Da La StampaWeb (26-3-06) Traballa il deficit, rischio manovra bis. I centri studi: probabile una correzione tra i 10 e i 18 miliardi

in Articoli e studi
L’ALLARME CONTI PUBBLICI OLTRE 4 MILIARDI DI RISPARMI TEMPORANEI DEL 2005 POTREBBERO SCARICARSI SUL 2006. IL REF: IL ROSSO PUÒ ARRIVARE AL 5,1% DEL PIL Traballa il deficit, rischio manovra bis Si avvicina il punto di non ritorno. I centri studi: probabile una correzione tra i 10 e i 18 miliardi 26/3/2006 Stefano Lepri ROMA. Rischio deficit primario nel 2006. Circola tra gli esperti di finanza pubblica questo termine tecnico che li fa rabbrividire. Vuol dire, in parole povere, che per pagare gli interessi sul debito pubblico bisognerebbe contrarre altri debiti: rientrando in un circolo vizioso nel quale l’Italia era precipitata alla fine degli anni Settanta e da cui era uscita nel 1992. Non tutti sono d’accordo che le prospettive dei conti pubblici di quest’anno siano così cattive; ma se ne discute. Se lo fossero, una manovra-bis sarebbe assolutamente indispensabile: perché i mercati finanziari si preoccupano poco se il deficit annuale va oltre i criteri di Maastricht, e molto invece della sostenibilità futura di tutto il debito accumulato. Occorrerebbe evitare ad ogni costo che si profili la scomparsa totale dell’«avanzo primario», costantemente diminuito dal 6,7% rispetto al prodotto interno lordo (Pil) nel 1997 allo 0,5% del 2005. Nella mancanza di dati dal Tesoro, per il ritardo della «relazione di cassa» (la cosiddetta «trimestrale»), le previsioni degli analisti divergono. L’allarme lo ha lanciato il centro studi Ref di Milano, che vede il deficit 2006 al 5,1% del prodotto lordo, per l’appunto superiore dello 0,5% alla somma degli interessi che dovranno essere pagati sui titoli del debito pubblico. Ma anche l’ultima previsione del centro studi Prometeia di Bologna (di cui alcuni esponenti sono vicini a Romano Prodi), era sul filo di un disavanzo primario; e una nuova previsione in uscita venerdì prossimo confermerà che il pericolo c’è. Non è altrettanto preoccupata la Banca d’Italia, che pure nel suo ultimo bollettino indica «rischi per il conseguimento degli obiettivi» indicati dal governo, ossia deficit al 3,5% e attivo primario all’1,3%. Spiega Salvatore Parlato, l’esperto di finanza pubblica del Ref: «I conti pubblici del 2005 sono risultati migliori del previsto (deficit al 4,1% invece che 4,3%) perché la spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici è stata inferiore alle stesse previsioni del governo, per 2,3 miliardi di euro. Ora è possibile che ci siano dei motivi per cui si è davvero ridotta; ma l’ipotesi più probabile è che molti degli aumenti contrattuali non siano stati contabilizzati, e posti a carico del 2006». Per rendersi conto dell’ammontare della cifra, 1,4 miliardi equivalgono a 0,1 punti percentuali di Pil. Altri 2 miliardi di risparmi temporanei del 2005 potrebbero scaricarsi sul 2006. Nella manovra 2006 traballano sempre di più i 2 miliardi di entrate dalla «programmazione fiscale triennale» con annessa sanatoria, dopo che dall’Agenzia delle Entrate si è saputo che si profila una operazione a tappe, in cui nel 2006 le «proposte di adesione» verranno inviate solo ad una parte dei contribuenti interessati (lavoratori autonomi e imprese minori). Inoltre, la maggior parte dei tagli alla spesa pubblica 2006 dipendono dalla capacità del governo di imporre riduzioni di spesa agli enti locali. Anche se non si realizzeranno le ipotesi peggiori, il debito pubblico, che nel 2005 è tornato a crescere in proporzione al Pil per la prima volta dopo 10 anni, rischia di proseguire su una traiettoria ascendente. Si intitola «sentieri sostenibili disperatamente cercansi» una analisi uscita ieri da Banca Intesa, a firma della economista Anna Maria Grimaldi. «Il crollo dell’avanzo primario - vi si legge - ha iniziato a sollevare qualche preoccupazione da parte degli investitori internazionali»: e dai calcoli risulta che mantenendo l’avanzo primario al livello 2005, senza migliorarlo, «il debito si muoverebbe su un sentiero esplosivo» raddoppiandosi nel 2050. Dunque occorre intervenire con energia sui conti pubblici, con una stretta alla spesa che purtroppo danneggerebbe la crescita economica. Quanto alle prospettive di governo, il documento di Banca Intesa nota che «entrambe le coalizioni in lizza per le elezioni politiche sono consapevoli della necessità di riordinare i conti pubblici» ma «né l’Unione, né la Casa della Libertà hanno finora chiarito le modalità dell’intervento sull’avanzo primario». Una manovra-bis è dunque nelle carte. Pesantissima se avesse ragione il Ref, oltre 18 miliardi, un po’ meno nei calcoli di economisti legati al centro-sinistra, una decina. Ma la carta segreta di Romano Prodi, se vincesse, potrebbe essere di chiedere alle autorità europee di essere state benevole con lui come lo sono state con Berlusconi, una volta che la legge finanziaria di Giulio Tremonti si mostrasse inefficace: spostando il rientro al 3% di deficit al 2008, anziché al 2007.

27/03/2006

Documento n.5854

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