DOMENICO SINISCALCO,ASSOGESTIONI,CONSIGLIERI "DIPENDENTI" ED I LUCROSI INCARICHI IN CONFLITTO DI INTERESSI.MENTRE LA CONSOB DI CARDIA LATITA....

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PER DOMENICO SINISCALCO IL CONFLITTO D’INTERESSI NON ESISTE - COME PRESIDENTE DI ASSOGESTIONI NOMINA I CONSIGLIERI INDIPENDENTI NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE DELLE GRANDI SOCIETÀ COME GENERALI. E POI COME PRESIDENTE DI MORGAN STANLEY CHIEDE ANCHE LUCROSI INCARICHI PER LA SUA BANCA. E COME SE NON BASTASSE ORA PUNTA ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DI GESTIONE DI INTESA-SAN PAOLO. IL GOVERNATORE DRAGHI, IL PRESIDENTE CARDIA E IL CAPO DELL’ANTITRUST NON HANNO PROPRIO NULLA DA DIRE?ARIA DI DIMISSIONI? - O IL CONFLITTO DI INTERESSI SEMBRA SOLO RIGUARDARE IL NANO DI ARCORE - Tratto da www.dagospia.it DAGO REPORT Domenico Siniscalco come neo presidente di Assogestioni ha il ruolo di rappresentare i Fondi Gestione presso le istituzioni (Banca d'Italia, Consob, Ministeri vari, ect.) e le aziende quotate dove i Fondi sono investitori nominando alcuni rappresentanti nei consigli di amministrazione. Ultimo caso i tre piazzati in Generali con il beneplacito del Governatore, molto british, Mario Draghi. E' chiaro che per svolgere questo ruolo il candidato migliore debba essere il più possibile indipendente dalla politica e certamente immune da conflitti di interesse. Nel primo caso non sembra che Siniscalco, già ministro dell'Economia, abbia la personalità per "resistere" alla politica, meglio avrebbe fatto in quel ruolo un professore integerrimo e di carattere forte (Capaldo, Libonati, Giavazzi), ma certamente è nel secondo caso che la nomina di Siniscalco è sconvolgente. Infatti Siniscalco svolge ancora il ruolo di Presidente di Morgan Stanley, cioè una banca d'affari che in Italia opera sia nel campo delle fusioni ed acquisizioni che nel campo del trading di azioni e obbligazioni ed altri strumenti, anche quelli di tipo "proprietary" cioè quelli che vengono fatti non a favore dei clienti ma della banca stessa per il proprio bilancio. Il conflitto di interesse sta nel fatto che in qualità di presidente di Assogestioni Siniscalco può nominare nelle società quotate alcuni consiglieri indipendenti. I consiglieri indipendenti, è previsto dalle nuove norme Consob avranno un ruolo sempre più attivo sulla conoscenza della gestione operativa della società. Visto che questi consiglieri indipendenti saranno nominati da Siniscalco c'è il rischio concreto che questi possa avere accesso a informazioni riservate per poi utilizzarle a favore di Morgan Stanley dalla quale riceve uno stipendio anche basato sui risultati che porta. Questa nomina avrebbe determinato in ogni paese serio una forte presa di posizione da parte sia di Banca d'Italia (che in primis svolge il ruolo di tutela degli investitori) che della Consob che dovrebbe proteggere dai conflitti d'interesse imponendo una sua immeditata dimissione. Invece tutto tace. E ora punta anche a Torino, passando dal laghetto dell'Eni dove si occupa anche della Fondazione Mattei.A quando le dimissioni da Assogestioni o da Morgan Stanley. Ah saperlo.....!!! BANCHE D'AFFARI. RAFFICA DI SPOSTAMENTI AL VERTICE DELLE INVESTMENT BANK Alessandro Graziani per "il Sole 24 Ore" La grande crisi della finanza ha ridotto l'attività delle banche d'investimento estere che operano in Italia. Aprendo ormai da mesi, con particolare intensificazione nelle ultime settimane, un vero e proprio valzer di poltrone dei bankers al vertice delle filiali italiane delle grandi investment bank. In alcuni casi si tratta di casi specifici, legati a situazioni di successi o insuccessi personali. Ma esiste un filo comune, una tendenza più ampia, che vede le grandi banche d'affari americane alle prese con il ridimensionamento delle loro attività in Italia. Scomparsa Lehman Brothers , le altre tre big (Bofa-Merrill Lynch, JP Morgan, Goldman Sachs) sono alle prese con una generale riallocazione delle risorse che tiene conto delle prospettive dell'economia ( e quindi del business) in Europa e nei Paesi emergenti. La