Da Reuters 7-3-06. Parmalat: Tanzi chiede perdono, punta dito contro banche

in Articoli e studi
Parmalat: Tanzi chiede perdono, punta dito contro banche martedì, 7 marzo 2006 5.50 10 MILANO (Reuters) - L’ex patron di Parmalat Calisto Tanzi ha puntato oggi il dito contro le banche come corresponsabili del dissesto del gruppo e delle operazioni finanziarie che hanno bruciato i risparmi di migliaia di famiglie, e si è detto disponibile a fare i nomi di altri istituti coinvolti, davanti ai giudici del processo di Milano per aggiotaggio in cui è il principale imputato. Nei 40 minuti che ha impiegato a leggere le sue 16 pagine di dichiarazioni spontanee, Tanzi ha iniziato chiedendo perdono a tutti quelli che avevano creduto in lui e finito chiedendo perdono ai suoi figli. In mezzo, precisando comunque di non voler sottrarsi alle sue responsabilità, ha esposto una sorta di requisitoria nei confronti di istituti "promotori dell’occultamento al mercato della reale situazione finanziaria del gruppo". "Ho fatto tutto sotto la guida delle banche", è l’inizio, per spiegare la sua Parmalat, "il sogno della vita naufragato, che ha gettato nel dolore e nel rimorso me stesso e ha danneggiato tante persone che avevano creduto in me. A queste persone chiedo perdono". RAPPORTO DROGATO CON LE BANCHE In aula Tanzi si è accusato "per disinteresse" e "per incapacità" di aver "trascurato la gestione finanziaria" di Parmalat e -- descrivendo la situazione del gruppo come "critica dalla fine degli anni 80, e dal 90, con la quotazione in borsa, sempre peggio" -- ha invitato i giudici a non stupirsi se soltanto mesi dopo il suo arresto comprese "la finalità di molteplici operazioni finanziarie poste in atto da Parmalat sotto la guida e il consiglio di istituti di credito e banche d’affari di respiro internazionale". Per l’ex patron, "Parmalat e alcuni suoi manager hanno vissuto un rapporto drogato con gran parte degli istituti di credito con cui si è operato". Erano le banche, dice "a inseguirla e assicurare tutto il denaro che occorreva malgrado i bilanci non fossero il massimo della trasparenza e malgrado si facesse ricorso continuo al credito pur affermando di possedere liquidità consistenti". "I miei stessi finanziatori contribuivano o erano promotori dell’occultamento al mercato della reale situazione finanziaria del gruppo". I PROCESSI Nel processo di Milano, Tanzi e altre 15 persone, fra ex dirigenti, amministratori e revisori, oltre alle due società Deloitte & Touche e Italaudit, devono rispondere a vario titolo delle accuse di aggiotaggio, ostacolo alla Consob e false revisioni. Sempre a Milano, sono in corso due udienze preliminari davanti al gup Cesare Tacconi a carico di Bank of America -- in un procedimento a parte -- e a Deutsche Bank e Morgan Stanley, sia per le sedi milanesi che per quelle londinesi, Citigroup (sede Citibank Milano), Ubs (sede Londra e l’italiana Nextra, società di gestione del gruppo Banca Intesa, e 13 imputati accusati di concorso in aggiotaggio. A Parma, nel filone principale sul crack di Parmalat, crollata sotto il peso di 14,4 miliardi di euro di debito, la procura ha presentato 64 richieste di rinvio a giudizio, con in testa gli ex vertici, per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. Nella città emiliana, i pm hanno chiesto inoltre il rinvio a giudizio per il presidente di Capitalia Cesare Geronzi, l’ad Matteo Arpe e altri sei manager ed ex manager del gruppo bancario romano con le ipotesi di reato, a vario titolo, di concorso in bancarotta ( per Arpe per non aver impedito la commissione del reato) e, per alcuni, usura. Ancora a Parma è stata chiusa