Da la Stampa.web (12-10-05) Antonveneta, Fazio rischia il rinvio a giudizio

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IL GIORNO DOPO L’INTERROGATORIO I MAGISTRATI INTENZIONATI A CHIEDERE UNA RELAZIONE DETTAGLIATA ANCHE ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA Antonveneta, Fazio rischia il rinvio a giudizio I pm romani: doveva fermare le offerte di Bpi, ma la valutazione è stata fatta in base ad altre «condizioni» 12 Ottobre 2005 di Guido Ruotolo ROMA. Il giorno dopo il suo interrogatorio, dalla Procura di Roma filtra tutta la insoddisfazione per la linea di difesa assunta dal governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Non ha convinto. La sua memoria, depositata sabato scorso, aveva cercato di affrontare specularmente i punti contestati dai pm Achille Toro e Perla Lori. Fazio dice di aver agito rispettando il «dovere istituzionale», un dovere che, al contrario, non viene riconosciuto dai magistrati che lo indagano per abuso d’ufficio. Anzi, secondo i pm in quei primi giorni di luglio, Fazio spinse il piede sull’acceleratore invece che sul freno, in attesa di ulteriori istruttorie della Banca d’Italia, per consentire a Gianpiero Fiorani, indagato dalla Procura anche per false comunicazioni - oltre che per falso in bilancio, in prospetto, concorso in abuso d’ufficio, ostacolo all’attività degli organi di vigilanza - di arrivare al traguardo dell’acquisizione della Antonveneta. Nel fascicolo dell’inchiesta, i pm potrebbero inserire la relazione del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, un impietoso atto d’accusa contro il governatore Fazio, che potrebbe essere acquisita dalla Procura di Roma. Lo scoglio che sembra insormontabile, anche dopo le precisazioni del governatore nel corso dell’interrogatorio, riguarda la «scelta discrezionale», non certo giustificata dal «dovere istituzionale», di firmare, l’11 luglio scorso, l’autorizzazione alla Banca popolare italiana di Fiorani per l’Opa della Antonveneta, anche perché si stava avvicinando pericolosamente la «scadenza del termine perentorio del 13 luglio», sempre secondo Fazio, scadenza che, a giudizio dei pm, non è mai esistita. Sul calendario, a quella data era segnato soltanto un interrogatorio, quello di Fiorani, fissato in procura, a piazzale Clodio. Nella sua autodifesa, il governatore ha ben spiegato che sapeva delle indagini giudiziarie su Fiorani ma che questo non lo aveva condizionato. Il punto non è questo, o meglio non è solo questo, per i pm romani. E’ noto che con l’avvicinarsi della scadenza dell’Opa, i responsabili dei due uffici chiave della Vigilanza, Claudio Clemente e Giovanni Castaldi, misero nero su bianco, l’8 luglio, le ragioni per non firmare e che Fazio, per aggirare l’ostacolo, decise di chiedere un parere a consulenti esterni, che nel giro di poche ore consegnarono il responso, l’11 luglio. Un responso che consentì al governatore di firmare l’autorizzazione quella sera stessa. Un altro aspetto della memoria difensiva che non avrebbe convinto i magistrati è quello in cui Fazio ricorda di non aver avuto sentore di precedenze ispezioni alla Bpi-Bpl: «Nessun richiamo alla mia attenzione viene fatto - scrive il governatore nella sua memoria - circa i risultati di precedenti ispezioni, avvenute nel 2001 o in anni successivi, e, comunque, essi sono evidentemente assorbiti nella valutazione positiva del 28 aprile». Il rilievo è, in sintesi, il seguente: dal punto di vista della Vigilanza non è un peccato madornale non aver ricordato le precedenti ispezioni. Ma in qualche modo, ricordando l’episodio, Fazio chiama in causa Francesco Frasca, capo della Vigilianza, indagato dalla Procura di Roma. Frasca non poteva non sapere. E Fazio? Il nodo da sciogliere è capire quanto sia decisiva l’irrilevanza di quell’appunto, che invitava a monitorare la Banca popolare di Lodi per un uso disinvolto dei numeri per far quadrare i bilanci, ai fini della indagine.

12/10/2005

Documento n.5157

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