destinazione di capitali e risorse sembra privilegiare aree come Sudamerica, Far East e Medio Oriente piuttosto che l'Europa. L'Italia non fa eccezione a questa tendenza. E i recenti movimenti al vertice delle banche d'affari sembra confermarlo. Non è un caso, infatti, che molti nomi storici dell'investment banking stiano traslocando dalle big americane alle concorrenti europee o del Far East (come Nomura o Hsbc). GLI EX LEHMAN BROTHERS Il caso più clamoroso di questa tendenza riguarda, ovviamente, il team italiano della vecchia Lehman Brothers che - tra Milano e Londra - contava su nomi assai noti dell'investment banking. Ruggero Magnoni è passato, insieme a una parte del team ex Lehman, a Nomura che, da tempo, puntava a crescere in Italia. Altri hanno preso strade diverse, traslocando a competitor europei: è il caso di Leopoldo Attolico, che a inizio 2009 è passato alla tedesca Deutsche Bank , come co-global head per l'Italia del team di investment banking. O di Patrizia Micucci, anche lei ex Lehman, approdata alla francese Société Générale come capo della divisione investment banking in Italia. Stesso percorso, ma partendo da Morgan Stanley , per l'esperto Galeazzo Pecori Giraldi che approda in SocGen come vice presidente del comitato investment banking di recente costituzione. CASI BARCLAYS E CREDIT SUISSE Se le banche americane sembrano rallentare il passo in Italia - lasciando ai competitor quote di un mercato che, seppure in fase declinante, è comunque interessante - la crisi ha rilanciato le ambizioni di due banche europee che stanno accentuando la presenza nell'investment banking. Si tratta di Credit Suisse e Barclays, tra le poche istituzioni europee a non aver avuto bisogno di aiuti di Stato insieme alle due big italiane. Il Credit Suisse, anche nella fase più difficile del mercato, ha ottenuto risultati di rilievo in Italia. Tanto che i vertici del colosso svizzero hanno promosso l'ex capo italiano LuigiDe Vecchi alla guida delle operazioni globali del gruppo da Londra. Al suo posto,come ceo per l'Italia,è stato chiamato un nome celebre dell'investment banking come Federico Imbert, che lascia la guida dell'americana JP Morgan (ancora una volta il "vento" tira dagli Usa verso una banca europea). Anche Barclays Capital, che durante la crisi ha rilevato gli asset nordamericani di Lehman, sta rafforzando il proprio team. Da poche settimane ha iniziato a operare, da Londra, come chairman delle financial istitutions, Stefano Marsaglia, ex presidente di Rothschild Italia . Ma Barclays Capital è anche alla ricerca del ceo per le attività di investment banking in Italia. Poche settimane fa sul mercato si era parlato del possibile arrivo di Alessandro Daffina, ceo di Rothschild Italia, insieme al suo team. Il trasferimento non è andato in porto e Barclays sta ancora cercando. I POLITICI COME ADVISOR L'altra tendenza che va crescendo nell'investment banking dei gruppi esteri in Italia riguarda il rafforzamento del network "relazionale" nel nostro Paese. Affidato sempre più spesso al reclutamento di uomini politici, ma non solo. Caposcuola è stata anni fa, Goldman Sachs con l'ex presidente dell'Iri e poi presidente del Consiglio Romano Prodi. A cui sono poi succeduti, negli anni, personaggi come Mario Draghi e Gianni Letta. Attualmente Goldman Sachs, che entro fine anno potrebbe vedere il graduale disimpegno di Massimo Tononi (ex sottosegretario alla presidenza nel Governo Prodi), conta sull'economista Mario Monti e su Enrico Vitali, commercialista legato al Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. L'esempio di Goldman è stato seguito da Deutsche Bank, che ha assunto come senior advisor l'ex Premier Giuliano Amato, e da Lazard con l'ex Ministro Augusto Fantozzi. Così come ha fatto Morgan Stanley, che ha come presidente per l'Italia l'ex Ministro dell'Economia Domenico Siniscalco. La cui carriera da banchiere potrebbe avere una nuova svolta, essendo uno dei possibili candidati alla presidenza del consiglio di gestione Intesa Sanpaolo.

06/04/2010

Documento n.8546

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