da La StampaWeb (16-1-06) Manager come nababbi quando sborsa lo Stato

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ECONOMIA I CONTI DEI PUBBLICI. VIAGGIO NEGLI STIPENDI DEGLI UOMINI CHE AMMINISTRANO IL PAESE Manager come nababbi quando sborsa lo Stato Al vertice di via Nazionale oltre 700 mila euro 16/1/2006 di Pierluigi Franz ROMA. «I redditi dello Stato costituiscono una parte dei beni che ogni cittadino dà per avere in cambio la sicurezza dei beni restanti o per goderne agevolmente». Lo sosteneva Montesquieu nel 1748 nell’opera L’esprit des lois riferendosi anche all’obbligo degli amministratori pubblici di «spendere bene» le risorse dello Stato, omettendo ogni possibile spreco, ogni evitabile disfunzione ed ancora, ogni costosa degenerazione della gestione, tale da condurre a risultati non economici e contrari a conclamati principi di buona amministrazione. Banca d’Italia La sede della Banca d’Italia in via Nazionale Ma per la «contropartita» alle dimissioni dell’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio sono stati davvero seguiti questi sacrosanti principi? Sembrerebbe proprio di no. Ad esempio, a che titolo gli sarebbe stato concesso di utilizzare l’ufficio romano a Villa Huffer in via Nazionale di fronte a Palazzo Koch con tanto di segretaria (la fidatissima Maria Antonietta Martini), di accedere agli archivi della Banca e di disporre di un’auto di servizio a vita con tanto di autista e scorta? Per ottenere risposta sull’assoluta correttezza di questi benefit, che sarebbero stati attribuiti a Fazio post carica, alcuni sindacati dei bancari ed associazioni di consumatori sarebbero, a quanto pare, intenzionati a rivolgersi al Tar del Lazio e alla Procura della Corte dei Conti del Lazio anche per valutare la legittimità dei doni che l’ex amministratore della Bpi Gianpiero Fiorani gli avrebbe fatto quando era ancora nell’esercizio delle sue funzioni di Governatore. La vicenda ripropone l’urgente necessità di una più rigorosa e stringente regolamentazione in tema di emolumenti pubblici sia sotto forma di stipendi che di consulenze. Ma anche delle prebende dovute al termine del loro mandato a coloro che abbiano ricoperto importanti cariche istituzionali o che siano stati comunque dei grand commis dello Stato. Nel nostro viaggio abbiamo riscontrato un bel campionario di anomalie. Appare quindi un segnale confortante (dovrebbe, anzi, essere seguito a catena da tutti i manager pubblici) che il neo Governatore della Banca d’Italia Draghi, dopo essersi dimesso da vicepresidente della merchant bank londinese Goldman Sachs, abbia preannunciato di autoridursi lo stipendio a via Nazionale rispetto a quello del suo predecessore per riallinearlo alla media degli emolumenti degli altri Governatori europei. Ma quanto guadagnava Fazio? Alla Banca d’Italia vige la regola delle bocche cucite. Per svelare il «segreto», che tale non è, ci siamo recati, come può fare qualsiasi cittadino in possesso dei requisiti elettorali, presso l’ufficio della Presidenza del Consiglio al secondo piano del palazzo di via della Mercede 9 a Roma. Lo consente l’articolo 8 della legge sulla trasparenza dei beni e dei guadagni dei manager pubblici (è la n. 441 del 1982). Balzano subito agli occhi alcune stranezze. A pagina 116 dell’ultimo Bollettino stampato e riferito ai redditi del 2003 si legge che Fazio, quale Governatore e Presidente dell’Ufficio Italiano Cambi, ha dichiarato un reddito al lordo dell’Irpef di 712 mila 844 euro. Ma, a differenza di quanto avveniva fino al 1996 quando vigeva ancora la lira, sul Bollettino della Presidenza del Consiglio non è più specificata la suddivisione dei vari redditi. Per quell’anno Fazio dichiarò 1 miliardo 118 milioni 530 mila lire per redditi di lavoro autonomo. Da ciò si evince che da quando fu nominato Governatore ha cessato il suo rapporto di lavoro dipendente con la Banca d’Italia. Ora potrà consolarsi con la sua sostanziosa liquidazione (cioé il tfr) e godere finalmente della sua pensione, anch’essa rimasta congelata al 1993. Sommando i suoi redditi dal 1996 al 2003 e ipotizzando realisticamente un andamento costante anche per il 2004 e 2005 si giunge alla conclusione che per le sue cariche pubbliche Fazio abbia complessivamente ottenuto negli ultimi 10 anni un appannaggio al lordo di Irpef di circa 6 milioni e mezzo di euro, pari a circa 13 miliardi di lire (cioè circa 3 milioni e mezzo di euro, pari a 7 miliardi di lire, al netto di tasse). Come proprietà possiede un appartamento nella Roma-bene nella zona di Vigna Clara-Camilluccia, la comproprietà di una casa e di alcuni terreni ad Alvito (Fr), sua città natale, nonché 2 auto e 1 scooter. Tutto qui. A sua volta il numero 2 della Banca d’Italia (poco noto, però, al grande pubblico) Vincenzo Desario, quale Direttore Generale della Banca d’Italia e Vice Presidente dell’Ufficio Italiano Cambi, ha denunciato 568 mila euro per il 2003. Fazio non è, però, il manager pubblico che ha guadagnato di più. E’ stato largamente battuto dal presidente dell’Enel Piero Gnudi che per il 2003 ha denunciato più del doppio rispetto a lui (1 milione 579 mila euro al lordo di Irpef). Altri manager pubblici hanno, invece, guadagnato meno di Fazio, come, ad esempio, il presidente dell’Isvap (Istituto per la Vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo) Giancarlo Giannini, che sempre per il 2003 ha dichiarato 436 mila 934 euro. E il presidente della Corte Costituzionale Annibale Marini (quarta carica dello Stato) ha uno stipendio di circa 400 mila euro lordi l’anno, cioè 1/5 in più di quanto spetta a ciascuno degli altri 14 giudici della Consulta. A loro volta costoro percepiscono circa 28 mila euro al mese, pari al 50% in più del Primo Presidente della Cassazione, cioè del numero 1 dei magistrati ordinari di carriera. Ogni ex presidente della Consulta ha diritto in vita al titolo di «emerito» e ad un’auto blu con autista. Dopo la sua morte gli sarà invece intitolata in sua memoria una strada a Roma nel quartiere Aurelio per effetto di una vecchia delibera della giunta Rutelli.

17/01/2006

Documento n.5561

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