Da La Repubblica (7.2.2005). Il cavaliere bianco in difesa della Banca Padana

in Articoli e studi
Da La Repubblica di lunedi 07 Febbraio 2005 SUPPLEMENTO AFFARI & FINANZA PRIMO PIANO pag. 10 Il cavaliere bianco in difesa della Banca Padana di ALBERTO STATERA Il sussulto di nazionalismo del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio a difesa dell’italianità delle nostre banche si è spinto fino alla Nazione Padana. Non perché i padani di Bossi minacciassero moneta alla mano, come gli olandesi o gli spagnoli, di voler scalare i nostri istituti di credito. Al contrario, perché avevano una certa urgenza di salvarsi dal disastro la Banca della Padania appioppandola all’Italia. Lanciata tra i militanti nelle sezioni della Lega nel ‘98, in era secessionista, la Banca Popolare CredieuroNord viene costituita il 21 febbraio 2000 e comincia a operare nel novembre 2001 con 2600 soci e 19 miliardi di capitale. Bastano un paio d’anni per farne un piccologrande crack. Piccolo perché, per quel che se ne sa, si tratta di un buco di una decina di milioni di euro, grande per la gravità delle irregolarità nella gestione del credito trovate dagli ispettori della Banca d’Italia e per i nomi dei personaggi coinvolti. Primo Maurizio Balocchi, sottosegretario all’Interno e tesoriere della Lega, amministratore della banca e al tempo stesso debitore come amministratore unico della società BingoNet, fallita nel 2003. Poi una pletora di personaggi più o meno illustri della Lega entrati in Consiglio d’amministrazione in varie fasi, tra i quali i sottosegretari Alberto Brambilla, Stefano Stefani e Giancarlo Giorgetti. Per tamponare il fallimento leghista, che lascia tremila soci (ex) militanti imbufaliti, era stata officiata la Popolare di Milano che, visti i conti, è scappata a gambe levate. A questo punto compare il cavaliere bianco che si prende il crack della Lega con la benedizione di Fazio, che se non riuscirà a bloccare l’orda d’oltralpe, avrà almeno placato in nome dell’italianità il secessionismo padano e convinto i leghisti a votare contro il mandato a termine del governatore, come ha già promesso il ministro Maroni. Il cavaliere bianco di Fazio risponde al nome di Gianpiero Fiorani, ragioniere quarantacinquenne, ex giornalista dell’Avvenire, da sei anni amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, una banchetta di provincia con molti problemi, con una quota di bad loan tra i peggiori in Europa. In quattro anni Fiorani si è preso l’Iccri, l’Efibanca, la Popolare di Crema, le casse di Risparmio di Livorno, Lucca e Pisa, la Casse di Imola e Pescara, le Popolari del Trentino, di Mantova e di Bronte, il Banco di Chiavari e la Popolare di Cremona, con una coda di accuse per insider poi archiviate. E ora mena le danze nella tormentata vicenda dell’Antonveneta contro il colosso Abn Amro, che non ha intenzione di perdere il suo ruolo strategico e, governatore o non governatore, potrebbe lanciare un’Opa. Molti si chiedono non solo perché Fazio ha più paura degli stranieri che dei palazzinari e dei discussi finanzieri alla Chicco Gnutti e alla Giovanni Consorte che infestano le banche, ma anche perché ha scelto il ragioniere di Codogno come gendarme dell’italianità. E fioccano le leggende metropolitane, spesso troppo italiote per essere del tutto autentiche. Come quella del ruolo di consigliere spirituale ma anche finanziario di don Luigi Ginami, giovane prete mondano che ha celebrato il matrimonio della figlia di Geronzi e l’anniversario di matrimonio di Fazio, meritando un articolo encomiastico su "Bipielle Magazine" firmato Maria Teresa Fazio, la figlia del governatore. Un po’ poco per spiegare il ruolo del ragionier Fiorani e dei palazzinarifinanzieri che nei consigli delle banche sono l’incarnazione dei conflitti d’interessi e vanificano le norme antitrust che la Banca d’Italia deve far rispettare. Il minicrack della Banca della Lega è l’epitome di ciò che sta avvenendo nel sistema bancario italiano, in una confusa fase di riallocazione d’interessi, che qualche giorno fa ha visto anche un’ irrituale intesa tra il governatore e il presidente del Consiglio. Se questa è la linea del Piave dell’italianità, c’è forse da augurarsi che qualche grande banca straniera prenda il controllo di banche italiane. [email protected]

09/02/2005

Documento n.4441

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