Da MiaEconomia.it (20-3-06). Quando la politica snobba i consumatori.(di Alan Friedman)

in Articoli e studi
Quando la politica snobba i consumatori (20/03/2006) Fiumi di parole in questi giorni stanno travolgendo i cittadini italiani. Faccia a faccia, interviste, dibattiti. Tv, radio, giornali e internet. Non manca nulla in questa convulsa campagna elettorale che porterà al voto del prossimo 9 aprile. Ci sono i 5 punti di riduzione del cuneo fiscale promessi dal Governo di centro-sinistra. Anche se ancora non si capisce bene da dove verranno presi i 10 miliardi di euro necessari per finanziarli. Così come per il milione di nuovi posti di lavoro, uno dei punti fondanti del programma di centro destra, è difficile al momento capire, visti anche gli ultimi dati della Banca d’Italia, le caratteristiche e la tempistica. Insomma saranno a tempo determinato o indeterminato? E quanti mesi ci vorranno? C’è, come è ovvio, una buona dose di populismo e di caccia al voto facile. Quello che manca in tutte le salse è invece l’attenzione per il consumatore. Attore primario della cultura anglosassone, in Italia invece, come del resto in Francia o Germania, è quasi dimenticato. Quando oggi per esempio si parla di privatizzazione si fa poca attenzione a quello che è il vero interesse dei consumatori e cioè le liberalizzazioni. Che un’impresa sia pubblica o privata al consumatore finale interessa ben poco. Quello che vuole è che si riducano le tariffe, i prezzi dei prodotti, delle merci ecc. E possibilmente che migliori la qualità dell’offerta. Ma senza concorrenza è difficile che ciò si avveri. Non solo. Alle volte le ricette sono molto più semplici di quello che potrebbe sembrare. Uno degli elementi fondamentali per la concorrenza è la semplicità nel passare da un concorrente all’altro. Allora perché non spingere su questo punto. Perché in Italia si continua a pagare per chiudere un conto corrente o un deposito titoli? Perchè i politici non fanno “moral suasion” in questo senso? A oggi purtroppo non ne parlano per nulla. E ancora. Gli ordini professionali. Ogni nuovo esecutivo promette una riforma degli ordini. Poi passano i mesi e le proposte finiscono nel cassetto. Perchè nessuno si impegna a farlo nel primo anno del nuovo mandato? Oppure le class action. Le azioni collettive che consentono a chi è stato leso dallo stesso fatto illecito di adire congiuntamente l’autorità giudiziaria. Si risparmia in quanto a tempi e denaro. Eppure dopo i vani tentativi della scorsa legislatura nessuno ne parla più. Sicuramente i cittadini comprenderebbero quello che i candidati gli stanno proponendo. Avrebbero modo di fare le loro valutazioni. E poi di controllare che quanto promesso dalle parole passi ai fatti. Troppo semplice e forse anche per questo nessuno lo farà mai. ALAN FRIEDMAN

21/03/2006

Documento n.5827

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