DIS-UNITÀ – SANDRA AMURRI VS CONCITA DE GREGORIO. L'ARTE DI RESTARE A GALLA

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DIS-UNITÀ – SANDRA AMURRI VS CONCITA – L’EX COLLABORATRICE DEL QUOTIDIANO DI GRAMSCI VEDE LA DIRETTORA DA SANTORO E SBOTTA: “NON UNA PAROLA PER COMMENTARE LA DISFATTA NARRATA DA TRAVAGLIO. conosce bene l’arte del restare a galla”… Sandra Amurri, ex giornalista dell'Unità, su Facebook Un chiaro esempio di dissimulazione ce lo ha offerto, ieri sera, Concita De Gregorio, ospite di "Anno Zero". Lei, che è stata nominata direttore de L'Unità da uno di quei "gerarchi", così li ha definiti, del Pd, cioè da Walter Veltroni, a seguito di un "accordo" politico con Soru, in cambio dell'appoggio dei veltroniani sardi per la sua ricandidatura, ora, mostra tutta la sua indignazione verso i gerarchi. Non una parola, una, per commentare la dettagliata disfatta narrata da Marco Travaglio. Lasciando intendere che chi tace acconsente. Dunque, mancanza di riconoscenza! O piuttosto, chi tace, non ha il coraggio per dissentire, perché ogni parola, potrebbe rivelarsi sconveniente per se stesso. Non una parola, su Veltroni, che, anche, attraverso lei, ha distrutto la storia di un giornale e non solo, sbarazzandosi di tutti quelli che avrebbero potuto ostacolare il "grande"progetto finalizzato non a salvare il giornale fondato da Antonio Gramsci, come diceva Soru, ma le loro poltrone. Lei conosce bene l'arte del "restare a galla" che come prima regola impone il non dire, il parlare d'altro, il parlare in generale, evitando di chiamare, cose e persone, con i loro nomi, insomma, del non esporsi, ben sapendo che aria tira, ma ignorando che aria potrebbe tirare domani. Eppure chi ha memoria, ricorda, la foto, di anni addietro, che campeggiava a piena pagina su L'Unità all'indomani della conquista di Obama della Casa Bianca, come dire: eccolo l'Obama italiano. Chi ha memoria, ricorda, l'articolo de L'Unità, nel pieno della campagna elettorale, in cui veniva, dettagliatamente descritto il look di Soru, con tanto di nome del sarto che lo veste. Chi ha memoria, ancora, ricorda, che Soru ha messo ben oltre due milioni di euro, che sono stati spesi, in gran parte per pagare la campagna pubblicitaria de L'Unità, infilata nella tasca posteriore di una minigonna, per lanciare un messaggio moderno. Un messaggio moderno privo di contenuti, inseguendo quel modello berlusconiano, che tanto ci inorridisce. Nella vita si può sbagliare. Ma l'onestà intellettuale si riconosce nell'ammissione dell'errore commesso, non nel dissimulare, con se stessi e con gli altri, ciò che si è fatto e detto, fino a ieri. E questo è il metodo che ha ridotto il Pd ad una guerra per bande. Slogan. Parole al vento. Per coprire squallidi esercizi di potere personale, nella granitica convinzione, che tanto a loro, per loro, comunque sarebbe andata, non sarebbe cambiato nulla. Per loro. Appunto. Ma non per chi li aveva votati. Per chi ci aveva creduto. E ci crede ancora. Allora, per favore, gentilmente, pacatamente, con un sorriso vero, e non con il vostro sorriso finto che, all'occorrenza, sapete così bene stamparvi sul viso, è giunta l'ora che vi accomodiate nei salotti delle vostre case. A casa nostra abbiamo bisogno di gente vera. Di sorrisi che accolgono, non di sorrisi che ingannano. Di parole che si toccano, che agitano il cuore e la mente. A prescindere che le pronuncino quarantenni o sessantenni, ben sapendo, parafrasando Knut Hamsun che "l'età non porta necessariamente saggezza o altri valori, spesso non porta nient'altro che l'età". Ben sapendo che quei ritratti di Berlinguer, di Gramsci nelle sezioni, o nelle nostre case, non sono il vecchio, ma la nostra storia. Una storia, che non ci impedisce di andare avanti, che non è di ostacolo alla modernità, ma insegna "come" governare la modernità, "come" costruire una modernità che sappia coniugare eguaglianza sociale, rispetto per l'ambiente, legalità e sviluppo.

14/03/2009

Documento n.7812

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