l’inchiesta per concorso in bancarotta per tre ex dirigenti di BofA. "BOND, CATENA DI SANT’ANTONIO" Tanzi ha ricordato che la quotazione in borsa servì a ripagare i debiti, e solo per un quarto a finanziare il rilancio, e rese Parmalat appetita e "ricercata anche dalle grandi banche d’affari internazionali". "La situazione non cambia, nel ’95 la crisi è sempre più forte. A questo punto a Parmalat viene proposta la possibilità di finanziarsi attraverso i bond, l’artefice di tale proposta fu Chase Manhattan Bank", ha spiegato. "Da questo momento in poi è iniziata una vera e propria catena di Sant’Antonio. Il denaro reperito attraverso il mercato, anche attraverso il coinvolgimento massiccio di piccoli risparmiatori, veniva utilizzato per estinguere obbligazioni e debiti in scadenza". "E’ pacifico che i finanziamenti concessi a Parmalat - ha continuato Tanzi nella sua disamina - consentivano ai finanziatori di incassare compensi per provvigioni che certamente erano superiori a quelli che avrebbero dovuto incassare alla luce dei bilanci e del rating concesso da Standard & Poor’s". "In realtà... le banche più vicine a Parmalat... non analizzavano la possibilità o meno del Gruppo di ripagare con i propri mezzi il credito ricevuto, ma la possibilità che il mercato acquistasse le obbligazioni emesse da Parmalat, fornendo il denaro che avrebbe consentito il pagamento di fee, di interessi, di provvigioni, e di debiti scaduti, e quindi di guadagnare con pochi rischi". Tanzi ha detto però di non aver mai saputo che i bond "venissero venduti a man bassa ai risparmiatori". "Io questa responsabilità non ce l’ho", ha sottolineato. LE ACCUSE A BANK OF AMERICA "Le banche d’affari e gli istituti di credito - ha accusato Tanzi - ci consideravano ’high yeld’ ma ci vendevano come ’investment grade’". "Anche le due diligence che venivano effettuate in Parmalat -- ha proseguito -- ad esempio in relazione alle emissioni di private placement che furono gestite in via esclusiva da Bank of America, erano pilotate". "E pilotate da Bofa erano anche le risposte che Parmalat avrebbe dovuto fornire agli acquirenti di private placement". BofA, imputata come persona giuridica in un procedimento separato, ha sempre respinto le accuse, sostenendo di aver agito secondo le regole di mercato. LA TENTATA RISTRUTTURAZIONE DEL 2002 Tanzi ha poi ricordato un tentativo, mai portato a termine, di ristrutturazione. "Nel 2002 ebbi dei colloqui con JP Morgan Chase, mi venne detto che la comunità finanziaria era molto perplessa dai nostri bilanci. Occorreva un intervento finanziario radicale, con un passo indietro della famiglia, a costo di perdere il controllo di Parmalat". Il piano di ristrutturazione, ha detto, doveva essere gestito da Jp Morgan Chase e da Mediobanca. "Vi furono degli incontri. Mediobanca si disse favorevole all’operazione ma disse che per modifiche di poteri all’interno della stessa, bisognava attendere la fine dell’anno". "Poi si passò all’inizio dell’anno nuovo, fino alla crisi del marzo 2003". Da lì in poi, la discesa sino alla fine. Dopo la lettura delle 16 pagine, Tanzi ha chiuso annunciando la sua disponibilità a collaborare con l’Autorità Giudiziaria. "Altri colossi bancari internazionali che non compaiono in questo procedimento hanno partecipato", ha dichiarato, dicendosi disponibile a ricostruire tutto in seguito. © Reuters 2006. Tutti i diritti assegna a Reuters.

08/03/2006

Documento n.5788

Sostieni i consumatori, sostieni ADUSBEF!

Puoi sostenere ADUSBEF anche attraverso il 5 x 1000: in fase di dichiarazione, indica il codice fiscale 03638881007

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK