGNI INDECENZA HA IL SUO LIMITE) - IL "CHIAGNE & FOTTE" DI MARPIONNE: SOLDI DALLO STATO PER COMPRARSI UNA società CHE VIENE UTILE PER lo scudo fiscale nel momento in cui emergono cospicui tesoretti della famiglia all’estero... Nino Sunseri per "Libero" Diventa complicato il rientro in banca della famiglia Agnelli. L'operazione Fideuram incontra inattesi inciampi. A tal punto ostici che l'affare potrebbe saltare e la società del risparmio gestito potrebbe finire in mano agli spagnoli del Santander. Sempre che Emilio Botin, gran capo del colosso madrileno, riesca a superare la diffidenza verso l'Italia maturata dopo essere stato escluso, in maniera che giudica sgarbata, da Intesa San Paolo. A mettersi di traverso sull'affare Exor-Fideuram, a quanto pare, è niente meno che il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Le modalità dell'operazione, infatti, devono essergli sembrate frutto di geometrie fin troppo ardite. Soprattutto per il fatto che la cassaforte di casa Agnelli concluderebbe l'affare accendendo un debito di circa 800 milioni. Una cifra alta per una finanziaria, come Exor, che vive prevalentemente di dividendi. Tutto troppo fragile. Tanto oggi che le banche sono sotto osservazione per i dubbi sulla loro solidità. E' vero che Fideuram non ha sportelli e si occupa di risparmio. Tuttavia a Draghi non deve essere sembrato opportuno mettere una banca, anche se dalle caratteristiche un po' particolari, in mano ad una società finanziaria che, per di più, dovrebbe accendere un grosso debito per arrivare all'obiettivo. Non importa se c'è il sigillo di casa Agnelli. Secondo le indiscrezioni in circolazione Corrado Passera ha chiesto 2,8 miliardi per Fideuram. Exor ha in cassa solo un miliardo. Il resto da Banca Intesa che sottoscriverebbe il 30% della nuova scatola cui conferire Fideuram. Per chiudere il cerchio mancherebbero circa 800 milioni. Per coprirli ci sono due possibilità. Un fondo di private equity che fornisce le risorse mancanti e aspetta che la banca torni in Borsa per rientrare. Oppure provvede la stessa Banca Intesa con un finanziamento diretto su Exor. Un cammino, da quanto si capisce, che in via Nazionale giudicano troppo tortuoso. E anche pericoloso perchè esposto agli umori mutevoli del mercato finanziario. Non è nemmeno da escludere che, sullo sfondo, abbiano giocato un ruolo importante le polemiche sul ruolo di Exor nella partita Fiat. Poco eleganti le coincidenze. La cassaforte di casa Agnelli ha confermato l'interesse per Fideuram proprio nel momento in cui Sergio Marchionne chiedeva al governo di prorogare al 2010 gli incentivi per l'auto. Una dissonanza troppo aspra per passare inosservata. Quasi la dimostrazione simbolica che agli Agnelli delle quattro ruote non importa più nulla. Il miliardo di euro di cui dispone Exor, forse, dovrebbe essere utilizzato per sostenere lo sforzo di Marchionne su Fiat e Chrysler. Invece viene destinato all'acquisto di una banca. Al sostegno dell'auto penseranno i governi di Roma e di Washington con nuovi pacchetti di aiuti pubblici. Quanto meno a Torino hanno scelto il momento meno opportuno per avviare il loro progetto di diversificazione. E' vero che, per tradizione, gli Agnelli hanno affiancato altri business a quello dell'auto. Tuttavia i tempi sono cambiati e il mercato non apprezza più le conglomerate. E nemmeno Draghi a quanto pare. Senza contare un ultimo elemento. Trascurabile sul piano pratico. Importante nella simbologia degli affari. Le società del risparmio gestito saranno i veicoli privilegiati per utilizzare lo scudo fiscale. Anche qui gli Agnelli sembrano aver commesso un errore di grammatica politica: annunciano l'acquisto di Fideuram proprio nel momento in cui emergono cospicui tesoretti della famiglia all'estero. Messo così l'acquisto di Fideuram sembra solo una bella cortina di ferro per concludere gli affari di famiglia lontanissimo da occhi indiscreti. Magari non sarà così. Ma quasi sempre la forma diventa sostanza.

22/09/2009

Documento n.8192

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